sabato 23 dicembre 2017
mercoledì 13 dicembre 2017
mercoledì 6 dicembre 2017
RESIA OGGI - Periodico Comunità Resiana - si rinnova
Attenzione, il Periodico RESIA OGGI si rinnova e sarà disponibile anche ONLINE
Se vuoi essere sempre informato sulle Nostre iniziative e su ciò che succede a Resia, manda la tua MAIL con Nome e Cognome, Città, Stato e indirizzo a resia.oggi@gmail.com
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domenica 26 novembre 2017
Da sapere: 24 novembre 2017
“Verifica dello stato di attuazione dei provvedimenti a favore del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale”
La legge regionale 26/2007, “Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena”, al pari della legge statale 38/2001, prevede misure particolari per la provincia di Udine, riconoscendo da un lato la necessità di sostenere lo sviluppo sociale, economico ed ambientale del territorio di insediamento della minoranza linguistica slovena e disponendo inoltre la concessione di appositi contributi a sostegno del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale. Ricordiamo che il sostegno delle varianti è stato oggetto, negli ultimi anni, di attenzione da parte del Comitato consultivo del Consiglio d’Europa sulla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, ma non compare nella Risoluzione del Consiglio dei Ministri CM / ResCMN (2017) 4, sull'attuazione della Convenzione stessa, adottata il 5 luglio 2017, in quanto le autorità italiane hanno evidenziato ʺche la Regione Friuli Venezia Giulia, con legge regionale n. 26 del 16 novembre 2007 ha riconosciuto il diritto alla tutela del resiano e delle sue varianti linguistiche, disponendo specifici contributi in tal senso, in armonia con la successiva Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 settembre 2013 sulle lingue europee a rischio di estinzioneʺ.
La legge regionale 26/2007, “Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena”, al pari della legge statale 38/2001, prevede misure particolari per la provincia di Udine, riconoscendo da un lato la necessità di sostenere lo sviluppo sociale, economico ed ambientale del territorio di insediamento della minoranza linguistica slovena e disponendo inoltre la concessione di appositi contributi a sostegno del resiano e delle varianti linguistiche delle Valli del Natisone, del Torre e della Val Canale. Ricordiamo che il sostegno delle varianti è stato oggetto, negli ultimi anni, di attenzione da parte del Comitato consultivo del Consiglio d’Europa sulla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, ma non compare nella Risoluzione del Consiglio dei Ministri CM / ResCMN (2017) 4, sull'attuazione della Convenzione stessa, adottata il 5 luglio 2017, in quanto le autorità italiane hanno evidenziato ʺche la Regione Friuli Venezia Giulia, con legge regionale n. 26 del 16 novembre 2007 ha riconosciuto il diritto alla tutela del resiano e delle sue varianti linguistiche, disponendo specifici contributi in tal senso, in armonia con la successiva Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 settembre 2013 sulle lingue europee a rischio di estinzioneʺ.
mercoledì 22 novembre 2017
Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia
Ricevo e volentieri pubblico.
Articolo redatto da Franco Tosoni
Articolo redatto da Franco Tosoni
GRUPPO
FOLCLORISTICO VAL RESIA - RAPPRESENTATIVITÀ
BUNKER
- DONAZIONE – PROPRIETÀ - AFFITTANZA - DIRITTI E DOVERI
Agli
occhi dello spettatore esterno, dei componenti, non tutti, del Gruppo
Folcloristico, il tutto appare in maniera perfetta, ottimo direi:
costumi, musica, danza, ma è il contenuto, quello che è racchiuso
all’interno di esso che non ha più quell’anima che rende più
vitale quell’orgoglio di essere e di rappresentare Resia e i
resiani. Non si rappresenta più Resia perché non si difende più
quello che è il suo valore prevalente e fondamentale: la sua musica,
il suo ballo e le sue canzoni, quell’insieme cioè del suo
folclore, l’esaltazione della sua unicità. Non difendiamo più
questi valori, non difendiamo più la propria appartenenza, non
difendiamo più il nostro orgoglio. A loro, a voi, non interessa che
altri imitano, si ispirino ai nostri valori, copiano, duplicano, e si
esibiscano in nome della Resia slovena. Assistiamo così,
passivamente, a tutto questo atto di crudele prepotenza.
