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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

martedì 11 settembre 2007

PER SAPERNE DI PIU'

Lega della Slavia Friulana


San Pietro al Natisone


 


N. 25 di prot.                                                        San Pietro al Natisone, 17.8.2007.


 


Oggetto: Richiesta regionale del parere dei Sindaci sulla applicazione del


bilinguismo italiano-sloveno (art.10 L.38/01) sul territorio di 18 comuni


della Provincia di Udine.


 


ALLA CORTESE ATTENZIONE DEI CONSIGLIERI COMUNALI DELLA SLAVIA FRIULANA CHE NON SI RICONOSCONO NELLA MINORANZA NAZIONALE SLOVENA DI TRIESTE


 


La richiesta in oggetto, fatta il 3 agosto 2007 della Segreteria Generale Regionale ai Sindaci di 18 Comuni della Provincia di Udine inclusi nell’ambito di applicazione della legge 38/01 di tutela della minoranza slovena, evidenzia le negative gravi conseguenze che tale legge imporrà alle comunità linguistiche storiche che non si riconoscono nella minoranza slovena, presenti da 14 secoli nelle valli del Natisone, del Torre e di Resia in provincia di Udine, ingiustamente spacciate per minoranza nazionale slovena come quella di Trieste e Gorizia. Detta richiesta chiede infatti ai 18 Sindaci se intendono applicare sul proprio territorio l’art. 10 della citata legge, articolo che prevede l’uso della lingua slovena in aggiunta a quella italiana nelle insegne degli uffici pubblici, nella carta ufficiale e, in genere, in tutte le insegne pubbliche, nonchè nei gonfaloni. Trattasi, come è evidente, di articolo che prevede il puro bilinguismo italiano-sloveno diretto alla collettività. Una esternazione che evidenzia la presenza sul territorio comunale della minoranza  nazionale slovena anche se inesistente. Una imposizione della nazionalità slovena non propria, non sentita e mai richiesta dalle comunità locali che da sempre si sentono e si sono comportate da vere italiane.


 


Sul piano della dovuta correttezza amministrativa i Sindaci interpellati non dovrebbero avere dubbi sul loro dovere di rispettare la storia, la cultura, la lingua e le tradizioni delle comunità che amministrano, anche perché certificate dagli Statuti comunali che per legge (art.13 D.Lgs.9/97) sono preposti a garantire la tutela delle minoranza linguistiche e delle lingue locali. Sarebbe quindi un rifiuto del bilinguismo italiano-sloveno più che giustificato, anche perché non fruibile dalle  storiche comunità locali che non parlano la lingua slovena. Alcuni però potrebbero insistere ancora nel tentativo di fare passare per slovene, senza interpellarle, le locali comunità linguistiche sostenendo che esse sono veramente  slovene perché parlano un idioma che secondo i linguisti fa capo alla lingua slovena, oppure perché nelle Valli del Natisone ha sede una scuola bilingue italiano-sloveno. Una vecchia  non giustificata insistenza che potrebbe essere solo teoricamente motivata dal personale convincimento politico, ma che sul piano realistico è da sempre storicamente sconfessata ad iniziare dalle ricorrenti promesse elettorali fatte sempre dagli stessi slovenofili, tutte proponenti la tutela delle lingue locali e non di quella slovena nemmeno citata.


 


Alcuni Sindaci potrebbero anche richiamare le delibere o le richieste fatte dai consiglieri comunali nel 2002 per beneficiare della legge 38/01 e scaricare su di esse le negative conseguenze bilinguistiche ora proposte dalla Regione. Anche in questo caso però emergerebbe chiara la forzatura fatta da quei consiglieri, non solo per aver chiesto la tutela della minoranza slovena notoriamente non presente sul territorio, ma anche per aver così tentato di spacciare ingiustamente per minoranza slovena le comunità linguistiche locali di antica origine slava.


 


 


Comunque i Sindaci non potranno ignorare il fatto che la popolazione autoctona non si è mai riconosciuta nella minoranza slovena, come anche la storia dimostra. E’ infatti noto che in tutta la Provincia di Udine la minoranza slovena non è stata mai riconosciuta presente, contrariamente a quanto avvenuto in provincia di Trieste e di Gorizia sin dal Memorandum di Londra del 1954. A seguito del Memorandum anche la Regione ha emanato diverse norme a tutela degli sloveni presenti nelle citate due province. Per la provincia di Udine ha invece approvato, dopo la 68/81, la legge 46/91 che tutelava le lingue locali, e non la slovena, in 12 comuni (Drenchia, Grimacco, Lusevera, Malborghetto-Valbruna, Pulfero, Resia, San Leonardo del Friuli, San Pietro al Natisone, Savogna, Stregna, Taipana e Tarvisio). Dodici comuni che, unitamente ad altri tre (Attimis, Faedis e Prepotto), in sintonia con la citata 46/91, hanno poi chiesto nel 2000, anche se frettolosamente e cioè senza attendere il regolamento di attuazione della legge, sempre la tutela delle lingue locali e non  della slovena, fatta eccezione per Tarvisio e Malborghetto-Valbruna, con riferimento alla legge 482/99 (tutela delle minoranza linguistiche storiche), e senza nemmeno citare la minoranza slovena.


