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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

mercoledì 12 ottobre 2011

Minoranze: Non è salvaguardia ma un paradosso

Il sindaco di Resia, tornando sulla polemica (costruttiva) dei dialetti e delle minoranze, ribadisce: «Meritiamo una legge specifica» (titolo dell’articolo), come appare sul Messaggero Veneto del 24 settembre; è un tasto ormai quasi logoro sul quale peraltro è comunque opportuno tornare a pigiare, ma a causa delle leggi statali e di quella regionale dal sindaco medesimo richiamate, le Valli di Resia, del Torre e del Natisone si trovano a «essere costrette - come bene afferma Chinese - ad assumere una nazionalità totalmente sradicata dal contesto storico-culturale degli ultimi secoli». Condividendo pienamente quanto affermato e più volte rimarcato dal sindaco di Resia devo però parzialmente rettificare la sua dizione circa la «scelta di inquadramento dei territori del confine orientale nell’ambito della minoranza linguistica slovena è stata per Resia “subita e non voluta”» perché all’epoca di tali richieste tutti - e solo a Resia - i consiglieri comunali sono caduti nello specchietto delle allodole delle sovvenzioni statali e regionali; contributi, anche dall’estero, che poi sono serviti unicamente alla propaganda, soprattutto cartacea, slovenofila. Nel mio natìo comune di Lusevera i consiglieri comunali che nel 2000 hanno sottoscritto, in barba alla totale ignoranza sul fatto della popolazione locale, erano una decina e di questi soltanto uno è tuttora in carica; gli altri soprattutto giovani... spariti. L’invocare quindi «una legge specifica» è un po’ come guardarsi nel famoso “specchio delle brame” perché nessuno è riuscito a recepire o a eccepire l’incostituzionalità delle leggi 482/99 e 38/’01 (si era allora privilegiato, forse secondo uno spirito interpretativo benevolo, di tutelare quelle “enclave” linguistico storiche e documentate che in un contesto etnico-linguistico locale più ampio non ne avrebbero avuta l’opportunità); leggi dove una minoranza di consiglieri comunali si è integralmente sostituita alla ignara popolazione e quindi turlupinando la stessa ovunque, benché le leggi citate prevedessero in primis che alla base di tutto ci fosse stata una richiesta di almeno il 15% del votanti. Quindi ben oltre quel nucleo sparuto (e interessato) di consiglieri comunali che ora si ritrovano, non loro, ma la gente, anche il cosiddetto “sportello sloveno” comunale che aumenta gli impiegati senza alcuna necessità di esistere. Forse ci si aspettava dei benefici statali tali da risollevare la disastrata economia dei paesi confinari della montagna friulana, invece queste somme rimpinguate dalla regione e anche da oltre confine sono state scialate in tutt’altra direzione: pubblicazioni bilingui, giornali e giornalini parasloveni, festicciole e volantini pseudoculturali di matrice slovenofila, cui hanno dato man forte anche alcuni personaggi regionali e di nazionalità slovena. Se questa significa salvaguardare la cultura e il dialetto po-nasin è tutto un paradosso. La gente locale ha bisogno di ben altro!
Lidio Buttolo Udine

Tratto dal Messaggero Veneto dell'11 ottobre 2011

1 commento :

  1. la nazionalità totalmente sradicata lo è stata anche quella italiana,visto che prima dell'arrivo di quest'ultimi si parlava lo slavo,solo col tempo ci si è "abituati".Nonostante tutto sta comunque crollando il mito "una lingua,un popolo,una nazione" bisogna rivalutare tutti i dogmi a iniziare dalle piccole comunità...

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