Oggi
non si balla per orgoglio di rappresentare un popolo, si balla perché
si viaggia, si gira il mondo, si vedano nuovi orizzonti, ma si
lascia e si tralascia che altri calpestano il nostro essere resiani,
si lascia che altri cantano e danzano l’essenza resiana. Non
disponiamo più l’esclusiva e non possediamo più la nostra
originalità, perché altri stanno portando in giro per il mondo la
nostra cultura, prendendo cura anche dei nostri, dei vostri costumi,
tutto quello che di più caro abbiamo e che i nostri padri ci hanno
lasciato in eredità.
A
cosa servono poi tutti questi riconoscimenti se non siamo capaci di
dire basta a questa rapina legalizzata? Non ho mai sentito, in questi
ultimi anni, che il Gruppo Folcloristico abbia protestato contro
gruppi folcloristici, essenzialmente sloveni, di quei gruppi che
cercano di appropriarsi della nostra cultura, imitando e proponendo
quelle mostruosità, quelle deformità in nome di: Rezijanski plesi,
Rezijanske viže, Rezijanska glasba, plesi iz Rezije, e chi ne ha più
ne metta.
Forse
il tutto ha una sua spiegazione. A Resia, si dice, esiste una
minoranza slovena
e, guarda caso, ha in mano il potere di controllare il nostro, il
vostro, Gruppo Folcloristico, che dovrebbe essere il Gruppo di tutti
i resiani, ma non mi risulta. In conseguenza dico: il Gruppo
Folcloristico Val Resia non è più UNO SOLO, e non è più
ORIGINALE, perché ha perso, a questo punto, la propria
UNICITÀ e sta perdendo così anche la propria ORIGINALITÀ.
Se
non bastasse tutto questo, codesto Gruppo, il vostro, il loro, non
il nostro, si permette addirittura di negare, con sfacciato insulto,
adducendo infantili scuse e ingenue motivazioni, l’uso del Centro
Culturale. Non era una esigenza che richiedeva la disponibilità di
questo Centro, ma un diritto. Non era una necessità per alcuni
giorni, sarebbero bastate poche ore in un determinato giorno libero,
non impegnato, successivamente e congiuntamente da altre
manifestazioni. Non era una qualsiasi associazione che ne chiedeva
questo uso, peraltro legittimo, onesto, ma una associazione che nel
suo statuto ha per oggetto: “Associazione, apartitica, si
prefigge la tutela e sviluppo e tutela della comunità resiana.”
Questa associazione, che comunemente prende il nome di: IDENTITÀ
E TUTELA VAL RESIA, non è sorta per contrastare nessuno, ma
unicamente per perseguire, difendere e tutelare la nostra identità,
per difendere e conservare le nostre radici resiane, la nostra
originalità e l’integrità della nostra cultura. Ma probabilmente
questa negazione ha una sua spiegazione, una sua motivazione. Più
che una scusante, e ribadisco, a Resia si parla dell’esistenza di
una dichiarata, non autentica, non convalidata minoranza slovena e,
pertanto, consideriamo e reputiamo, che questo sia stato solo un
pretesto per tutelare la propria potenzialità, senza avere alcuna
ufficialità, oltre il potere (ma chi vi ha dato tutto questo
potere?) di controllare il Gruppo Folcloristico, anche la cultura
resiana filo slovena, ma in virtù di quale meritocrazia, quali
riconoscimenti di ordine morale o materiale? A questo potere,
abusivo, e per conservare questa autorità, non autorizzata, che si
identifica così in prepotenza, si appella e si è appellato a tutte
quelle prerogative ricorrendo a possibili aiuti anche dall’esterno,
questo dimostra debolezza, fragilità e difetto nella gestione. I
resiani amano il proprio Gruppo Folcloristico, l’orgoglio della
nostra comunità, del nostro popolo, simbolo e immagine di una Valle,
ma non amano per come viene gestito, l’arroganza di chi lo coordina
e di chi lo amministra. Vorrei ricordare, per chi se ne fosse
