IL PUNTO DI ENZO CATTARUZZI CON IL SINDACO DI RESIA
Ho ascoltato l’intervista che il sindaco di Resia ha rilasciato all’emittente “TELEFRIULI” in data 01.12.2023, da tale intervista riprendo solo la prima parte, quella parte che mi ha lasciato qualche dubbio: sulle sue affermazioni, sulle sue delucidazioni e, in parte, osservazioni.
Il giornalista fa questa attestazione, o questa constatazione: “Allora la situazione generale di Resia, è un’enclave nella nostra Regione molto importante che ha derivazioni “russe”, se non sbaglio.
Il sindaco, dopo l’affermazione del giornalista, cautamente titubante e balbettando un po', risponde: “Non solo, diciamo così.”
Il giornalista: “Delineammo un momentino Resia”. Il sindaco risponde: “noi siamo una Valle, bisogna sapere dove siamo, in realtà la strada Statale 13, che conduce poi a Tarvisio e al confine di stato, passa accanto e bisogna capire che dietro quelle montagne c’è un mondo da scoprire no, e noi lo siamo.
Noi facciamo parte della legge di tutela delle minoranze slovene dove una minoranza di nostri cittadini si identifica in questa legge di tutela, d’altro canto abbiamo una storia che ci ha permesso nell’ultimo millennio di mantenere una cultura, una lingua, che io chiamo lingua.
Il giornalista: “E’ una storia molto importante quella di Resia.” Il sindaco: “Si perché rappresenta un po' la peculiarità della nostra Regione Friuli-Venezia Giulia nel senso che noi arriviamo da una storia di confine, e di confine come sempre sappiamo le storie, i popoli, le persone che si incontrano, siamo stati capaci nell’ultimo millennio di conservare tradizioni, una cultura, un modo di stare al mondo molto particolare.”
Mi fermo qui, il resto dell’intervista è una normale sintesi dei problemi relativi alla Valle. Quello che maggiormente mi ha incuriosito, e stranamente contrariato e dispiaciuto, è la prima parte dell’intervista, quella parte che ho cercato di riprendere e di trascrivere.
È strano come si vuol analizzare una situazione storica iniziando - “che dietro quelle montagne c’è un mondo da scoprire” -, e parlare da subito che noi facciamo parte della “legge di tutela delle minoranze slovene dove (?) una minoranza di nostri cittadini si identifica in questa legge di tutela”, come se si volesse evidenziare un fatto di notevole importanza, quando tutti sappiamo che quella legge lascia il tempo che trova, una fregatura, ma il sindaco ha voluto evidenziare questa legge di tutela come fatto di notevole importanza calpestando la nostra identità e la nostra “resianità”.
Tendenzialmente, in modo indicativo, significativo e orientativo o è tendenzialmente d’accordo con quello che è stato detto?
Ma di tutto questo, si potrebbe sapere in che data è sorta questa fantomatica o fantastica minoranza, e quanti sono, i “nostri” - i “vostri” cittadini, questi cittadini appartenenti a razze diverse o a specie diverse, dotati da due componenti genetici o ereditari, uno dei quali sloveno (ma) e l’altro resiano (ma)?
La storia di Resia, la sua storia, è vecchia di circa 1500 anni e non è una storia di confine, ma di insediamento, di stanziamento stabile di un popolo nel luogo, quello resiano, nel territorio della Val Resia.
Ma abbiamo proprio bisogno di questa minoranza slovena per sopravvivere?
O sfruttiamo questa messa in scena?
Oggi sono in dieci, domani in venti, in futuro molti di più, poi addio resianità, arrivederci alla nostra identità.
È questo che vogliamo?
Niente di personale, sono solo le rimostranze di un resiano, non sloveno.
Franco Tosoni
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