1° giornale dell'associazione -18 agosto 2007-
Il genere umano diffida delle novità; mira, di solito a mantenere immutate le condizioni di vita e, attraverso il mantenimento delle tradizioni, mimetizza la paura di apportare modifiche alla propria esistenza. Spesso succede che quando si propone un’alternativa, questa viene guardata con diffidenza, necessita di una fase ponderata di studio, deve essere compresa ed, infine, o viene respinta definitivamente oppure accettata. Analogo percorso è stato riservato a Identità e Tutela Val Resia. Infatti, dopo un iniziale momento di studio, alcune persone hanno condiviso entusiasticamente le strategie da noi proposte, altre hanno ignorato la novità, alcuni, per timore di ingiustificate ritorsioni economiche, hanno preferito fornire il loro supporto morale dall’esterno, ed infine, alcune, ad onor del vero talmente poche da non superare le dita di una mano, hanno dissotterrato l’ascia di guerra. Peccato, perché quest’ultimi, con le loro conoscenze e grazie all’esperienza maturata, avrebbero potuto contribuire con noi alla giusta causa della salvaguardia del resiano. Ci sfugge, forse, la reale motivazione di un simile atteggiamento. La presa di posizione denigratoria ed oltraggiosa riservata da questi ultimi ai consiglieri della neo associazione, principalmente attraverso gli organi di stampa della minoranza slovena, ha agevolato la diffusione delle idee della nuova associazione, ha favorito la presa di coscienza delle altre minoranze locali e, contemporaneamente, ha rafforzato in noi l’idea di perseguire sulla strada intrapresa, propizia alla tutela della resianità, ma irta di avversità e difficoltà. Ostacoli principalmente determinati dalla barriera posta da certa stampa locale (settimanali, quindicinali, mensili, bimestrali) sulla pubblicazione delle nostre notizie o delle rettifiche alle accuse gratuite pubblicate.
Bontà loro, non conoscono a fondo i resiani!
Si è reso necessario, quindi, restituire credibilità ad una corretta informazione sulle nostre posizioni e sottoporre ai lettori i normali quesiti che la popolazione resiana ci pone. Ci siamo posti, ma non riusciamo a dare o meglio evitiamo di fornire risposte, le seguenti domande:
- perché la popolazione resiana può e deve leggere solo le notizie proposte da alcune persone?
- perché non vengono pubblicate le rettifiche e non si vuole informare la popolazione?
- perché si evidenziano solamente le iniziative di una parte e svergognate le proposte degli altri?
- perché si offendono i resiani non residenti?
- perché si diffamano gli emigranti, gli arrotini, i commercianti che, con il loro sacrificio e con il loro continuo peregrinare, hanno dato
testimonianza di serietà laboriosità diffondendo nel mondo la cultura resiana?
- perché non può essere discussa una proposta di legge?
- perché solo cinque persone hanno potuto operare scelte definitive per tutti noi?
- perché un resiano non può più essere resiano?
- perché un semplice cittadino non può dissentire dalle scelte operate?
- con quale autorità ci si erge censori della libertà e delle iniziative altrui?
Per cercare di rispondere ai quesiti posti, per rispondere alle sollecitazioni degli oltre trecento associati e per restituire attendibilità al dibattito costruttivo abbiamo pensato di pubblicare un foglio informativo. Si tratta di un numero unico sotteso ad informare la popolazione sulle nostre iniziative e per porre un argine all’evidente strumentale campagna di disinformazione attuata.
Il presidente Identità e Tutela Val Resia
Proposta per la tutela della lingua resiana nel disegno di legge 205/06.
Alla fine del mese di giugno la VI Commissione Permanente del Consiglio Regionale ha convocato un’audizione per la bozza di legge 205/06 “Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena”. A quella riunione erano state ammesse 22 associazioni in rappresentanza delle varie realtà del variegato panorama minoritario della fascia confinaria delle province di Trieste, Gorizia e Udine. Per la Val Resia erano presenti: per l’Amministrazione Comunale BUTTOLO Cristina, SIEGA Franco e LONGHINO Antonio; per il Circolo culturale resiano “Rozajanski Dum QUAGLIA Sandro,NEGRO Giovanni, NEGRO Luigia, NEGRO Severino e PALETTI Luigi; ed infine per l’Associazione Identità e Tutela Val Resia CHINESE Sergio, avv. CEVOLIN, DI BIASIO Renata, DI LENARDO Mario, MANZINI Alessandra, MICELLI Giovanni, PIELICH Mario, SIEGA Alberto. Quest’ultima, ben rappresentata a tutti i livelli, recava la delega di altre dieci associazioni operanti sul territorio, alcune delle quali avevano affidato, ai rappresentanti di Identità e Tutela, proposte operative. Alla Commissione è stato fornito un corposo fascicolo, corredato dai lavori eseguiti nel tempo dagli studiosi che si sono occupati di Resia già dal 1700, in cui si evidenziava la specificità del resiano.
