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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

venerdì 25 gennaio 2008
















Val Resia, Schengen non rompe l'isolamento
Uccea è il caso più emblematico: ma tutta l’area si interroga su come sopravvivere in località che restano svantaggiate
Resia

Il 21 dicembre scorso le sbarre che dividevano fisicamente il Friuli-Venezia Giulia dalla Slovenia, sono state segate, alzate, eliminate. Grande l'entusiasmo delle popolazioni che, per decenni, hanno vissuto immediatamente al di là e al di qua della linea di demarcazione segnata dai val ichi. Adesso, però, le genti si interrogano su come poter riuscire a sopravvivere in località che restano pur sempre isolate e svantaggiate.


Il caso più significativo ed emblematico è quello del microscopico borgo di Uccea, una sorta di propaggine della Val Resia , divisa dalla splendida conca - cuore del Parco Prealpi - da una strada chiusa d'inverno per la neve. A Uccea, che sorge a ridosso della strada statale, abitano cinque persone. Età media 70 anni. Uomini e donne che non hanno mai voluto emigrare più a sud, a Lusevera, o a Tarcento, i cui padri e madri sono stati sradicati dal loro borgo natio solo per problemi di salute, per essere condotti in casa di riposo; o che sono morti nelle case dove sono nati. In questo borgo, unico nel suo genere, centrale se guardato nel complesso di un'Europa sempre più unita e grande; centrale perché vicino a una grande arteria di scorrimento; strategico perché sito all'incrocio di lingue, culture e tradizioni diverse; ma in questo borgo manca tutto.


Lo fa notare il banconiere dell'unico locale aperto a Uccea. Si chiama Giovanni Negro, è in pensione e porta avanti il piccolo e vecchio esercizio per passione, con la moglie Gianna. «Non certo per guadagnare dice ma perché è un peccato lasciare andare tutto in malora, qui nel borgo. E se chiudo io, che non sono più tanto giovane, a chi si rivolge questa povera gente che abita tutto l'anno a Uccea? Adesso anche la Guardia di finanza se s'è andata, con l'ingresso della Slovenia in Schengen. Qui, di notte, non è che gira proprio bella gente, ve lo dico io che ci vivo. Chi ci difende? E come chiamiamo aiuto? Quello del mio negozio è rimasto l'unico telefono da usare in caso di emergenza. La copertura di rete per i cellulari la chiediamo da una vita; ci hanno promesso tutti che il problema si sarebbe presto risolto ma la verità è che se qui qualcuno si fa male rischiamo di morire senza neanche riuscire a chiamare il 118. Il fisso, poi, si guasta continuamente. Anche quando la linea è a posto, come è successo più di qualche volta, e siano riusciti a contattare l'ambulanza, ci sono stati problemi a non finire. Spesso chi guida il mezzo di soccorso non ha la più pallida idea di dove sia Resia e, tra spiegazioni varie, quando arriva in paese è tardissimo: passa come minimo un ora. Per quei vecchi che si son sentiti male, qui da noi, fosse stato un malanno grave a coglierli, non sarebbero più in vita. Non è colpa del 118 ma di chi è governa senza sapere che neanche esistiamo».



Tratto dal Gazzettino del 6 Gennaio 2008

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