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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

martedì 18 febbraio 2014

Cucüvizä - Il Cuculo di Alberto Siega

   Imperterrita continua l'applicazione della legge per la minoranza slovena con la complicità della politica e dei suoi maggiori esponenti.
Trieste, 29 nov - La presidente della Regione Debora Serracchiani ha firmato il decreto che individua gli enti gestori e concessionari dei servizi pubblici che, in base all'articolo 10 della legge 38/2001 (''Norme a tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli Venezia Giulia''), sono tenuti all'utilizzo dello sloveno nelle insegne pubbliche e nella toponomastica nell'area confinaria del Friuli Venezia Giulia, dove è storicamente presente questa comunità. Saranno così coinvolti nell'attuazione di tali misure: ANAS, Autovie Venete, Autostrade per l'Italia e FVG Strade; i gestori del TPL-Trasporto Pubblico Locale: Trieste Trasporti, SAF-Autoservizi FVG di Udine ed APT di Gorizia; RFI-Rete Ferroviaria Italiana, Trenitalia, Aeroporto FVG, Poste Italiane e la Rai.
 Imponendo di fatto una lingua estranea alle popolazioni della Slavia Friulana e di Resia.
    Continua l'annessione delle nostre terre al sistema sloveno senza tenere conto della volontà popolare e della loro storia, violando i loro diritti e la libertà di autodeterminazione scambiando la faziosità politica con l'identità per il solo tornaconto dei contributi elargiti copiosamente per le varie associazioni filoslovene.

    La storia si ripete come duecento anni fa, quando, anche allora, un gruppo di Kranzi (Cragnolini) abbagliati e illusi contribuirono a annientare lo stato della Carniola e la sua Lingua.
     
Scriveva il Vescovo di Gorizia monsignor Giuseppe Wallant (1820);
     
Che i caporioni carniolini non s'accorgono che col cambiare il loro antico e vero nome di carniolini in quello di sloveni, essi ed i loro connazionali vengono a rimanere, in qual modo, senza patria come gli zingari ed altri popoli nomadi, i quali soli non hanno nessun paese che porti il loro nome.
   Difatti, finché gli abitanti o provenienti dalla Corniola si chiameranno col loro vero e antico nome di Carniolini, avranno sempre una patria, cioè la Carniola; ma assumendo, come taluni tra loro pretendono, il nome nuovo di sloveni, con ciò stesso vengono a rimanere senza patria, poiché non esiste nessun paese che si chiami slovenscka o slovenia, o alcunché di simile; a meno che non si voglia portare in campo la slavonia o la slovachia, due regioni situate nell'Ungheria le quali sono abitate da due nazioni diverse; cioè, la prima da Croati e la seconda da slovacchi, i quali, benché slavi di stirpe, hanno come i Carniolini lingua, grammatica e letteratura propria.
Perciò i Carniolini che hanno emigrato dal loro paese negli altri a quello confinanti, se vogliono conservare la loro nazionalità e patria, devono conservare anche il loro nome antico assieme alla loro lingua ma se cambiando nome pur conservando la loro lingua, vengono a rimanere senza patria, e sempre stranieri anche nel nuovo paese di dimora;

Un tanto, come il cuculo, che è noto per la sua peculiare caratteristica del parassitismo di cova che consiste nel deporre il proprio uovo all'interno del nido di altri uccelli: la femmina depone un solo uovo in ogni nido, le uova somigliano molto a quelle della specie "ospite". Alla schiusa, il piccolo del cuculo, con l'aiuto del dorso, si sbarazza delle altre uova presenti nel nido e non ancora schiuse, presentandosi quindi nel nido come l'unico ospite. I genitori adottivi vengono ingannati da questo comportamento e nutrono il cuculo come se fosse un proprio figlio.