dimenticato, che il Centro Culturale, semplicemente e normalmente
soprannominato bunker, è stato dato in dono al Comune di Resia
dall’allora Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, quindi
l’attuale proprietario è il Comune di Resia, in virtù di questa
donazione, senza che altri ne affermino questo donativo. In tutto
questo contesto vorrei sapere cosa c’entra la Slovenia se non per
tediare oltre misura, come nel caso dell’allora Console Generale
della Repubblica di Slovenia a Trieste che ha voluto interferire,
senza alcuna valida e opportunistica motivazione, forzando la mano
al Comune di Resia nel pretendere, senza alcun diritto e
rivendicazione, che un bene del Comune venisse assegnata la sua gestione,
quella del bunker, a Tizio invece che a Caio. Ho voluto prendere in
considerazione questa parentesi perché, come sembra, dalla facciata
del Centro Culturale è stata rimossa una piccola targa,
in cui risultava, e dovrebbe risultare evidente, la
scritta: DONAZIONE DELLA JUGOSLAVIA - DARILO SFR
JUGOSLAVIJE - per inciso - Socijalistička Federativna
Republika Jugoslavija. Chi lo ha fatto, e per quale motivo?
Identica targhetta appare, invece, ancora incollata su tutte le altre
donazioni, su quelle abitazioni che si trovano in Varcota di fronte
al bunker. Di tutto quello che ho messo in evidenza, chi avrebbe
dovuto e dovrebbe garantire i diritti a tutti i cittadini resiani,
quindi anche all’Associazione di ITVR? Il comune? Certo, ma in
tutto questo contesto il comune e il sindaco sono stati assenti, e
sono tuttora assenti.
Perché?
Tanto
assenti forse non troppo se la giunta comunale ha deciso di segnalare
il Gruppo Folcloristico per il 63° “Premio Epifania”,
nell’ambito della 90° edizione dell’Epifania Friulana 2018,
motivando questa segnalazione con: “L’impegno e la cura profusi
nella tutela e salvaguardia della musica, canti, costumi e balli
tradizionali resiani nonché per la costante promozione degli stessi
a rappresentazione della Regione Friuli Venezia Giulia ed Italia nel
mondo.” Forse la giunta comunale ed il sindaco non sanno che ci
sono altre realtà folcloristiche che esaltano e divulgano, la
musica, i canti, i costumi ed il ballo resiani nel peggior modo
possibile, presentando come loro cultura, taroccando tutto quello che
rappresenta Resia ed il suo popolo, quindi non siamo più soli, ma
siamo anche mal accompagnati. Per il quieto vivere si lascia fare, e
allora questo vuol dire che non rappresentiamo più niente di nostro,
di esclusivamente nostro, una farsa dunque che il Gruppo
Folcloristico Val Resia si promuova a rappresentare la Regione Friuli
Venezia Giulia e l’Italia nel mondo quando già da parecchio tempo
altri hanno preso e stanno prendendo la nostra resianità. E torno a
ribadire: “Noi non siamo più SOLI
e non siamo più ORIGINALI,
perché da tempo sperduto abbiamo perso la nostra UNICITÀ
e la nostra ORIGINALITÀ.”
Franco
Tosoni
domenica 19 novembre 2017
Agosto 1981, Giovanni Tomasic scrive:
"Grazie prof. Ciceri"
Prendo lo spunto dal suo articoletto "PERDITA DI IDENTITA'" (Bollettino n.1 Primavera 1981) e precisamente della frase conclusiva per dirLe un sentito grazie per la sua precisazione su quello che riguarda la grafia resiana. Mentre non concordo con Don Alfonso che afferma "il Resiano deve rifarsi (sic) alla grafia del mondo slavo se non vuol ecc......." solo se quella grafia sconosciuta dal 96% dei Resiani potrà salvare il loro inestimabile patrimonio linguistico. E' come negare che ogni popolo del ceppo slavo ha la sua grafia a cominciare dalla "Grande depositaria della famiglia slava" che adopera l'alfabeto cirillico.
