Franco Tosoni
lunedì 27 novembre 2023
L’AUTENTICITA’ DELLA STORIA RESIANA – PERCHE’ INQUINARLA?
La Val Resia ha la sua storia, la propria storia, da circa 1500 anni. Nessuno può onorare l’originalità del suo passato e celebrare questa immensa eredità nel presente, se non i veri “resiani”, quei “resiani” che amano sentirsi rispettati nel riconoscersi nelle proprie origini.
Studiosi di fama si sono interessati del nostro patrimonio culturale. Sono venuti direttamente a Resia e hanno costatato, in prima persona, la veridicità e l’autenticità del patrimonio culturale di questa isola, diversa nel contesto del panorama circostante; per la sua originalità, la sua singolarità, così come hanno potuto studiare l’atipicità della sua lingua, interessarsi della sua musica, della sua danza, e la caratteristica dei suoi usi e costumi. Quindi Resia può considerarsi ed essere fiera della sua ricchezza culturale, della sua unicità, della sua particolarità. Lo studio e la scoperta della sua particolare eccezionalità genetica, una caratteristica venuta alla luce solo recentemente, è da considerarsi una proprietà e una specificità unica, che va ad associarsi, con questa sua ulteriore peculiarità, alla nostra eccezionale esistenza.
L’unica nota discordante da questo contesto, nel rispetto di tale suo immenso patrimonio culturale, della sua tipicità, manca solo la notizia incoraggiante della sua provenienza, il luogo della sua origine.
Noi, quindi, abbiamo la nostra storia, la nostra ricca storia, ma tutto questo non basta a suggellare le nostre esclusive credenziali perché qualcuno, certi personaggi, nella loro pur misera storia esistenziale, sorta forse da una nebulosa e offuscata intraprendenza, una minoranza fasulla, ne vuol riscrivere un’altra, un’altra storia, dando credito alle estratte interpretazioni, velate e mascherate da ingannevoli e astratte storie fasulle. Qualche resiano ingenuo ci crede, segue questi incantatori, questi pifferai, per un po' di visibilità, un po' di lucentezza.
La storia non si inventa perché, se la nostra storia è arrivata fino a noi attraverso la ricerca e l’acquisizione della stessa tramite il racconto orale dei fatti del passato, vuol dire che i racconti si basavano sulle esperienze e sulla concretezza di questi fatti e sulle vicende realmente vissute. Se si confuta la nostra storia, così facendo si tenderebbe a compromettere la nostra stessa esistenza e la nostra stessa identità. Così come non si può sporcare l’autenticità della nostra musica, della nostra danza, tralasciando la nostra custodia in balia di chi vuol comprometterne la sua autenticità, la sua originalità.
Se abbiamo la nostra storia;
se abbiamo la nostra lingua;
se abbiamo la nostra musica;
se abbiamo la nostra danza;
se abbiamo i nostri costumi;
se abbiamo le nostre tradizioni;
se abbiamo una nostra fede.
Perché inquinarla? Perché mettere in dubbio tutto questo patrimonio?
Noi abbiamo accolto e permesso, con generosità, che una minoranza filo slovena si sia concessa di aprire una falla nelle nostre credenziali e mettere in discussione e in dubbio la nostra identità, il nostro credere; quindi, slegare quanto appariva protetto e difeso, dove nessuno, fino a quel momento, aveva mai messo in dubbio, la nostra buona fede, la nostra storia, la nostra resianità.
L’identità di un popolo, quello resiano, vive per la sua originalità del suo patrimonio culturale, ancorato alle sue tradizioni, ai suoi usi e costumi, alla sua lingua, teniamo quindi ben salda e chiusa la nostra porta, il nostro portone, a quegli avvoltoi che sono alla ricerca di provare a mettere in dubbio la nostra certezza e trasferire altrove un complesso culturale per realizzare una loro apparenza, quindi portarci via quanto noi abbiamo ereditato, conservato e valorizzato e farlo proprio per una loro visibilità, per una loro misera cultura.
La nostra comunità, il nostro popolo, ha un immenso valore, non lasciamocelo sfuggire.
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