Così anche questi falsi profeti continuano a fare progredire questa fasulla identità pur essendo senza terra e senza lingua, se non artificiosa, creata per imporre la propria volontà e usurpare ad altri popoli la loro storia, cultura e lingua, imponendo loro la propria identità anche se nulla hanno a che vedere con la storia slovena anzi; hanno avuto un percorso differente di storia come differente è la loro lingua.
    Come allora anche oggi, con l'intento di annettere un altro lembo di terra libera, che con determinazione vuole mantenere le proprie identità, la propria cultura e la propria lingua e che in forma becera, la politica per meri interessi, continua come allora, ad assecondare per allargare la propria giurisdizione.
     Così, come il Cuculo, anche i nostri “cuculi” illudono la popolazione con false promesse, per meri tornaconti e per scalate politiche, contribuendo a svilire la propria storia millenaria offendendo i propri Avi che con caparbietà, fatica e amore hanno difeso per oltre un millennio la propria Identità senza scendere a compromessi ne sotto il patriarcato di Aquileia, né sotto la repubblica di Venezia, né sotto il dominio Asburgico e nemmeno Napoleonico come non hanno recepito le direttive di Mussolini con le leggi che bandivano le parlate alloglotte. I cuculi, invece, che si adoperano a questi giochi camminano verso il giudizio della Corte di Giustizia Universale della storia, la quale, darà loro la giusta ricompensa quali traditori del proprio popolo.



1 commento :

  1. Paragonare la Slovenia al comportamento parassita del cuculo sembra ed è francamente eccessivo, anche perché con questa critica si dimostra scarso spirito critico e imparzialità. La stessa nazione italiana non è eterogenea e non è immune al cambiamento evolutivo, comunità e popoli come quello veneto e friulano sono stati assorbiti, se vogliamo, e in parte assimilati, ma di questo non si parla, perché? Forse perché c'è del nazionalismo dietro? Solo una nazionalista può criticare un'altra persona di essere nazionalista. Gli abitanti della Carniola non sono cambiati, sono da secoli Sloveni, quindi slavi, si ribadisce semplicemente l'appartenenza a questo numeroso gruppo etnico tentando di instaurare un legame di fratellanza reciproco e di diminuire le distanze culturali tra di essi. Il vescovo Giuseppe Wallant di Gorizia con tutto ciò, esprimeva preoccupazione per il cambio del nome da Carniolini a Sloveni, non per un qualche motivo di assimilazione o sradicamento etnico, ma per l'eventuale allontanamento della chiesa slovena da quella di Roma.Utilizzare dei dati storici senza confontarli col contesto storico in cui si svolge la vicenda è un grave errore"da manuale".. Il popolo non ha dimenticato le proprie radici ma semplicemente ha preso consapevolezza delle proprie origini slave. La ferma opposizione alla legge di tutela 38, non è solo un banale errore ma una vera e propria occasione persa, perché non essendoci confronto e collaborazione si blocca un processo di tutela che con le dovute modifiche e sensibilizzazioni potrebbe portare un assoluto beneficio alle comunità slovenofone della provincia di Udine, senza obbligare alcuno a doversi sentire sloveno al di fuori della propria nazione, ma semplicemente italiano parlante una delle varianti di una lingua slava. Indubbiamente chi si sente italiano e ha una certa tradizione politica alle spalle, difficilemete accetterà tutto questo, perché è contro alla sua natura diffidente nei confronti di uno stato fino a poco tempo fa socialista, ma questo è sicuramente sintomo di scarsa elasticità, seppur comprensibile e legittima, e sicuramente porta a una situazione di blocco o addirittura un situazione distruttiva nei confronti di una evoluzione sana e rispettosa di tutte le volontà rigurdanti la tutela e la sopravvivenza di una comunità etnica certamente non neo-latina. Lo scontro tra filo-italiani e filo-sloveni con un pò di fortuna e impegno, forse porterà il resiano alla sua vera identità e al senso di fratellanza comune a tutti gli Slavi d'Europa.

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