E' vero che io dovrei tacere perchè sono stato compreso fra coloro "ca strapazao te rosanske romonegn"cioè fra coloro che strapazzano la parlata resiana ma mi duole il cuore al constatare la pervicace insistenza di certuni del non volere riconoscere la possibilità di adozione di un alfabeto nostro con i mezzi che abbiamo a disposizione e che i Resiani (da che Resia è Resia) hanno imparato e usato. Ci sono lievissime carenze, è vero, ma si possono colmare senza dover ricorrere ad altri.
Un giovane collega,laureato in lingue e l. straniere, che ha insegnato anni fa in Valle ed al quale avevo chiesto di scrivermi alcuni vocaboli dettagliati in resiano mi disse subito: Giovanni, si dovrebbero scrivere così (caratteri italiani) perchè ne avete i segni altrimenti siete costretti ad imparare l'alfabeto sloveno.
Questo mi è successo anche in una mia "mini indagine" svolta in Valle dove ebbi contatti con persone di tutte le frazioni, di ogni età ed estrazione culturale. Il 96% circa ha usato - nel trascrivere in dialetto nostro i vocaboli da me dettati - i caratteri italiani mente, il 4% circa ha adoperato i caratteri sloveni perchè conosce quella lingua.
Che sia proprio questo 4% l'unico, genuino depositario della vera grafia resiana?
Se le parole sono suoni (vocaboli), se i suoni si evidenziano con le note (segni), se le note si producono con strumenti (lettere dell'alfabeto) ebbene: noi abbiamo pronte sia le note e sia gli strumenti senza bisogno di ricorrere alla balalaika, al tam-tam o alla ghitalina russa che sono strumenti difficili a suonare e a trovare.
Imporre una grafia esterofila (Marica, Ravanca, sinca, tanto per citare esempi) significa non voler riconoscere una realtà evidente (scrittura corrente nelle scuole resiane - Mariza, Ravanza, sinza) ed obbligare i Resiani ad imparare segni sconosciuti e non correnti.
Quando cercai di spiegare le varie tendenze circa le grafie proposte ad un gruppo di persone, una donna mi disse in dialetto queste testuali parole: " Ma che? vogliono forse farci diventare più stupidi di quello che siamo?".
Bisogna -secondo me - dar modo ai Resiani - intendo dire al popolo e non a quelli che andranno avanti con gli studi linguistici - dar modo, ripeto -, di scrivere e leggere senza difficoltà e senza scervellarsi.
- In italiano non si dice - Interruzione dell'energia elettrica ma blak out.
Ed allora lasciamo, vien da dire purtroppo, legiferare i lucumoni locali e perdiamo appunto la nostra identità.
Resia, agosto 1981
Giovanni Tomasic
Prendo lo spunto dal suo articoletto "PERDITA DI IDENTITA'" (Bollettino n.1 Primavera 1981) e precisamente della frase conclusiva per dirLe un sentito grazie per la sua precisazione su quello che riguarda la grafia resiana. Mentre non concordo con Don Alfonso che afferma "il Resiano deve rifarsi (sic) alla grafia del mondo slavo se non vuol ecc......." solo se quella grafia sconosciuta dal 96% dei Resiani potrà salvare il loro inestimabile patrimonio linguistico. E' come negare che ogni popolo del ceppo slavo ha la sua grafia a cominciare dalla "Grande depositaria della famiglia slava" che adopera l'alfabeto cirillico.
E' vero che io dovrei tacere perchè sono stato compreso fra coloro "ca strapazao te rosanske romonegn"cioè fra coloro che strapazzano la parlata resiana ma mi duole il cuore al constatare la pervicace insistenza di certuni del non volere riconoscere la possibilità di adozione di un alfabeto nostro con i mezzi che abbiamo a disposizione e che i Resiani (da che Resia è Resia) hanno imparato e usato. Ci sono lievissime carenze, è vero, ma si possono colmare senza dover ricorrere ad altri.
