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lunedì 7 novembre 2011

Sindaci uniti: una sciagura le Unioni dei Comuni


Gli amministratori di Valcanale e Canal del Ferro contro la nuova legge regionale La preoccupazione principale: veder esautorato il ruolo delle municipalità.

La nascita delle Unioni dei Comuni non piace agli amministratori di Valcanale e Canal del Ferro. La preoccupazione più diffusa è quella di vedere esautorato il ruolo delle singole municipalità. «Al di là del contenuto specifico della legge – afferma il primo cittadino di Pontebba Isabella De Monte – si tratta di una norma con contenuti diversi rispetto a quanto concordato con i sindaci in maniera trasversale. In questo modo si manca di rispetto al loro ruolo. È una presa in giro – aggiunge – anche perché il percorso cominciato come riforma delle Comunità montane si è trasformato in una modifica radicale di alcune funzioni dei comuni». Critico anche il sindaco di Chiusaforte, Luigi Marcon: «Ritengo che ancora una volta i piccoli comuni abbiano delegato ad altri il futuro del territorio. Avevo fatto una proposta precisa sull’argomento: tenendo conto dell’andamento demografico, istituire un’Unione dei comuni del Canal del Ferro con l’elezione di un sindaco a rotazione, con i rappresentanti degli altri paesi a formare un’ipotetica giunta. I primi cittadini dei comuni montani sotto i mille abitanti però, non l’hanno presa in considerazione. Il Comune di Chiusaforte – conclude Marcon – sale su un ipotetico Aventino, disdegnando la miopia e dando disponibilità al dialogo solamente a chi, al di là dei diktat politici, ha veramente a cuore il destino dei paesi montani». Anche il sindaco di Resiutta, Francesco Nesich, esprime tutta la propria perplessità sulla nuova legge: «Siamo preoccupati – afferma – perché con questa legge si toglie il controllo diretto sulle faccende quotidiane ai comuni, snaturandone il ruolo e relegando gli amministratori a semplici azioni di front-office nei confronti dei cittadini. Una legge sbagliata – chiosa Nesich – che non produrrà alcun risparmio». La contrarietà del Comune di Resia incassa anche l’appoggio della popolazione locale: «Ci siamo confrontati con i nostri cittadini durante un’assemblea pubblica – annuncia il sindaco Sergio Chinese –. Siamo contrari a questa legge perché, a nostro avviso, mette a rischio la nostra peculiarità, che potrebbe venire svilita da un’unione con altri territori». Una legge malfatta anche per il Comune più grande della vallata, Tarvisio: «Noi sindaci – commenta Renato Carlantoni – abbiamo lavorato un anno per arrivare a un testo che alla fine è stato stravolto dalla Regione. Non si può varare una riforma obbligando i comuni e non concertando con essi le nuove norme. Qualche consigliere regionale, evidentemente, presentando emendamenti contrari alla ragionevolezza, si è dimenticato di essere stato anch’egli un sindaco».

Tratto dal Messaggero Veneto del 1 novembre 2011

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