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martedì 22 marzo 2022

LA GUERRA È FINITA - I RICORDI FUNESTI RESTANO

Con questo articolo mi riporto nuovamente al cimitero di Oseacco, precisamente al cospetto della controversa lapide dedicata alla memoria dei partigiani, alla cui dedica è scritto: “AI PARTIGIANI CADUTI NELLA LOTTA PER LA LIBERTA’ per relazionare quanto non mi è chiaro, purtroppo, anzi non mi è mai stato chiaro. Il motivo? Nutro ancora delle perplessità su come e in che modo è stata pensata, ideata e concepita questa lapide. Ci sono tante cose poco chiare e oneste, a cominciare dallo Sloveno Ignoto. Ma questa volta non mi soffermo su questo nominativo ignoto, ma sul nome di Naidon Isidora. Se la memoria non mi tradisce, e non mi inganna, questo nome mi riporta ad una bambina nata a San Giorgio di Resia l’1.12.1938 e deceduta il 7.5.1945 a seguito dello scoppio di una bomba, che ancora oggi mi sembra di sentire il frastuono di quella forte esplosione. Nella circostanza, visto che era assieme a lei, è morto anche un suo coetaneo di nome Micelli Valentino, ma lui, inspiegabilmente, non compare su quella lapide. Era il 1945; preciso che il 25 aprile 1945 è la data che rappresenta la fine del tragico periodo della Seconda guerra mondiale per l’Italia. Naidon Isidora e Micelli Valentino, quindi, muoiono qualche giorno dopo la fine di quel conflitto per l’Italia.


Al momento del ritrovamento della bomba, assieme ai due ragazzi deceduti, c’era una terza bambina, ma questa si è salvata perché, prima del tragico evento, è corsa a dissetarsi, probabilmente pressata da un forte bisogno di bere; quindi, si è recata presso una fontana poco distante, circa un centinaio di metri, così da quel bisogno si è potuta salvare mentre per gli altri due lo scoppio della bomba gli è stato fatale. Naidon Isidora è morta all’istante, mentre Micelli Valentino, probabilmente, è morto in casa a seguito delle gravi ferite riportate. La terza bambina, quella che si è salvata, si chiama Barbarino Giorgetta, oggi vive a Miami, Florida. È da lei che ho raccolto una parte di questa grave e luttuosa vicenda.
Dal racconto di questa grave tragedia, mi riporto nuovamente ad evidenziare quanto e in che modo è stata falsificata la realtà dei fatti. Quei nominativi rilevati su quella lapide non sono del tutto attendibili. Forse non si è voluto documentarsi seriamente e saggiamente prima di inserire quei nomi, cercare quella autorevolezza e la sincerità dei fatti sulla effettiva realtà. Della compilazione della lista da inserire su quella lapide, non si è tenuto conto di altri martiri di quella guerra, altre persone resiane morte a Resia, che non sono state rilevate e inserite, come non si è tenuto conto, a parte il nome della ragazza, mentre il nome di quel ragazzo non è stata presa in considerazione, anche se associato allo stesso destino, così come non si è voluto ricordare gli altri tre ragazzi di San Giorgio di Resia, deceduti anch’essi per lo stesso movente e nello stesso anno 1945. Non conosco però l’esatta datazione. Questo ulteriore episodio succedeva nei pressi di Povici – frazione del comune di Resiutta. I loro nomi: Di Biasio Antonio, Di Biasio Arnaldo, fratelli, e Barbarino Roberto, loro cugino, tutti e tre abitavano nello stesso cortile, in case adiacenti. Conosco questi fatti, e lo mosso testimoniare essendo stato un loro coetaneo. Alcuni avevano qualche anno in più, certi qualche anno in meno, ma erano tutti ragazzi giovanissimi e questo motivo pone in evidenza la tragica gravità di quegli episodi che avevano, di fatto, assunto un momento di grande turbamento fra noi adolescenti, una ferita che ancora oggi affiora nei miei ricordi.
Sarebbe opportuno e doveroso aggiornare quella lapide, aggiungere e cancellare.
Franco Tosoni

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