 


 E’ stato poi il Consiglio provinciale di allora (delibera n. 33 del 26.4.2001) che, anch’esso senza attendere il regolamento di attuazione, senza tenere conto delle citate richieste ricevute per la tutela delle lingue locali, e per di più ignorando la norma (art.18 della stessa 482) che salvaguardava le leggi di tutela già esistenti (la citate legge regionale 46/91,art. 2 bis), ha illegittimamente incluso nell’ambito di applicazione della legge 482, per la lingua slovena, i citati 15 comuni della provincia di Udine sostenendo, ingiustamente, che essi erano stati già classificati di tale minoranza dalla precitata  legge regionale 46/91 .


 


Un enorme imbroglio fatto, come si diceva allora, per beneficiare dei contributi previsti dalle legge 482/99, contributi finanziari che in realtà sono stati poi utilizzati per interpreti e traduttori di lingua slovena, lingua slovena non conosciuta dalle comunità linguistiche locali e mai utilizzata con la pubblica amministrazione. Perciò un enorme spreco di denaro pubblico.


 


Un imbroglio che è stato mantenuto dai consiglieri comunali che nel 2002 hanno poi chiesto l’applicazione sul proprio territorio della legge  38/01 di tutela della sola minoranza slovena. Infatti anche queste richieste, come prima detto, non hanno indicato presenti sul territorio i beneficiari della legge, cioè la minoranza slovena, nonostante tale logico presupposto sia espressamente richiesto dalla stessa legge all’art. 4 in cui è addirittura precisato che questa si applica solo dove la minoranza slovena è tradizionalmente presente.


 


Ciò nonostante, sulla scia di quanto fatto dal precedente Consiglio provinciale con la legge 482/99, il Comitato paritetico incaricato di proporre al Presidente della Repubblica l’elenco dei comuni dove applicare la legge 38/01, ha incluso ugualmente in detto elenco ben diciotto comuni della provincia di Udine, cioè i quindici prima citati, più Cividale del Friuli, Nimis e Torreano, tutti notoriamente privi della minoranza slovena sul territorio. Presenza che anche il Consiglio di Stato (Prima Sezione n.6742/2004 del 5 maggio 2004) ritiene il requisito  che individua l’ambito territoriale di applicazione della legge n. 38. Così oggi, a livello regionale, i comuni inclusi nell’elenco compilato dal Comitato paritetico il 15 maggio 2007 per la legge 38/01 risultano complessivamente 32: 18 della provincia di Udine, 8 di quella di Gorizia e 6 di Trieste.


Tale elenco è ora in attesa di approvazione da parte del Presidente della Repubblica più volte informato della diversità storica e linguistica esistente tra la minoranza nazionale slovena del Carso isontino e goriziano, e le comunità linguistiche slavofone della Provincia di Udine.


 


 


E’ a questo punto del percorso della legge 38/01 che la Segreteria generale della Regione ha invitato i 18 sindaci della provincia di Udine all’audizione all’inizio citata. Un momento particolarmente importante per la conservazione e lo sviluppo delle realtà storiche da 14 secoli presenti nelle Valli del Natisone, del Torre e di Resia.


 


Un momento storico, che tra l’altro tocca addirittura l’identità nazionale delle comunità linguistiche locali, per cui si ritiene doveroso suggerire ai Sindaci di sentire, prima di predisporre la risposta allinvito regionale, il parere, sul proposto bilinguismo italiano-sloveno, le varie associazioni e gruppi rappresentativi della popolazione locale e lo stesso Consiglio comunale, anche perchè l’art. 10 della 38/01 coinvolge, come già detto, oltre le comunità linguistiche locali di antico insediamento che non si riconoscono nella minoranza slovena, anche la popolazione comunale che si troverebbe costretta a subire una contrapposizione identitaria fortemente dannosa, in particolare, per lo sviluppo socio-economico del territorio.


 


Per i Consiglieri comunali che non  si riconoscono nella minoranza slovena dovrebbe perciò essere l’ occasione buona per farsi sentire, proponendo o meglio pretendendo dal Sindaco oltre alla convocazione del Consiglio, anche l’audizione delle associazioni e comitati presenti sul territorio.


