Per quanto riguarda l'acqua, con il primo quesito, i cittadini saranno chiamati ad esprimersi sulla norma del Decreto Ronchi con cui, nel novembre 2009, il governo Berlusconi ha stabilito che dal 31 dicembre 2011 il servizio idrico non potrà più essere gestito da società pubbliche, ma dovrà essere affidato a società private o comunque possedute da privati per almeno il 40 per cento. E' proprio per evitare questa scadenza che i movimenti promotori del referendum, dichiarandosi soddisfatti per la pronuncia della Consulta, chiedono ora una immediata moratoria del decreto Ronchi e dell'abolizione delle Autorità di Ambito.
Il secondo quesito ammesso sull'acqua consentirà invece ai cittadini di abrogare la norma del cosiddetto Codice dell'ambiente varato dall'allora governo Prodi, dove si prevede che la tariffa che paghiamo per il consumo dell'acqua debba contenere anche una quota di profitto - "remunerazione del capitale investito" - togliendo in tal modo all'acqua il carattere di diritto e attribuendole quello di merce.
Inamissibile, a parere della Corte, il terzo quesito su un'altra norma del Codice dell'ambiente, che già da tempo impone alle Autorità di ambito di affidare la gestione del servizio idrico con gara, qualificando lo stesso come servizio a rilevanza economica, consentendo tuttavia, rispetto al Decreto Ronchi, l'affidamento diretto a società totalmente pubbliche se partecipate da Comuni ed enti locali che ricadono nell'ambito interessato e "ove ricorrano obiettive ragioni tecniche od economiche". Una bocciatura che, secondo i promotori, "nulla toglie alla battaglia per la ripubblicizzazione dell'acqua", lasciando intatta la forte valenza politica dei referendum".
Bocciatura anche per il referendum parallelo sull'acqua proposto da Di Pietro e aspramente criticato dal Forum dei movimenti per l'acqua, sia per il contenuto che lascia la porta aperta alla privatizzazione, sia per l'inopportunità di dividere le forze in campo per il malcelato desiderio di mettere il cappello su una battaglia "popolare". L'ex PM di Mani Pulite può tuttavia consolarsi per l'ammissibilità dei suoi referendum su nucleare e legittimo impedimento.
Solo poco tempo fa, la Consulta aveva bocciato i ricorsi presentati sul nucleare da alcune Regioni, che lamentavano di essere state espropriate del potere decisionale in ordine all'eventualità di ospitare centrali atomiche sul loro territorio. Saranno tuttavia i cittadini ad esprimersi sulla svolta energetica voluta dal governo Berlusconi, confermando o meno quanto decisero nel 1987, poco dopo la tragedia di Chernobil. Intanto la campagna per il no al referendum ed il sì al nucleare è già partita da giorni, con lo spot del Forum Nucleare capeggiato da Chicco Testa e finanziato dalle principali multinazionali dell'atomo.
Ora la sentenza con cui la Corte Costituzionale si è espressa sull'ammissibilità dei referendum verrà trasmessa al presidente della Repubblica, che dovrà, con proprio decreto ma in modo conforme alla previa deliberazione del Consiglio dei ministri, indire il referendum, in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno, come prevede la legge.
Tratto dal sito http://www.linkontro.info/index.php?option=com_content&view=article&id=3870:consulta-a-primavera-referendum-su-acqua-e-nucleare-forse-su-legittimo-impedimento&catid=34:democrazia-globale&Itemid=73
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