Un giovane collega,laureato in lingue e l. straniere, che ha insegnato anni fa in Valle ed al quale avevo chiesto di scrivermi alcuni vocaboli dettagliati in resiano mi disse subito: Giovanni, si dovrebbero scrivere così (caratteri italiani) perchè ne avete i segni altrimenti siete costretti ad imparare l'alfabeto sloveno.
Questo mi è successo anche in una mia "mini indagine" svolta in Valle dove ebbi contatti con persone di tutte le frazioni, di ogni età ed estrazione culturale. Il 96% circa ha usato - nel trascrivere in dialetto nostro i vocaboli da me dettati - i caratteri italiani mente, il 4% circa ha adoperato i caratteri sloveni perchè conosce quella lingua.
Che sia proprio questo 4% l'unico, genuino depositario della vera grafia resiana?
Se le parole sono suoni (vocaboli), se i suoni si evidenziano con le note (segni), se le note si producono con strumenti (lettere dell'alfabeto) ebbene: noi abbiamo pronte sia le note e sia gli strumenti senza bisogno di ricorrere alla balalaika, al tam-tam o alla ghitalina russa che sono strumenti difficili a suonare e a trovare.
Imporre una grafia esterofila (Marica, Ravanca, sinca, tanto per citare esempi) significa non voler riconoscere una realtà evidente (scrittura corrente nelle scuole resiane - Mariza, Ravanza, sinza) ed obbligare i Resiani ad imparare segni sconosciuti e non correnti.
Quando cercai di spiegare le varie tendenze circa le grafie proposte ad un gruppo di persone, una donna mi disse in dialetto queste testuali parole: " Ma che? vogliono forse farci diventare più stupidi di quello che siamo?".
Bisogna -secondo me - dar modo ai Resiani - intendo dire al popolo e non a quelli che andranno avanti con gli studi linguistici - dar modo, ripeto -, di scrivere e leggere senza difficoltà e senza scervellarsi.
- In italiano non si dice - Interruzione dell'energia elettrica ma blak out.
Ed allora lasciamo, vien da dire purtroppo, legiferare i lucumoni locali e perdiamo appunto la nostra identità.
Resia, agosto 1981
Giovanni Tomasic
sabato 18 novembre 2017
mercoledì 15 novembre 2017
VISITA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE FRANCO JACOP ALLA COMUNITA’ FRIULANA, SLOVENA E GIULIANA NEL GRANDUCATO DI LUSSEMBURGO
Dal
19 al 21 ottobre 2017, il Presidente del Consiglio Regionale della
Regione Friuli Venezia Giulia ha effettuato una visita istituzionale
nel Granducato di Lussemburgo. Il giorno 19 era prevista una cena
organizzata dall’Ambasciatore d’Italia nella sua residenza e, fra
gli invitati, figuravano 10 nominativi di emigranti friulani in
rappresentanza della quattro provincie, come pure rappresentanti
della comunità slovena (Resia fa parte di questa comunità) e
giuliana. L’organizzatore di questa visita istituzionale aveva
intenzione di invitare anche Alba Di Lenardo, ma visto che lei voleva
partecipare a questa cena come resiana e non come slovena, ha dovuto
desistere dall’invitarla in quanto il suo nominativo non figurava
nella lista dei resiani fra quelli che l’associazione slovena gli
aveva inviato, evidentemente persona non gradita. Niente paura, come
è nel suo carattere perseverante e determinato, Alba ha colto
l’occasione di presentarsi e farsi conoscere dal Presidente Jacop
durante il pranzo friulano sabato 21 ottobre 2017. Ed in quella
occasione che Alba Di Lenardo ha avuto l’opportunità di
presentarsi davanti al Presidente Jacop e di consegnargli, a nome di
tutta la comunità resiana presente nel Granducato di Lussemburgo,
una lettera a riguardo della situazione resiana, con particolare
attenzione per la cultura resiana, questo per far in modo che venga
esclusa tassativamente da qualsiasi riferimento allo sloveno, come
fatto per i germanofoni timavesi e saurani.
