“Stavo scrivendo alla scrivania della mia stanza quando ho avvertito il pavimento tremarmi sotto la sedia. Ho pensato – ha aggiunto il sacerdote – che si trattasse di una scossa tellurica simile a quelle che avevo già avvertito in passato; ma poco dopo ho dovuto ricredermi: tutto mi cadeva intorno e ho dovuto aggrapparmi alla porta della stanza per non cadere a mia volta. Appena mi è stato possibile – ha concluso il parroco – sono uscito dal mio appartamento e ho raggiunto gli abitanti del paese i quali, dopo la prima scossa, avevano guadagnato gli spiazzi erbosi che distano un centinaio di metri dalle vecchie costruzioni ormai inutilizzabili”. Purtroppo una persona non ha fatto in tempo a mettersi in salvo: si tratta di Antonio Di Lenardo, di 69 anni, che con ogni probabilità è rimasto sepolto dalle macerie. Soltanto le ruspe, quando arriveranno, potranno sciogliere il dubbio. Altre due vittime sono state registrate nella Valle di Resia: Maria Madotto, di 62 anni, che, colta dal panico, nonostante fosse costretta a camminare con le stampelle, è riuscita a trascinarsi fino al fiume, che dista alcune centinaia di metri dalla sua abitazione e a gettarvisi, morendo annegata; e il pensionato Giovanni Buttolo, di 66 anni, di San Giorgio, che è stato trovato dalle squadre di soccorso, ormai privo di vita, sepolto dalle macerie del caseggiato in cui abitava. Sempre nella stessa vallata notevoli sono stati i danni riportati dalle case, dalle scuole e dalle chiese negli abitati di Coritis, Stolvizza, Lischiazze, Uccea e nel capoluogo Prato di Resia". - Dal MV dell'8 maggio 1976 -
giovedì 16 novembre 2023
Oseacco 1976
"Oseacco, una delle frazioni della Val di Resia, non conta più di quattrocento anime che, attonite, sconvolte ed in assoluto silenzio, hanno atteso per lunghe, interminabili ore l’arrivo delle prime squadre di soccorso. Il sisma non ha quindi risparmiato nemmeno quella zona che sembrava inattaccabile dal tempo e dalle calamità; in meno di un minuto il minuscolo agglomerato di costruzioni antiche è stato completamente distrutto e forse cancellato dalle carte geografiche. Per constatarlo non era necessario salire fino al paese, era sufficiente, strada facendo, osservare i volti ancora increduli e gli sguardi fissi nel vuoto degli abitanti che scendevano in direzione di uno spiazzo nel quale sarà preparato un accampamento. Non senza difficoltà, costituite dai numerosi massi disseminati lungo la sede stradale, è stato possibile raggiungere quello che era un centro abitato; ora tutto è irrimediabilmente distrutto: ai bordi della strada principale le case si aggrappano, appoggiandosi l’una all’altra, dando l’impressione di non voler crollare per non gettare nella disperazione più completa la povera gente del luogo, che sempre le ha difese e mai abbandonate.
Il parroco di Oseacco, don Giuseppe De Colle, ha così rievocato quei tragici momenti.
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