Dalla loro fondazione e sovvenzionamento da parte italiana, i circoli culturali (o politici?) sloveni asserivano che attraverso l’insegnamento della lingua grammaticale slovena si sarebbe salvata la secolare lingua slava locale. Se, dal principio, questi “disinteressati” circoli culturali avessero dedicato le proprie energie a valorizzare la parlata locale con studi e ricerche mirate, cercando di coinvolgere in tal senso la classe politica e l’opinione pubblica, certamente i risultati oggi si vedrebbero: lo slavo locale e il resiano non correrebbero il rischio di estinzione. Senza il clima di sospetto e di confusione (voluta?) non ci sarebbe stato alcun ostacolo da parte di alcuno a insegnare anche lo sloveno; invece l’attività di quei circoli, voluta e sostenuta da una ben nota parte politica al di qua e al di là del confine, ha generato una forma di rigetto, specie nei giovani, che non se la sentivano di sottostare a queste proposte non condivise, ben conoscendo la forma di “democrazia” che il maresciallo Tito aveva instaurato in Slovenia, a pochi chilometri di distanza. Questi giovani (pur di diversa estrazione politica) avevano scelto liberamente, senza imposizione di chicchessia, di parlare l’italiano, dissociandosi non solamente dallo sloveno, ma anche dalla loro lingua madre pur sentendola parlare dai loro genitori, riconoscendone qualche atavica somiglianza con quella straniera lingua. Se le cose fossero andate diversamente da come le si vuol farle andare oggi, l’insegnamento dello sloveno nella scuola bilingue avrebbe avuto un altro seguito da parte dei nostri slavi. La “cortina di ferro” che divideva due diverse filosofie di vita e le invasioni subite nei secoli ci ha resi saggi... e prudenti nei confronti di chi fa “spassionatamente” i nostri interessi. Tuttora, la Slovenia, libera dalle politiche dell’ex Jugoslavia, pur essendo in Europa, tenta di mantenere certe nostalgie. Allorquando le nostre peculiarità fossero riconosciute e tutelate, come l’Europa dei popoli richiede, certamente i rapporti verso lo sloveno e la sua madrepatria cambierebbero decisamente in positivo, in un clima di reciproca fiducia con una più decisa integrazione europea. I rappresentanti politici attuali di centro-destra, votati a tutti i livelli: nazionali, regionali, provinciali e comunali dalle popolazioni della Slavia friulana, a tutt’oggi si rendono sordi (esclusi pochi) alle sollecitazioni che ricevono sulla questione dell’appartenenza etnico-linguistica di questi cittadini. Cittadini che da anni chiedono che venga fatta chiarezza e giustizia sulla questione suddetta. Cittadini che principalmente per questo motivo hanno riposto in loro la fiducia. Si ha la sensazione di sbattere contro un muro di gomma, viene da pensare che accordi sovrannazionali impediscano una giusta e definitiva conclusione di questa neverending story. Se le prevaricazioni che ci tocca subire da parte della minoranza slovena e dagli Stati che la supportano non saranno riconsiderate e ridimensionate dai suddetti politici non ci resterà che sperare che qualche hacker di Wikileaks, curiosando tra i documenti segreti di qualche ministero nostrano o estero, porti alla luce qualche scomoda trama o segreto accordo...
Renzo Onesti
San Pietro al Natisone
Tratto dal Messaggero Veneto del 13 gennaio 2011
lunedì 17 gennaio 2011
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Commenti sul post
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La sensazione di estraneità dei Resiani dal corpo linguistico sloveno è stata indubbiamente cagionata dalle forti pressioni a cui sono stati sottoposti i Resiani a seguito dell'annessione della loro terra al Regno d'Italia nel 1866,laddove le nuove autorità propagandarono le tesi che i Resiani e i Beneciani non appartenessero al popolo sloveno ma formassero micropopolazioni slave autonome.Questa politica è stata peraltro adottata,sempre nel XIX secolo,anche dalle autorità austriache e ungheresi nei confronti delle popolazioni slovene della Carinzia,Stiria e dell'Oltremura,che venivano definite a loro volta Windisch o Vende.Ora si tenta semplicemende di rimediare agli errori del passato.
RispondiElimina@ n.2
RispondiEliminama che nazionalismo? cioè secondo lei adesso sarebbe la stessa cosa se nel corso della storia la resia sarebbe passsata anche sotto un'altra amministrazione, magari l'austro-ungarica?