A
seguito di questa breve presentazione faccio seguito e pubblico la
lettera che Alba Di Lenardo ha consegnato al Presidente Jacop in
occasione della sua visita istituzionale nel Granducato di
Lussemburgo.
Franco
Tosoni
IDENTITÀ
E TUTELA VAL RESIA
SEZIONE
LUSSEMBURGO
Al
Presidente del Consiglio Regionale F.V.G.
On.
Franco Iacop
Lussemburgo,
21 ottobre 2017
Signor
Presidente,
io
non ho potuto partecipare alla cena del 19 ottobre c.a., organizzata
dall'Ambasciatrice in Suo onore in quanto, al momento in cui sono
stata contattata, mi è stato richiesto di presenziare come
“rappresentante della minoranza slovena”. Dalla condizione che,
per ovvie ragioni, non ho aderito a questa pretesa, ritengo quindi di
essere stata depennata dalla lista delle dieci persone invitate.
Mi
permetto di rivolgermi a Lei, in occasione del pranzo di oggi a
Dudelange, in Suo onore, per chiederLe, a nome di tutti i resiani
residenti nel Granducato di Lussemburgo, di aiutarci ad ottenere
l’approvazione della modifica della legge 38/2001 E’
chiaro che Lei Sig. Presidente non può modificare la legge 38/2001,
ma potrebbe dare una mano ai Resiani che hanno richiesto la modifica
di tale Legge al Sig. Presidente della Repubblica, cosa peraltro
prevista.
Da
sempre noi siamo resiani e ci consideriamo friulani e italiani, ma
mai ci siamo sentiti e mai ci sentiremo sloveni, come vorrebbero
coloro che hanno approvato la legge 38/2001. E’ vergognoso che un
popolo slavo, come quello resiano, sia stato fatto passare per
sloveno con il voto di solo quattro persone della minoranza. Le
ricordiamo che fino a cose fatte il tutto era stato tenuto nascosto
alla popolazione.
Si
rafforza la convinzione, in aggiunta a tutto il resto, che gli
sloveni abusano della cultura resiana andando in giro per il mondo
con i nostri costumi, copiando il nostro ballo, intestandosi le
nostre musiche e le nostre canzoni come se fossero state composte da
loro, usando un comportamento come se Resia e la sua cultura fosse
già cosa loro.
E’
già stata fatta richiesta dal Comune di Resia
all’Unesco per il riconoscimento della nostra musica e del
nostro ballo, come tutto il resto della nostra cultura affinché
venga riconosciuta come resiana e di nessun altro.
2.
Come
Lei saprà, il resiano è una lingua riconosciuta dall’Unesco e non
certo un dialetto sloveno. Il resiano è lingua arcaica e non potrà
mai essere un dialetto sloveno
perché, altrimenti, dovremmo dire che i nonni sono figli dei nipoti.
Anche il nostro Dna dice che non abbiamo parentele con gli sloveni.
Ci
auguriamo che Lei possa impegnarsi affinché tutta la cultura resiana
appartenga esclusivamente ai resiani, come fatto per i germanofoni
timavesi e saurani, e che venga esclusa tassativamente da qualsiasi
riferimento allo sloveno.
La
ringraziamo anticipatamente per tutto quanto potrà fare in nostro
aiuto e Le auguriamo buona fortuna per il Suo futuro personale e
politico.
Alba
Di Lenardo
(anche
a nome dei resiani residenti nel Granducato di Lussemburgo)
mercoledì 8 novembre 2017
ITVR – ONORE A CHI HA COMBATTUTO PER LA LIBERTA’ CIMITERO DI OSEACCO - 31 OTTOBRE 2017 – ORE 16,15
Non sarà stato sicuramente un discorso all’altezza
delle migliori tradizioni e condizioni, il contenuto dello scritto letto nel
cimitero di Oseacco in occasione della manifestazione a ricordo dei partigiani morti
combattendo per la nostra libertà, ma aveva, onestamente, due obiettivi di
certo importanti da portare avanti.