I rappresentanti di Identità e Tutela hanno sostenuto che la regione autonoma Friuli Venezia Giulia deve tutelare le caratteristiche etniche e culturali di tutti i gruppi linguistici minoritari, natisoniani, torriani, saurani e timavesi, ed in primo luogo la particolarissima identità resiana, distinta da qualsiasi altro idioma linguistico non riscontrabile in nessuna lingua parlata da comunità o stati anche limitrofi.
La tutela e la valorizzazione della lingua resiana nella valle in cui essa si è formata storicamente ed è stata parlata per secoli costituisce un valore in sé e rappresenta un’utilità e un vantaggio nell’insegnamento linguistico in genere, rivolto all’apprendimento delle altre lingue che sono inserite nei curricula scolastici.
Ma la previsione legislativa, in materia di formazione degli insegnanti di madrelingua o con piena conoscenza della lingua slovena, consentirebbe la piena tutela della lingua resiana, lingua materna slava arcaica parlata nella Valle?
La possibilità di riferirsi ad una lingua ufficiale di uno stato nazionale confinante porterebbe in breve all’eliminazione della nostra lingua storica parlata da oltre mille anni.
Ai politici regionali è stato riferito che la regione autonoma Friuli Venezia Giulia nel tutelare, quindi, la lingua resiana nell’insegnamento attuerebbe la più moderna metodologia del plurilinguismo con la lingua storica del territorio.
Al Legislatore regionale, tenendo conto del combinato disposto degli articoli 3, 6, e 9 della Costituzione e dell’articolo 3 dello statuto speciale di autonomia e della potestà piena primaria ed esclusiva in materia di istituzioni culturali, è stata ufficializzata la seguente proposta di articolo:
Articolo per il riconoscimento dell’antica lingua resiana
1. In attuazione all’art. 6 della Costituzione italiana, alla Carta europea delle lingue minoritarie e dell’art. 3 dello Statuto regionale è riconosciuta la lingua resiana come lingua protoslava parlata nella Val di Resia.
2. In tutti gli organismi di rappresentanza delle lingue minoritarie previste dalla normativa regionale è riconosciuta una rappresentanza associativa o istituzionale e la partecipazione di un membro delle associazioni rappresentative delle minoranze linguistiche storiche della Val Resia, della Val di Torre, della Val del Natisone su indicazione del Presidente della Provincia di Udine.
3. Ai fini dell’attuazione della normativa in materia scolastica l’insegnamento relativo alla lingua minoritaria nelle scuole della Val Resia è impartito da personale di madrelingua della minoranza linguistica storica resiana abilitato ai sensi di legge o con piena conoscenza.
Alla conclusione dei lavori si è diffuso un cauto ottimismo fra i rappresentanti della comunità resiana visto l’interesse suscitato fra gli addetti ai lavori. Buhdej.
Il presidente Identità e Tutela Val Resia
LINGUA E STORIA DELLA VAL RESIA
È stata approntata la bozza di quella che diventerà la legge regionale sulle minoranze linguistiche con il numero 205. Un altare alla minoranza linguistica slovena e nemmeno un distinguo, un piccolo cenno alla lingua resiana, perla della collana delle lingue slave che negli ultimi secoli ha meritato, per la sua unicità l’attenzione di studiosi e linguisti di tutto il mondo.
E tant’è datasi che gli slavisti locali hanno nuovamente decretato l’inclusione del resiano tra i dialetti sloveni.
È rimasto , al riguardo, inascoltato il suggerimento del professor Hamp che consigliava di fare un accurato riesame del resiano prima di catalogarlo, specialmente per quanto concerne le vocali, importantissime ai fini di ogni lingua.
È stato ignorato quanto affermato , a suo tempo, da Baudouin de Courtenay , uno dei più autorevoli linguisti interessati con vera passione al resiano, il quale dopo aver spiegato perché i Resiani non sono Russi, scrive:” in simile maniera possiamo dimostrare che i Resiani non sono Bulgari, non Sloveni nel senso proprio di questa parola, non Serbo-Croati nel senso stretto, ecc., e che ci rappresentano, dal punto di vista glottologico, una stirpe slava indipendente”. Questa affermazione dava molto fastidio ai suoi picconatori, tanto che cercarono di screditarlo solo perché il buono ed onesto B.de C., ormai anziano, stanco ed ammalato, aveva espresso il desiderio di voler riconsiderare la teoria riguardante l’accostamento del resiano al turano-altaico.
