martedì 22 marzo 2022
Il legame di Resia con le ex nazioni sovietiche.
La guerra in Ucraina vista da qui, nella Val di Resia, a pochi chilometri dal confine sloveno, evoca paure antichissime. Questa valle ha vissuto nei secoli le grandi tragedie del Novecento, dalla disfatta di Caporetto (1917) ai disastrosi terremoti nel 1976, che misero in ginocchio l’intera regione. Oggi quel senso di orrore pervade le 945 anime che vivono nella valle anche perché – non tutti lo sanno – Resia è considerato un “Comune russo” in terra italiana. “Per arrivare in Val di Resia bisogna avere un motivo – spiega il sindaco Anna Micelli, 47 anni, eletta nel 2019, figlia di genitori resiani al 100% -. È una valle nascosta, laterale, che nei secoli è rimasta chiusa in se stessa tramandando lingua, usi e costumi attraverso le generazioni”.
La lingua/dialetto di Resia, tema tuttora scottante tra i numerosi linguisti europei che continuano ad occuparsene, ricorda in forma sorprendente la lingua russa. Tanto è vero che nel 2016, tra Resiae Fryazino, città satellite situata nell’hinterland moscovita, è stato siglato un Patto di Amicizia che ha favorito scambi, incontri, relazioni. Che in Val di Resia si fossero insediate popolazioni slave prima dell’anno Mille è fuori di dubbio. E che la lingua parlata di origine russa sia rimasta praticamente inalterata nel tempo è altrettanto indiscutibile. I resiani sono fieri di appartenere a una comunità con una solida base identitaria e vivono il culto dei propri avi sostenendo e portando in giro per il mondo le proprie radici culturali, dalla musica alla danza e alla cucina tradizionale.
“Ma questa valle deve investire sul presente e sul futuro – aggiunge Micelli – per far sì che la montagna non si spopoli. I segnali sono incoraggianti, stiamo investendo sulla formazione dei più giovani, dalla fine (auspicata) della pandemia ci attendiamo una ripresa psicologica ed economica”. Queste giornate di guerra in Ucraina, tuttavia, adombrano lo sguardo del sindaco: “I nostri antenati hanno combattuto per la vita e l’amicizia tra i popoli, bisogna fermare subito il conflitto e sedersi attorno a un tavolo per negoziare. Chi ricorre alle armi non ha mai ragione”.
Tratto da Friuli Oggi del 26 febbraio 2022
martedì 25 gennaio 2022
IL CORAZZIERE DELLA VAL RESIA
Da Segni a Ciampi, i 45 anni del corazziere friulano al fianco dei presidenti:
«Cossiga mi fece inaugurare il municipio di Resia»
I racconti di Francesco Madotto, oggi alfiere dell’Arma al Quirinale
Ha trascorso 45 anni al Quirinale, vedendo passare sotto i suoi occhi sette presidenti della Repubblica. E ancora oggi, nonostante sia in pensione, continua a frequentare il palazzo per cerimonie ufficiali, con il ruolo di alfiere del medagliere dell’Arma dei carabinieri.
Alla vigilia della scelta del successore di Sergio Mattarella, chi meglio di lui può raccontare come vengono vissuti i giorni della vigilia al Quirinale? Una testimonianza specchio del carattere del Madotto, misurato e rispettoso delle istituzioni, un vero predestinato nel ruolo di servitore dello Stato, essendo nato il 2 giugno, giorno della Festa della Repubblica.
Che aria si respira prima del voto per il nuovo presidente della Repubblica?
Non sono più in sevizio, ma per l'esperienza maturata e per la frequentazione del palazzoche ancora mi viene concesso, posso interpretare ciò che accade in questo periodo. Momenti vissuti senza preoccupazione, ma con curiosità nell'attesa del nuovo inquilino del quirinale.
Si parteggia per uno o per l'altro candidato?
No, dipendenti e colleghi corazzieri sono pronti ad accogliere a braccia aperte chiunque sia nominato.
Ci sono preparativi particolari?
Certo, c'è la cerimonia di insediamento a cui pensare. Ma prima c'è quella del commiato. Ne ho fatte diverse, e devo dire che sono momenti di grande emozione. Quando il presidente uscente saluta i suoi collaboratori, persone con cui ha condiviso gli ultimi sette anni di vita, l'atmosfera è davvero toccante. C'è un grande silenzio in quegli istanti.
L'insediamento, invece, è diverso?
Il trasferimento del nuovo presidente dal Parlamento al Quirinale è una vera festa.
Tra corazzieri e presidente si instaura un rapporto?
Resta sempre una doverosa distanza tra le parti. Ma nasce un rispetto reciproco che spesso porta il presidente a parlare con uno o con l'altro corazziere. Ci sono dei momenti in cui il Capo dello Stato è soltanto un uomo, e quindi cerca un confronto, un dialogo su cose banalie e della quotidianità.
Avrà un sacco di aneddoti da raccontare?
Ricordo bene Pertini, il lunedì,ci coinvolgeva sull'andamento della giornata sportiva. E quando incontrava scolaresche Friulane, oltre a citare le amicizie con Enzo Bearzot e con Dino Zoff, faceva riferimento a me, a un maresciallo friulano dei corazzieri.
Anche con Leone ci fu un rapporo speciale?
Dopo il terremoto del 1976 venne a sapere che tra le case distrutte c'era anche la mia, a Resia. Volle informarsi su quanto accaduto e mi disse di rivolgermi alla sua segretaria in caso di bisogno. Non lo feci e ricostruii la cas acon le mie forze. Ma apprezzai il gesto.
Mancano quei momenti?
Sicuramente, ma grazie all'Associazione nazionale carabinieri ho la possibilità di andare a palazzo. Questo mi aiuta a non sentirmi del tutto fuori dal mio ruolo. Corazziere una volta, corazziere tutta la vita. C'è ancora una cosa che vorrei aggiungere su Cossiga.
Prego
Mi chiamò nel suo ufficio e mi diede l'incarico di partecipare al suo posto all'inaugurazione del minicipio di Resia. Rimasi di stucco. Accettai e arrivai in paese in uniforme insieme al prefetto di allora. Era il 1988. La mia gente rimase colpita nel vedermi. Ne fui davvero orgoglioso.
Ha parlato di Resia, terra che ha dato un contributo importante ai corazzieri.
Quando arrivai al Quirinale, nel 1959, su 120 corazzieri, 25 erano Friulani.Oggi non ce ne sono più di 4 o 5. E a cavallo tra anni 70 e 60 eravamo addirittura in 3 solo della frazione di Oseacco di Resia.
Le piacerebbe vedere un presidente Friulano?
Certo, ma non perchè sarebbe più bravo degli altri, ma per orgoglio territoriale.
Articolo tratto dal Messaggero Veneto del 21 gennaio 2022