Il primo obiettivo era quello di dimostrare, per la prima volta in questa manifestazione, che esiste una Associazione, che vuole e intende dare prova della sua esistenza, dare prova della sua identità resiana, rompere cioè quel monopolio di manifestazione che si era creato in questi anni e che precedentemente non aveva ancora trovato un suo valido confronto con differenti sfumature e tonalità nel ricordo dei propri confratelli. Il secondo obiettivo, non meno importante di quello precedente, era quello di cercare e di creare, anche in questo caso, un precedente, cioè quello di coinvolgere doverosamente anche quelle nazioni la cui presenza era e doveva essere giustificata nella partecipazione e al cospetto comprensivo per rendere quel sentito omaggio al sacrificio dei loro concittadini, e così è stato.
Il nostro contributo, la nostra condizione, hanno ridato impulso e fattibilità a questa nostra iniziativa, anche dalla partecipazione dei nostri associati, visto che dall’origine non era mai successo, anche se il tempo a nostra disposizione non è stato sufficientemente attuabile e in grado di renderlo più forte, meglio organizzato e più diffuso, ma che per i prossimi anni, come sarà nostro proposito a renderlo più organico, si presenterà meglio programmato e più rilevante. Era giusto portare il nostro contributo a questa partecipazione, mai conseguita prima, in onore di quei partigiani che morirono per la nostra libertà, per la libertà di Resia e di tutti i resiani.
Per la prima volta, di conseguenza, Identità e Tutela Val Resia era presente a questa manifestazione per onorare, con la propria figura e il proprio contributo, questi valorosi giovani nel giorno dedicato alla loro memoria. Ma non è stata solo Identità e Tutela Val Resia a presentarsi, visto che mai era successo in passato, a recarsi in questo cimitero con una corona di alloro con la scritta, ITVR – ONORE A CHI HA COMBATTUTO PER LA LIBERTA’, c’è stata anche la presenza fisica della signora Elena Toukchoumskaia, in rappresentanza del Console Onorario Russo Carlo Dall’Ava, unitamente alle bandiere: russa, ucraina e bielorussa, a rendere
questa manifestazione ancora più espressiva, per partecipazione e per rappresentanza internazionale. Era giusto e doveroso, quindi, ricordare anche e soprattutto quei ragazzi, oggi con questa semplice cerimonia, quei ragazzi che hanno donato la loro vita per la nostra libertà, ancora più significativo era il ricordo e ricordare la loro provenienza da quelle terre lontane, per non dimenticare più il loro sacrificio. Oggi è stato fatto un passo importante con l’impegno che sarà nostro dovere proseguire in futuro e associare questa cerimonia a quella che è diventata ormai una consuetudine, ma che non dovrebbe più essere solo il ricordo di pochi, ma di tutti.
Franco
Tosoni
Il primo obiettivo era quello di dimostrare, per la prima volta in questa manifestazione, che esiste una Associazione, che vuole e intende dare prova della sua esistenza, dare prova della sua identità resiana, rompere cioè quel monopolio di manifestazione che si era creato in questi anni e che precedentemente non aveva ancora trovato un suo valido confronto con differenti sfumature e tonalità nel ricordo dei propri confratelli. Il secondo obiettivo, non meno importante di quello precedente, era quello di cercare e di creare, anche in questo caso, un precedente, cioè quello di coinvolgere doverosamente anche quelle nazioni la cui presenza era e doveva essere giustificata nella partecipazione e al cospetto comprensivo per rendere quel sentito omaggio al sacrificio dei loro concittadini, e così è stato.
Il nostro contributo, la nostra condizione, hanno ridato impulso e fattibilità a questa nostra iniziativa, anche dalla partecipazione dei nostri associati, visto che dall’origine non era mai successo, anche se il tempo a nostra disposizione non è stato sufficientemente attuabile e in grado di renderlo più forte, meglio organizzato e più diffuso, ma che per i prossimi anni, come sarà nostro proposito a renderlo più organico, si presenterà meglio programmato e più rilevante. Era giusto portare il nostro contributo a questa partecipazione, mai conseguita prima, in onore di quei partigiani che morirono per la nostra libertà, per la libertà di Resia e di tutti i resiani.