Da parte degli slavisti, lo dice un saggio, viste le notevoli manchevolezze della legge 482/99 sono state seguite le articolate e complesse disposizioni che non tengono conto della realtà e dell’equità, ma solo delle forze di “intraprendenti” intellettuali congiunte all’opportunità di salvaguardare certi equilibri politici.
Quindi, catalogare il resiano tra i dialetti sloveni è soltanto un favore fatto al politico che tende la mano, ovunque possa farlo, per avere contributi: ciò è tecnicamente, storicamente e scientificamente un errore. Relegare il resiano nel limbo dei dialetti , anche se la legge non aiuta, rappresenta una mancanza di rispetto, una “diminutio capitis”per una lingua con la quale i Resiani, in quasi 1400 anni di convivenza si sono detti tutto, si sono trasmessi le conoscenze, la cultura, nonché arti e mestieri, tecnologia e musica.
Per favore, signori linguisti, se proprio non potete chiamarci lingua perché la legge non ve lo consente, indicateci con un altro vocabolo appropriato, ma NON GETTATECI nella fossa comune dei dialetti sloveni. La lingua slovena stritolerà e ingoierà il resiano in pochi anni e a Voi rimarrà imperituro l’amaro dentro per non aver fatto nulla per salvare questa stupenda lingua.
Il resiano non può essere un dialetto sloveno in quanto la sua origine è indipendente dallo sviluppo della lingua slovena.
Nello statuto regionale è sancito che gli appartenenti alla minoranza slovena del F.V.G. sono cittadini italiani di nazionalità slovena. Noi non possiamo chiamarci di nazionalità slovena . Con la Slovenja non abbiamo nulla in comune, né topos, né epos, né ethos, né logos, né caratteri né modi, e nei tanti secoli trascorsi non abbiamo vissuto neanche un attimo di storia insieme uniti, anzi ci siamo trovati gli uni contro gli altri in diverse occasioni. Ad esempio: nel 1500 , durante la guerra tra Austria e Venezia, gli Sloveni si sono schierati con l’imperatore , mentre i Resiani sono rimasti fedeli alla Serenissima; nella guerra 1915/18 Resiani e Sloveni si sono sparati contro lungo tutta la linea del fronte dal Brennero fino al Carso . Evitiamo di citare la 2^ guerra mondiale per i noti motivi, anche se non possiamo non dire che siamo stati aiutati a combattere una dittatura allo scopo di darcene un’altra, che ci sono state delle fucilazioni ingiuste e crudeli e che anche Resia ha avuto i suoi infoibati. Non c’è stata mai convivenza, insomma, né qualsivoglia interagire per mezzo del linguaggio. E ciò perché l’uno non ha mai capito quello che diceva l’altro. Sono realtà linguistiche diverse.
I Resiani, quando sono entrati in Valle, per comunicare tra loro usavano il paleoslavo o slavo antico, il quale ha assorbito frammenti di celtico, di latino e di longobardo e nel quale si sono via via inseriti prestiti dal paleoslavo liturgico di Costantino con lo sloveno portatoci dai monaci di St. Paul e di Admont, mandati a Resia dagli abati di Moggio nel XIII e XIV secolo d.C., ed infine i prestiti dal friulano, dal tedesco e dall’italiano.
Guardiamo le statistiche. Attualmente su 100 parole dette in resiano:
- 40 sono comuni a tutte le lingue dell’universo slavo ( mati, oce,oci,ecc. ); - 20 sono solo resiane (gjo,karie,rat,want,wsei,mugjul,pravit,lanita,ecc.);
- 8 sono uguali al solo sloveno (kacja,gosd,skuta,kucjanizza,ecc.); - 30 sono parole resianizzate prese dall’italiano, dal tedesco e dal friulano;
- 2 sono comuni ad alcune delle lingue slave (es.: jinde = ceko, con il quale abbiamo in comune la desinenza dei verbi ; ric = ucraino; scja = bulgaro, polacco, ucraino ).
