Resoconto della Festa del Popolo Resiano che si è svolta il 9 agosto 2012
FESTA
DEL POPOLO RESIANO
Per il secondo anno consecutivo, giovedì 9 agosto u.s., presso la baita “Al
Ranch”, località Zamlin di Resia, si è svolta la festa del popolo resiano.
Dopo un breve saluto e un ringraziamento ai partecipati alla festa ed alle
autorità presenti da parte della segretaria di Identità e Tutela Val Resia
Alessandra Manzini, il presidente Alberto Siega prende la parola per rievocare il lavoro svolto dall’Associazione
a favore della tutela dell’identità resiana. Nel suo diretto ed equilibrato
discorso ha fatto presente come le leggi penalizzano il patrimonio storico e
linguistico resiano perché, ha sottolineato Siega, la lingua resiana non può essere paragonata allo sloveno e
tantomeno alla lingua carniolina. Infatti anche il carniolino non è un dialetto sloveno ma una lingua di uno
stato o patria, come la si vuol chiamare, quello del ducato del Cragno, cioè
della Carniola, depredata, svilita e
declassata a dialetto della lingua slovena. Così con questo comportamento immorale, una lingua e una patria sono state
annullate e, di conseguenza, tale
lingua non viene riconosciuta e il territorio non porta il suo vero nome,
sostituito da quello artefatto di slovenia. Tutto questo è successo, sia con l’aiuto
dei politicanti carniolini, appoggiati in questo anche da una falsa ragione di
stato, che dai pensanti sloveni che lo idearono per imporlo poi a tutti i
carniolini, con lo scopo invadente ed aggressivo, stimolando tutti a
denominarsi, non più carniolini (Kranzi), ma sloveni, non accorgendosi che col cambiare il loro antico e vero nome
di carniolini in quello di sloveni, essi ed i loro connazionali venivano così a
rimanere senza lingua e senza patria. L’aver abusato e prevaricato un popolo,
quello dei Kranzi, per appropriarsi della loro terra e della loro lingua, tale
vicenda deve far riflettere il popolo resiano nel prestare molta attenzione.
C’è da meravigliarsi che storici e
linguisti non intervengano a rendere giustizia a questi popoli, noi ci auguriamo
che la Giunta Regionale del FVG non si ponga anch’essa nella colpevolezza di
annientare una cultura e un popolo, quello resiano.
Ha preso poi la parola il cav. A. Ritossa
e nel suo discorso ha posto in evidenza quanto viene fatto per la
minoranza slovena, mancando del più assoluto rispetto nei confronti delle altre
minoranze storiche, quale è il resiano e le altre parlate della Slavia
friulana, asserendo di fare molta attenzione alle nuove proposte e di nuovi
disegni legge presentate in favore di quella slovena.
L’ intervento dell’ing. P. Pellarini, ha voluto principalmente evidenziare
le notevoli contrarietà che si sono originate
tra il classificare lo sloveno e il non riconoscere le altre lingue,
come: il resiano , il po’ nasen e il natisoniano. Sottolinea poi che nelle zone
di insediamenti slavi, come la Slavia friulana, il Catapan, che è una sorta di "obituario" o "necrologio", in cui
venivano annotati, seguendo l'ordine dell'anno liturgico, i nomi di benefattori
o confratelli defunti di un'istituzione religiosa, nel 1497 si proceda a sostituire, una scrittura latineggiante,
direttamente con un scrittura in lingua slava, ricorrendo a sacerdoti o frati provenienti dalla Croazia, in
particolare dall’Istria. Appare sempre più grave invece l’assimilazione dello
“sloveno” in queste valli friulane con l’introduzione e attraverso le leggi
“beffa” dello Stato Italiano, specialmente con la n.38/2001 e dalle altre leggi
regionali. Evidenzia inoltre che la toponomastica resta ed è una delle poche
testimonianze scritte di una arcaicità solo oralmente distinta pur considerando
che le mappe geografiche del territorio
sono piuttosto recenti.
L’esposizione dell’ex sindaco Barbarino soleva la questione di
obbligatorietà, in quanto le leggi imponevano quei passaggi, a favorire
l’inserimento di Resia nella minoranza slovena, scordandosi che quelle leggi
non erano state ancora attuate e che pertanto queste erano solo scuse
ingiustificate.
Giustifica invece la consegna della
carta d’identità, il sindaco Sergio Chinese, come dovuta nel
rispetto delle leggi in vigore e che tali leggi impongono il rilascio della
carta d’identità in bilingue italiano-sloveno al cittadino che la richiede.
-Sottolinea, il Sindaco, l’impegno che
l’amministrazione comunale si prodiga a sostegno del riconoscimento del
patrimonio unico del resiano.
L’avv. Silvestro, consigliere di Identità e Tutela, nel suo intervento mette in evidenza l’ingiusta imposizione di
leggi che sviliscono la lingua resiana, oltre che l’appropriarsi ingiustamente
del patrimonio storico culturale, come quello
della musica e del ballo.
Al termine degli interventi si è
svolto inoltre un contenuto e composto dibattito per chiarire, se ce ne fosse
ancora bisogno, quei dubbi e quei punti controversi che impongono ai resiani,
contro la loro volontà, di essere considerati minoranza nazionale slovena, sloveni in Italia
Franco Tosoni
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