Per la prima volta, di conseguenza, Identità e Tutela Val Resia era presente a questa manifestazione per onorare, con la propria figura e il proprio contributo, questi valorosi giovani nel giorno dedicato alla loro memoria. Ma non è stata solo Identità e Tutela Val Resia a presentarsi, visto che mai era successo in passato, a recarsi in questo cimitero con una corona di alloro con la scritta, ITVR – ONORE A CHI HA COMBATTUTO PER LA LIBERTA’, c’è stata anche la presenza fisica della signora Elena Toukchoumskaia, in rappresentanza del Console Onorario Russo Carlo Dall’Ava, unitamente alle bandiere: russa, ucraina e bielorussa, a rendere
questa manifestazione ancora più espressiva, per partecipazione e per rappresentanza internazionale. Era giusto e doveroso, quindi, ricordare anche e soprattutto quei ragazzi, oggi con questa semplice cerimonia, quei ragazzi che hanno donato la loro vita per la nostra libertà, ancora più significativo era il ricordo e ricordare la loro provenienza da quelle terre lontane, per non dimenticare più il loro sacrificio. Oggi è stato fatto un passo importante con l’impegno che sarà nostro dovere proseguire in futuro e associare questa cerimonia a quella che è diventata ormai una consuetudine, ma che non dovrebbe più essere solo il ricordo di pochi, ma di tutti.
giovedì 2 novembre 2017
Le omissione (fatte apposta?) del Novi Matajur?
Mi è capitato di leggere articolo del Novi Matajur datato 15 giugno 2016 dove evidenzierebbero gli Studi del Linguista Polacco Jan Baudouin de Courtenay dove scriverebbe che i Resiani non sono Russi.
A colui o colei che ha scritto l'articolo, e a colui o colei che ha permesso di pubblicare lo stesso, volevo far notare quanto segue:
Visto che citano Baudouin de Courtenay, come esperto cui dare credito, gli ricordiamo, per completezza, ciò che dice - sempre Baudouin de Courtenay -:
A colui o colei che ha scritto l'articolo, e a colui o colei che ha permesso di pubblicare lo stesso, volevo far notare quanto segue:
Visto che citano Baudouin de Courtenay, come esperto cui dare credito, gli ricordiamo, per completezza, ciò che dice - sempre Baudouin de Courtenay -:
In simile maniera possiamo dimostrare, che i Resiani non sono Bulgari, non Sloveni nel senso proprio di questa parola, non Serbo-Croati nel senso stretto, ecc., e che ci rappresentano, dal punto di vista glottologico, una stirpe slava indipendente.
Baudouin de Courtenay
Atti del IV Congresso internazionale degli orientalisti – Firenze 1878
(vedi la pubblicazione di Arturo Longhino Arketow, pag. 4)
In questa Valle (di Resia), come pure nell'altra, cioè la valle di Uccea, abita un popolo slavo del tutto speciale, il popolo resiano, che devesi distinguere tanto dagli Sloveni, quanto dai Serbo-Croati. Secondo la mia persuasione scientifica, fondata sulle particolarità fonetiche, come pure su alcune altre proprietà di questa parlata ... i Resiani ci presentano la continuazione storica di una fusione di diverse tribù slave con un altro elemento etnico, abbastanza forte, per lasciare nella lingua slava tracce indelebili. L'elemento slavo si è sovrapposto ad uno strato straniero. Quegli Slavi dovevano provenire da diverse tribù con diversi dialetti, giacchè ancora oggi questo piccolo popolo di poco più di 4500 abitanti si presenta notevoli diversità dialettali, così che dobbiamo distinguere quattro dialetti resiani, relativamente molto differenti. La differenza principale del Resiano dallo Sloveno e dal Serbo-Croato consiste appunto nel detto strato linguistico straniero.
XI Centenario di Paolo Diacono - Cividale 1899 (vedi pubblicazione di Arturo Longhino Arketow, pagg. 7-8)
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