Consideriamo la storia. I Resiani sono sotto il Canin fin dal VII secolo d.C., arrivati direttamente da nord-est avendo potuto beneficiare di un periodo di libertà di movimento dopo che Samo ebbe a liberare quasi tutti gli Slavi occidentali. Il gruppo giunto in Carinzia era notevole ed eterogeneo. Gruden e Rutar lo vorrebbero formato da soli Sloveni, scientemente equivocando sul fatto che Franchi, Bavari e Sassoni chiamavano gli Slavi, tutti gli Slavi : Esclavens, Esclovens,Escloviens, ma nessuno storico non sloveno avalla questo dato e Lewanski addirittura li ammonisce e afferma: “ Tra il VI e l’VIII secolo d.C. gli Slavi penetrarono nei territori limitrofi al Friuli formando insediamenti provvisti di un ordinamento statale nel Noricum meridionale. Contrariamente agli assunti dei primi ricercatori detta colonizzazione fu opera degli Slavi occidentali e NON degli Sloveni.” Tale nome per gli Sloveni arriverà solo due secoli dopo , allorquando i Franchi li liberarono dalla schiavitù degli Avari. Dal gruppo trovatosi in Carinzia si staccarono i componenti di quattro tribù che decisero di raggiungere la piana friulana attraverso la valle del Fella. Esse si scontrarono con i Longobardi che le respinsero dopo aver inflitto loro gravissime perdite. I superstiti si rifugiarono nella valle di Resia ed iniziarono una vita di comunità che non si è mai interrotta fino ad oggi. I manipoli di predoni slavi di cui ci narra Paolo Diacono che infastidiscono con le loro incursioni in pianura i Longobardi per buona parte dell’VIII secolo, possono essere solo Resiani ma non Sloveni. Nella storia universale gli Sloveni ( Esclovens ) sono menzionati soltanto nel nono secolo : nell’816 una loro delegazione è a Compiègne per un atto di sottomissione a Ludovico il Pio, nonché per chiedere la distinzione dai loro oppressori e di poter usufruire del territorio posto tra Sava e Drava per viverci e svolgere le loro attività; però la fedeltà all’imperatore ebbe breve durata : tra l’820 e l’823 certo Liudovit assoggettò buona parte della popolazione della Pannonia occidentale, tra cui gli Sloveni, e la spinse alla rivolta contro i Franchi. Il gruppo ebbe un primo successo contro Cadola, marchese del Friuli, e riuscì a invadere parte del territorio a ovest del Sava, ma poi i Franchi inviarono sul posto un forte contingente di uomini e anche con l’ausilio dei Croati ( Bozna ), dispersero e decimarono i rivoltosi. Dopo tale batosta, gli Sloveni si ripresero nella seconda metà del nono secolo e ricevettero pure la visita di Cirillo e Metodio , ma poterono ricompattarsi e iniziare finalmente una vita di comunità (per diventare uno dei popoli più miti e corretti della storia ) solamente dopo il 950, all’esaurirsi della furia degli Ungari che, in cinque distinte ondate, passarono sulla Pannonia occidentale come un ferro rovente.
A questo punto siamo in aperto conflitto con i cinque più cinque che – con un’azione politica degna del miglior Talleyerand, motivata dal solo” scientifico” riflesso linguistico- hanno chiesto ed ottenuto l’inserimento del comune di Resia tra quelli tutelati dalla legge sulla minoranza slovena. Vorremmo capire come mai ( un virus ? ) , pur avendo essi in valle un seguito più vicino allo 0 che non al 15% esatto dalla legge ( e non potrebbe essere altrimenti, datosi che nessun Resiano, ma proprio nessuno può legittimamente dichiararsi di nazionalità slovena e nessuno, ma proprio nessuno conosce l’inno nazionale sloveno ), continuano imperterriti a perseguire il loro scopo e a mantenere la posizione e la consegna assegnategli al momento del loro reclutamento da parte di Maticetov, regista di tutta la faccenda, il quale - anche con l’aiuto di portatori locali, ovviamente - è riuscito a portare l’acqua del Resia nel Sava , blandendo e ammaestrando, strada facendo apprendisti linguisti,pseudo giornalisti e scrittori, tesisti, eccetera. Qualcuno degli istanti surriferiti ha addirittura ammesso che il resiano non può essere un dialetto sloveno e che i Resiani non possono evocare la nazionalità slovena ma che tutto viene portato avanti per il bene di Resia, visto e considerato che i competenti organi accettano anche noi Resiani . “ Insomma ,ci fingiamo Sloveni per avere i contributi “, e non gliene cale né poco né tanto se il magistrato potrà intravedere nel loro dire ed agire la configurazione di uno o più elementi costitutivi del reato di truffa ai danni dello Stato, datosi che quelli elargiti sono quattrini sborsati dai contribuenti italiani.