Gli stessi consiglieri dovrebbero a loro volta memorizzare la  realtà storica della propria comunità, dei propri antenati, che mai si sono sentiti sloveni. Dovrebbero evidenziare alla popolazione anche che dopo sette anni di forzata e non corretta applicazione della prima legge di tutela degli sloveni, la 482/99, le Amministrazioni  comunali locali hanno solo posizionato cartelli stradali bilingui italiano-lingue locali, che i filosloveni chiamano ingiustamente sloveni. Hanno anche tradotto alcuni atti comunali in lingua slovena e aperto sportelli sempre in lingua slovena, il tutto rimasto però logicamente senza utenti sloveni. Nessun beneficio invece per la popolazione. Dovrebbero anche ribadire sempre alla popolazione che il più volte sbandierato contributo previsto dall’art. 21, comma 3, della legge 38/01 per alcuni comuni della Provincia di Udine, non verrà meno con  il rifiuto del bilinguismo italiano-sloveno, perché esso non è vincolato dall’ambito territoriale previsto dall’art. 4 che nemmeno è citato nel comma 3 dell’art. 21.


 


Da ricordare comunque sempre, che a certificare la non presenza della  minoranza slovena sul territorio sono gli statuti comunali preposti per legge a garantire la tutela delle minoranza. Gli stessi statuti prevedono normalmente nei primi articoli anche la denominazione (toponimi) dei Comuni e delle frazioni comunali che devono essere rispettati. Risulta che dei 18 comuni invitati  dalla Regione solo due (Grimacco e San Pietro al Natisone) prevedono toponimi conformi alle tradizioni e usi locali (art.10 L.482/99), mentre quello di Stregna prevede per il Capoluogo, Stregna (italiano) e per le frazioni toponimi conformi a tradizioni e usi locali. Anche i gonfaloni sono descritti negli statuti, che comunque vanno esaminati a fondo. Da ricordare che anche le varie associazioni culturali presenti sul territorio non si riconoscono nella minoranza slovena.


 


E’da prevedere poi  che i consiglieri che nel 2002 hanno chiesto l’applicazione della legge 38 sosterranno probabilmente di averlo fatto per avere tutelata la lingua, storia e tradizioni locali che secondo loro farebbero capo a quelle slovene. Idem per la toponomastica visto che il Comitato paritetico nell’elencare il 15 giugno c.a. i 18 comuni della provincia di Udine, ha cambiato la denominazione dei toponimi dei capoluoghi, rispetto a quelli iniziali. Da sloveni indicati nel primo elenco, sono ora diventati conformi agli usi e tradizioni locali (esempio: Speter è diventato Spietar, Srednje ora Sriednje, Sovodnja ora Sauodnja, Podbonesec ora Podbuniesac, ecc.). Questo vuol dire che il Comitato paritetico è disposto a considerare i toponimi locali come sloveni, pur di fare apparire slovene le locali comunità slavofone della Provincia di Udine.


 


 


 


 E’ un ulteriore inganno per classificare ingiustamente di nazionalità slovena la Slavia Friulana. E’ comunque da tenere sempre presente che la legge n.38/2001 tutela solo la minoranza linguistica slovena che nel nuovo statuto regionale è indicata minoranza nazionale cioè di nazionalità slovena. Non tutela i cosiddetti dialetti sloveni e tanto meno la nostra lingua materna che fa riferimento all’antico slavo. Perciò l’offerta fatta dal Comitato paritetico di tutelare i nostri originari e storici toponimi con la legge 38/01 di tutela della minoranza slovena, è solo un ulteriore tentativo di farci passare per forza per sloveni in Italia. Un inganno che però non ha futuro perché prima o poi emergerà la responsabilità degli amministratori  che avranno dichiarato il falso.


 


Comunque, anche per rispetto della propria storia e della propria lingua materna è doveroso che  i consiglieri comunali che non si riconoscono nella minoranza nazionale slovena di Trieste, si dedichino con impegno, in questo particolare momento, come paladini delle realtà presenti, censurando apertamente qualsiasi simulazione identitaria, come quelle sopra citate e le più recenti riguardanti alcuni consiglieri comunali delle valli  che si sono dichiarati alla Regione eletti di lingua slovena coinvolgendo così ingiustamente in una identità imposta gli elettori ai quali avevano promesso la tutela della lingua materna locale.


 


Il primo urgente impegno, stante l’importanza dell’argomento, rimane, come già detto, il chiedere se necessario anche per iscritto al Sindaco che prima dell’audizione prevista per il 24 settembre p.v. egli senta, sul proposto bilinguismo italiano-sloveno sul territorio comunale, le varie associazioni e comitati presenti  e il Consiglio comunale.


 


 


La presente Lega della Slavia Friulana, rimane a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento del problema sopra esaminato con i telefoni 0432 727211 e  339.813.06.61.


Cordiali saluti.                                   


 


                                                                                                             Il Presidente


                                                                                                          (Sergio Mattelig)


 


 


 


 


 


 


 


P.S.- Per la fine di settembre è prevista la discussione in Consiglio regionale del disegno di legge sulla minoranza slovena.  Si vorrebbe organizzare in quella occasione con amici della valle di Resia e della valle del Torre una breve manifestazione davanti al Consiglio regionale per chiedere il riconoscimento e la tutela delle nostre  millenarie peculiarità. Sarà gradita la vostra partecipazione anche con qualche cartello. Si attendono risposte in merito.


 

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