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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

giovedì 3 febbraio 2011

RESIA: Non c'è stato un impegno chiaro

La questione cruciale della Slavia friulana e di Resia, territorio delle Prealpi Giulie, dove si cessa di parlare friulano per passare a varie parlate slave di antichissimo insediamento, è quella da un lato dello spopolamento e dell’invecchiamento che rischia di porre a repentaglio le basi demografiche di quelle comunità, dell’indebolimento delle caratteristiche etnico-linguistiche di quelle popolazioni che rappresentano un’importante componente del patrimonio culturale. Nelle Valli vi sono attualmente diverse posizioni sul problema linguistico, che possono essere così schematizzate.
Una minoranza, orientata al centro-sinistra e sostenuta dal potente apparato della minoranza slovena di Trieste e Gorizia e della vicina repubblica di Slovenia, si muove per l’adozione a tutti i livelli dello sloveno ufficiale, coincidente con lo sloveno dell’area di Lubiana che è stato assunto come lingua standard, come lingua ufficiale di quella repubblica, e che trova importanti riferimenti nella Legge 38/2001.
Una maggioranza che è assai legata alle locali parlate slave, ma che rifiuta ogni identificazione con la Slovenia e con la sua lingua, e che storicamente ha mantenuto legami di lealtà nei confronti di Venezia, dell’Italia e del Friuli, e che è stata orientata un tempo in modo compatto sulla Democrazia cristiana e tende attualmente verso i partiti del centro-destra che hanno conquistato nelle recenti tornate elettorali tutti i comuni tranne uno.
Mentre sul problema della conservazione del patrimonio linguistico le forze di sinistra e talune componenti cattoliche hanno da anni fatto una scelta decisa a favore della lingua slovena quale si parla nella vicina repubblica, si pensava che le forze di centrodestra fossero più in sintonia con il comune sentire della maggioranza delle popolazioni locali, assai legate ai dialetti che da tempo immemorabile si parlano nelle valli del Natisone, del Torre e Resia. Il recente incontro organizzato dal centro-destra a San Leonardo il 3 dicembre sul tema «Impegno a favore delle Valli del Natisone, Torre e di Resia e della loro identità» ha fatto svanire tale impressione. Di fronte a un folto pubblico, che attendeva una parola chiara dai coordinatori regionali del Popolo della libertà Isidoro Gottardo e della Lega Pietro Fontanini, questi sono apparsi chiaramente impreparati o reticenti di fronte a quanto la gente voleva sentire: un impegno chiaro a favore dell’identità linguistica locale, che non deve coincidere con la diffusione dello sloveno in un territorio che rifiuta l’omologazione alle realtà d’oltre confine, ma che è ben orgoglioso della propria specifica identità. I rappresentanti regionali del centro-destra si sono dimostrati incapaci d’interpretare il sentire degli amministratori locali e si sono presentati con una serie di genericità che dimostra quanto siano distanti dai problemi del territorio e delle popolazioni locali.
La nostra posizione sul tema è ben chiara. Senza cadere nella frammentazione portata all’estremo, riteniamo che si debbano valorizzare le identità linguistiche locali come si sono storicamente formate, che rappresentano una ricchezza su cui far leva per esprimere l’orgoglio di un’appartenenza a una cultura millenaria che va preservata e trasmessa al futuro, quale fonte di coesione e d’identificazione locale. Bisogna parlare, leggere e scrivere lo slavo locale. Chi saprà conoscere bene la parlata dei propri avi, e ne nutrirà l’orgoglio, potrà passare agevolmente alla conoscenza dello sloveno standard, qualora ne dovesse avere bisogno, o di qualsiasi altra lingua di ceppo slavo che viene parlata da Praga a Vladivostok. Non si deve imporre una lingua che viene da lontano e che non è sentita localmente come la propria. Comunque è necessario distinguere bene i ruoli. Compito della Provincia e della Regione non è quello di diffondere il tedesco standard nelle comunità di Sauris e di Timau. Questo sarà il compito del Goethe Institut o di altre istituzioni culturali tedesche o austriache. La Provincia di Udine o la Regione devono impegnare risorse e sforzi per conservare gli antichi dialetti carinziani che ivi si parlano. Lo stesso vale per le Valli slave. La diffusione dello sloveno standard sia compito delle istituzioni culturali della Slovenia. Provincia e Regione devono impegnarsi per conservare e valorizzare il patrimonio linguistico locale. Un invito agli amici delle Valli a non lasciarsi pervadere da complessi d’inferiorità nei confronti di politici che anche in questa occasione hanno dimostrato tutta la loro superficialità o insensibilità ai grandi temi dell’identità. D’altra parte, da chi sostiene gli interessi e segue gli ordini delle centrali politiche non ci si può attendere altro.
Alberto Siega
presidente dell’associazione Identità e tutela Val Resia

Tratto dal Messaggero Veneto del 1 febbraio 2011

1 commento :

  1. I complessi di inferiorità sono stati inculcati nella storia per far passare questi dialetti sloveni per lingue slave a sè stanti,quando sia il mondo intellettuale che quello scentifico si sono espressi in tutt'altro modo dicendo  che queste parlate sono tutte  effettivamente riconducibili alla lingua slovena con più o meno affinità.La parlata o dialetto locale lo sappiamo tutti che sopravviverà molto bene se ci sarà dovuta cautela,ad esempio possiamo citare il Novi Matajur dove oltre all'italiano e lo sloveno si utilizza spesso il dialetto  sia per maggiore comprensione verso i lettori che per la salvaguardia della lingua e dell'identità locale.

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