Ai signori competenti della CULTURA si chiede la cortesia di voler restituire la dignità di LINGUA al RESIANO, perla della collana delle lingue slave da sottoporre all’attenzione e alla tutela dell’UNESCO come patrimonio universale. Gilberto Barbarino
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I simboli del nostro stemma rappresentano la Val di Resia che ogni resiano porta e conserva in sé, identificandosi in essi; soprattutto per coloro che, costretti dalle primarie necessità, hanno dovuto lasciare la propria terra, chi per poco e chi per tutta la vita, ma con un unico desiderio, tornare … per rivedere il monte Canin che sempre attende , come un padre, i propri figli. La pieve, la Šmarnamiša e poi … la propria unica danza, il violino che, solo a sentire le sue prime note, si scatena irrefrenabile il desiderio del ballo forte richiamo, atavica attrazione che definirei sublime. Il resiano è Resiano con tutto se stesso; la sua identità è fortissima e radicata nel suo essere più profondo; è nato, cresciuto, vissuto Resiano sin dai tempi più remoti. Se qualcuno osa definirlo in altro modo, il suo sangue ribolle, la sua mente si offusca e la sua anima si ribella. Guai a chi osa alterare la propria identità che è sacrosanta; ad ognuno di noi e solamente a noi spetta il diritto di esprimere ciò che sentiamo. PIELICH Mario
Grazie a questo foglio ho la possibilità di presentarmi a tutti quanti voi. Mi chiamo DI LENARDO Franco Turän. Sono nato a Milano nel 1964 e attualmente sono residente a San Giovanni al Natisone figlio di resiani originari delle frazioni di Oseacco e Coritis, honno partecipato attivamente sia nella Pro Oseacco, sia alla ricostruzione della chiesetta di Coritis rinata grazie al sottoscritto e ai tanti volontari che hanno donato tempo, fatica e denaro per il raggiungimento di un grande traguardo. Nel mese di settembre 2006 sono stato contattato e, dopo brevi colloqui, convinto a partecipare attivamente ad una grande battaglia democratica per la resianità della nostra terra contro la possibilità che il popolo resiano venga impropriamente inserito nella minoranza slovena. Sono convinto al 100 % che i nostri vecchi, di fronte allo spauracchio “finanziamenti in nome della slovenità”, non avrebbero girato le spalle alle nostre tradizioni ed alla nostra cultura.
La domanda che vi pongo è: “ Vi sentite sloveni e quindi siete concordi affinché il Comune di Resia aderisca alla minoranza slovena? ” Sarebbe semmai auspicabile che la lingua resiana venga riconosciuta e, grazie a questo atto, poter usufruire di finanziamenti per lo sviluppo della nostra terra in nome del nostro essere Resiani. Franco Di Lenardo Visitate il mio sito www. valresia. splinder. com
LETTERA APERTA A DINO VALENTE
Carissimo Dino;
scrivo in merito all’articolo comparso sul bimestrale “näš glas” nel giugno u. s. .
Ritengo doveroso e prioritario asserire che rispondo esclusivamente per tutelare l’immagine della associazione che rappresento e non certo per alimentare sterili contrapposizioni o improduttive polemiche che tutto alimentano tranne una leale discussione sottesa alla difesa della lingua resiana .
Le esternazioni affidate al giornale, inesatte e in parte smentite da altri articoli contenuti nello stesso giornale, denotano un’astiosa rivalsa nei confronti di chi cerca pubblicamente di porre il problema della sopravvivenza dell’autonomia resiana.
Dino, dagli articoli pubblicati emerge la disinformazione che comunichi ai tuoi lettori, con riferimenti inesatti a persone, fatti e citazioni parziali, sul contenuto reale della legge in discussione in Consiglio Regionale.
Poiché ci conosciamo da molti anni per analoghi interessi folklorico-musicali, sai perfettamente che non offro il destro alle provocazioni e, tantopiù, evito, se possibile, la diatriba .
Ti ho sempre considerato una persona equilibrata, per questo mi ostino a supporre che questa volta tu sia stato tratto in inganno da chi ti ha relazionato sulle riunioni pubbliche indette da questa associazione, aperte a tutti ed alle quali hanno partecipato, oltre al Sindaco, amministratori locali, Forze dell’Ordine, iscritti e simpatizzanti.
Per fugare ulteriori dubbi sulle finalità di “Identità e Tutela Val Resia”, abbiamo sollecitato l’amministrazione pubblica ad indire una terza assemblea cui hai partecipato anche tu.
Sabato 19 maggio 2007 alle ore 20:30, nella sala consiliare, non eri molto distante dalla mia sedia quando, invitato dal Sindaco, ho preso la parola e ho riferito esattamente le stesse cose dette nelle due precedenti riunioni. Non hai contribuito alla discussione; hai solamente condiviso, annuendo vistosamente, alle perplessità legislative rese pubbliche. Forse anche tu nel tuo subconscio, ti sei reso conto del rischio, per la resianità, dell’applicazione dell’articolato proposto nella bozza di legge regionale 205/06.
