«Resia merita uno specifico riconoscimento normativo, così com’è avvenuto per i dialetti germanofoni saurano e timavese». A dirlo è il sindaco Sergio Chinese intervenendo sulle polemiche conseguenti al rilascio della carta d’identità bilingue italiano-sloveno. «Causa i meccanismi delle leggi statali 482/99 e 38/01, e della norma regionale 26/07, che dovrebbero tutelare la protezione dei diritti delle minoranze, Resia si ritrova costretta ad assumere una nazionalità totalmente sradicata dal contesto storico-culturale degli ultimi tre secoli.
Una nazionalità – precisa il sindaco – che i resiani rifuggono non certo per motivi di odio o rifiuto mentale e culturale, come arbitrariamente palesato da alcuni, ma per fedeltà alla propria intima percezione di identità, diritto irrinunciabile dell’essere umano». La comunità resiana è contraria all’inquadramento in ambiti linguistici che non le sono propri, come sta avvenendo con quello sloveno. «È palese che tale scelta – prosegue Chinese – subita e non voluta, si manifesta slegata dal contesto storico-culturale e, semplificando, fonda la sua ragione su classificazioni e meccanismi adottati sulla base del principio per cui il significato di “minoranza” è inteso come sinonimo di appartenenza a un gruppo più ampio dotato dei tipici elementi che caratterizzano gli stati nazionali: territorio, popolazione e lingua. Qui secondo noi – precisa il sindaco – risiede un clamoroso errore che implica che l’identità di Resia non venga riconosciuta meritevole di tutela in quanto l’unica via a essa offerta è quella dell’“aggancio” a una delle classi linguistiche individuate dal legislatore che, ripetiamo, si basano su appartenenze di stampo nazionalistico e non etnico inteso nel senso più profondo del termine».
Tratto dal Messaggero Veneto del 24 settembre 2011
domenica 25 settembre 2011
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