Hai dimostrato interesse quando è stata spiegata la differenza fra lingua e dialetto con tutte le implicazioni negative che tale applicazione comporterebbe per il resiano, vagamente definito “dialetto sloveno”.
Nella sede pubblica, deputata al dibattito serio e costruttivo e alla presenza di un folto pubblico, non hai ritenuto idoneo esprimere le tue posizioni che avevi in precedenza che continui ancora ad affidare solamente alla carta stampata, né hai fugato le preoccupazioni che hanno spinto un gruppo di Resiani a costituire “Identità e Tutela Val Resia”.
Ci accusi di creare turbative, di rimestare nel torbido, di non saper parlare resiano, di non promuovere cultura resiana, di non aver insegnato la lingua ai nostri figli, di non saper cantare, suonare e ballare, di non saper insegnare nelle scuole locali la cultura resiana, di vivere estrapolati dalla realtà valligiana, di sminuire d’importanza degli studiosi esterni che di noi si sono occupati, ma eviti ogni confronto pubblico.
Personalmente ribadisco qui il giudizio positivo, espresso in svariate circostanze, ed il mio personale ringraziamento a quelle persone senza l’apporto delle quali gran parte del materiale sarebbe andato irrimediabilmente perduto.
Ma tornando ai fatti nostri, cosa fai tu per affrontare seriamente il problema ? Quali sono i tuoi suggerimenti per soddisfare le legittime richieste di oltre un migliaio di cittadini resiani che non si sentono sloveni ma solo resiani? L’associazione che presiedo e che oggi conta oltre trecento associati, alcuni dei quali anche appartenenti ai sei gruppi che si sono irritati della nascita di “Identità e Tutela”, fornisce idee e costante collaborazione ai sodalizi e alle istituzioni locali.
Tuttavia, poiché i tuoi strali si rivolgono soprattutto alla mia persona (suppongo e spero esclusivamente per la carica che rivesto in seno dell’associazione), mi devi permettere alcune considerazioni.
Non mi par giusto qui citare le mie pubblicazioni in resiano, né rilevare che, per far ciò, mi sono dovuto documentare su gran parte delle scritture disponibili e ascoltare tutte le registrazioni effettuate dai ricercatori.
Il risultato di questi studi mi ha consentito di far conoscere il nostro lessico, grazie a “… il primo grande dizionario resiano…” (prof. Han Steenwijk) in varie rappresentative biblioteche del mondo.
Sappi, infine, che per la traduzione del Vangelo, quasi ultimato, continuo a basarmi sui testi: Libri od Luzi nebesche (libro della luce celestiale) del sacerdote resiano Francesco Domenico Micelli del 1797; Christjanske Uzhilo (dottrina cristiana ovvero il libro delle “ventiquattro prediche”) del 1845, scritto dal rev. resiano Stefano Valente Bobon e giustamente definito da J. I. Boudouin de Courtenaj il “vero monumento alla lingua resiana”; il Catechismo Resiano che lo stesso glottologo polacco ha trascritto durante la sua permanenza a Resia nel 1875.
Suppongo che anche tu conosca questi testi scritti da sacerdoti resiani molto prima del 1930. O per te esiste solo il natisoniano don Cramaro ?
Ti sono, in ogni modo, molto riconoscente per la notevole pubblicità che mi fai riservare sui giornali e che sarà accresciuta, senz’altro, da altre successive pubblicazioni.
Nel tuo articolo, dove affermi che “parlare male degli altri è cosa facile e va anche di moda, ma non dovrebbe appartenere ad una persona di cultura che traduce il Vangelo”, mi ripaghi abbondantemente e, bontà tua, pubblicamente contro la trentennale campagna censoria e denigratoria perpetrata nei confronti dei miei lavori da certi critici letterari locali.
Spero però che questo periodo difficile, ma finalmente ricco di discussioni e di approfondimenti, sensibilizzi i resiani nel rispetto e sulla tutela della cultura tramandataci dai nostri avi.
Sergio CHINESE
Synyćë I bimbi
Nahejtä dä synyćë kažyjtë njeh sën tej ny ćejo, köj jtakö tä starä düšä ny bo muärlä.
Lasciate che i fanciulli esprimano il loro sogno in piena libertà, solamente così la loro identità non morirà.
Animato da questa convinzione ho cercato di dare il mio contributo all’insegnamento del canto nella scuola primaria di Resia, nell’ora settimanale, riservata alla cultura resiana, del piano dell’offerta formativa. I bambini resiani sono degli alunni veramente interessati all’educazione musicale e con tutte le classi, con progettazioni differenziate, è stato possibile affrontare un percorso che ha permesso di scoprire i canti resiani, di aver notizia delle tecniche di alcuni suonatori locali e di conoscere i nominativi di alcuni studiosi, che si sono occupati della nostra cultura.
Grazie all’intervento di molti attori, alla collaborazione degli insegnanti e dei genitori, è stato possibile realizzare progetti che hanno dato lustro alla nostra realtà scolastica. Infatti gli alunni non si sono limitati a cantare, ma hanno fatto ricerche e composto poesie che, affidate a validissimi musicisti, sono divenute materiale per nuovi canti in resiano e hanno consentito al coro Monte Canin di realizzare due bei libri di poesie, ”Urate” e “Lipë möj dët” . Forse attraverso queste elementari strategie e, a patto che i fanciulli si sentano liberi di esprimersi a modo loro, sarà garantita la sopravvivenza della cultura resiana
Il Presidente Identità e Tutela Val Resia
Sono MICELLI Giovanni Zangarlin, consigliere del comitato Identità e Tutela Val Resia. Dall’ a. s. 2002 / 2003 sono stato incaricato per l’insegnamento della musica popolare resiana agli alunni delle scuole elementari e medie. In questi anni con grande entusiasmo, ho insegnato ai bambini a suonare la “zitira” e la “ bunkula”, rendendomi disponibile anche per lezioni gratuite. Per merito della scuola e del comune di Resia, si dà la possibilità a tutti i bambini di esprimere, attraverso la nostra musica, il loro talento. La scuola di Resia ha messo a disposizione dieci zitire e una bunkula che, a rotazione, vengono date agli alunni per esercitarsi a casa. E’ mio intento insegnare ai giovani la tecnica di base senza alterare l’originalità della musica resiana, mantenendo le particolarità ampiamente evidenziate dai documenti, foto e filmati. Alcuni tentativi di copiare il suonatore resiano risultano volgari imitazioni. I risultati del mio impegno per la comunità resiana sono evidenti e anche per questo il sindaco e il direttore del parco mi hanno rilasciato un attestato che riconosce la mia professionalità. In questi anni sono stato completamente ignorato da alcune associazioni resiane che non mi hanno invitato alle loro manifestazioni e non hanno dato la possibilità ai miei allievi di esprimere pubblicamente quanto imparato. Anche in alcune pubblicazioni resiane vengo completamente ignorato come suonatore e insegnante di musica resiana. Tutto questo in quanto io non condivido le loro idee di appartenenza dei resiani. Io sono resiano da molte generazioni, come risulta dai documenti parrocchiali del 1703 e non voglio l’imposizione: MICELLI Giovanni “ Zangerlin” – minoranza slovena. Condivido pienamente le finalità dell’associazione Identità e Tutela Val Resia, in quanto come resiano Doc non voglio appartenere ad una identità che mi è stata imposta e nella quale non mi riconosco. Micelli Giovanni Zangarlin
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Accusiamo!!!
Accusiamo: gli arbitrari che hanno celato ai cittadini di Resia le loro mire politiche ( creazione dell’unione dei circoli culturali sloveni)
Accusiamo: gli arbitrari che hanno volontariamente omesso di consultare la popolazione, il che avrebbe evitato gli attuali conflitti e l’impostazione delle leggi 482 e 38 che amalgamano la lingua resiana allo sloveno.
Accusiamo: gli arbitrari che deformano volontariamente gli studi sulla linguistica ( es. J. I. Baudouin de Courtenaj aveva citato la lingua resiana come slava e non slovena.
Accusiamo: gli arbitrari che non riconoscono ai Resiani partiti da Resia per vari motivi, il diritto di difendere le loro origini, la loro lingua, le loro usanze, la loro valle e soprattutto la loro italianità.
Accusiamo: gli arbitrari che, favorevoli alla slovenizzazione, dimenticano che sono cittadini italiani, disonorando anche gli antenati da cui discendiamo. Ricordatevi del 2 aprile 1946. Basta alla disonestà intellettuale.
N.B.: il termine “ accuso” è dello scrittore francese Emile ZOLA, di origine italiana che aveva denunciato le menzogne dello stato maggiore francese concernenti il capitano Dreyfus. La storia gli ha dato ragione!!!
Jean Clemente Tomaseć Anna Cesare
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LA VEDRAN BEN BELLA
Da qualche anno i Resiani leggono articoli in vari giornali sulla strategia dei nostri amici sloveni che hanno la chiara intenzione di slovenizzare la Val Resia. Le risposte in altrettanti numerosi articoli non sono state meno chiare per i resiani ( che saluto) che nel 2004 con le loro 1100 firme hanno già confermato la posizione dei valligiani resiani. Apprezzo inoltre gli articoli scritti da Franco PACILIO, da Luciano SANTORO, da Gilberto BARBARINO e da Sergio CHINESE e da tanti altri che reagiscono all’idea della svalutazione resiana. Faccio un grande applauso al sindaco di Resia, cav. Sergio BARBARINO, per il suo articolo apparso nel giornale di Resia ( agosto 2007 ), meritandosi veramente l’appellativo di “il capo del popolo”!
Pure io dopo 54 anni di residenza in Francia come emigrante, sono e rimango Resiano, Friulano e Italiano nel più profondo del cuore. Cercate di capire, amici sloveni, che noi Resiani, pur non possedendo ricchezze, abbiamo un immenso tesoro tramandatoci dai nostri avi: l’onore dell’identità resiana.
A scuola imparai l’italiano; più tardi, per lavoro, il francese in Francia, quel gran paese che mi ha dato tutto e al quale devo tanto.
L’Austria degli Asburgo del XIX secolo, allora grande potenza europea, fu a suo tempo costretta a restringere il confine nel 1866. Prima del plebiscito popolare del Veneto, Friuli e Resia, la situazione non era semplice: l’impero asburgico difese aspramente il suo interesse, costringendo i resiani e i friulani alla resistenza. Così uniti, marciarono fino a Pontebba in un rabbioso putiferio, armati di forche, pale, bastoni, marmitte che servivano da tamburo e coperchi da cimbali, scandendo in un sincronismo perfetto la frase: “LA VEDRAN BEN BELLA!!!”
Quel rumore rimbombante, amplificato dall’eco delle montagne fece indietreggiare la truppa austriaca fino a Tarvisio che più tardi rimarrà il confine definitivo.
I Resiani scelsero l’Italia, nazione nascente, senza sottomissioni né compromessi. La madrelingua rimase il Resiano. Oggi mi sento in obbligo di scrivere una lettera aperta:
- Chi vuol rovesciare le armonie che Resia vive da secoli?
- Chi ha interesse a un tale mutamento?
- Chi nel tempo sarà l’erede della lingua Resiana?
Come i miei avi, vorrei concludere la mia vita dove tutto ebbe inizio, ma forse, dovrò imparare una lingua straniera nel mio proprio paese ???
“LA VEDRAN BEN BELLA!!!”
Aldo Barbarino Grof
I bambini delle scuole al Teatro “ A. Ristori ” di Cividale.
Quando il sipario si apre, le luci di scena ti abbagliano e non riesci più a capire se la platea è vuota oppure se è stracolma di persone; allora, anche se fino a quel momento hai dimostrato una certa sicurezza, le gambe cominciano a diventare molli e la spavalderia lascia il posto ad un leggero tremore. Questo succede anche a chi calca le scene da molti anni, nonostante l’esperienza maturata e la professionalità acquisita. E queste sono state le sensazioni provate da alcuni ragazzi delle scuole di Resia durante la manifestazione, sostenuta il giorno 30 maggio scorso, nel grande teatro A. Ristori di Cividale, nell’ambito dell’annuale Mittel teatro.
Accompagnati dagli insegnanti, Sandra, Giovannino e Sergio, una ventina di ragazzi si sono esibiti in uno spettacolo di canti, suonate e danze, polarizzando, così, l’attenzione e l’interesse del pubblico in sala. Si è trattato della degna conclusione del lavoro musicale svolto nel corso dell’anno scolastico e la bravura degli alunni resiani è stata molto apprezzata. Prima della manifestazione, durante le prove e nell’attesa del proprio turno, si è instaurata una piccola, sana competizione, foriera di nuove amicizie, fra le sei scuole in rete partecipanti al progetto Sentieri, provenienti da varie località della provincia. In quella occasione ogni istituto ha presentato il proprio progetto e alcuni di questi, molto ammirati, potrebbero fungere da stimolo per nuove, future, sempre più impegnate partecipazioni. I nostri ragazzi hanno gradito anche la breve visita alla cittadina, che ha dato il nome al Friuli, e la sosta sulle sponde del fiume Natisone, dove il pranzo al sacco, preparato dalle mamme, è risultato ancora più appetitoso.
Inoltre ed è quello che più conta, tutti sono tornati a casa con la volontà di ripetere la bella esperienza vissuta. Chinese Sergio
Facciamo appello a tutti i Resiani che hanno a cuore le sorti della lingua e della cultura resiane, affinché ci sostengano aderendo alla nostra associazione ed alla manifestazione che si svolgerà a Trieste presumibilmente verso la fine di settembre c.a., in occasione della discussione in Consiglio Regionale del disegno di legge 205/06. - Per ulteriori informazioni e nuove adesioni contattare:
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RispondiEliminaAlba Di Lenardo Vissach