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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

martedì 5 giugno 2007

LA CHIAMANO - COMUNITA' SLOVENA -








Tutela degli sloveni, le gravi responsabilità degli oppositori


Che sia la volta buona? La prima riunione operativa del Comitato paritetico, che ha avuto luogo il 14 maggio scorso a Trieste, si è svolta in un clima sereno e costruttivo, il che promette bene per il suo lavoro futuro e dà una qualche speranza alla comunità slovena in Italia.
Non va dimenticato che il precedente Comitato, istituito sotto il governo Berlusconi, ha all’attivo ben poco oltre la predisposizione dell’elenco di 32 comuni sul cui territorio la legge avrebbe dovuto trovare applicazione e che lo stesso governo s’era guardato bene dal riconoscere. Come avrebbe potuto operare positivamente quel gruppo di lavoro se la stessa scelta dei commissari di parte italiana era stata finalizzata, più che all’attuazione della legge, al suo sistematico boicottaggio? Per fortuna le cose sono cambiate e lo si vede già dal primo atto di questo Comitato rinnovato. Esso parte con la riconferma dell’elenco dei 32 comuni e ne decide l’invio, senza tagli o aggiunte, al governo presieduto da Romano Prodi. Ora si può nutrire la ragionevole speranza che il governo in carica si impegni a dare alla comunità slovena quel peso giuridico, umano, civile ed economico, che le spetta in virtù della legge 38, sulla base della Costituzione italiana e degli impegni internazionali che l’Italia si è assunta. Ovviamente la strada, finalmente ripresa, non è cosparsa di rose.
Nelle cartelle, che i commissari si sono trovati sul tavolo nella riunione del 14 maggio, c’erano documenti e prese di posizione da parte di associazioni, enti ed amministratori che continuano a frapporre ostacoli, a «boicottare» il processo di applicazione ed attuazione della legge predisposta per la valorizzazione della comunità slovena.
Alcuni consiglieri comunali di Torreano, di Taipana e di Stregna si sono premurati di inviare alla Comitato paritetico la richiesta di escludere i loro comuni dall’ambito di interesse delle Legge 38/01 così come già aveva fatto il sindaco di Cividale, Attilio Vuga, e l’amministrazione comunale di Gorizia. Allo stesso modo i redivivi circoli Jacopo Stellini di Grimacco, il fantomatico Valli di San Leonardo, Il castagno di Cravero (San Leonardo), i gruppi Salviamo Resia e Po našem di Lusevera, la Lega della Slavia friulana, nota come Lega slava, inviando una lettera al governatore della regione, Riccardo Illy, hanno richiesto, senza mezzi termini, la cancellazione in blocco di tutta la fascia confinaria della provincia di Udine dalla legge di tutela della minoranza slovena.
Sembrerebbe incredibile che si possa giungere ad atti autolesionistici così eclatanti nel mentre si tratta di Europa, di abolizione dei confini, di collaborazione transfrontaliera, di investimenti finalizzati allo sviluppo comune sulla fascia confinaria tramite l’Obiettivo 3� eppure è così! Quello che, in effetti, rimane del tutto incomprensibile in queste azioni di boicottaggio è il loro vero senso: cui prodest? Che cosa ne ricaverebbe la nostra comunità dalla cancellazione dei comuni dalle leggi 38/01 e, parallelamente, dalla 482/99? E loro stessi, le loro associazioni, che giovamento ne trarrebbero? Un qualche maggior peso politico?
Guardiamo invece il danno che ne avrebbe la nostra comunità. Intanto andrebbe in fumo il miliardo di vecchie lire che i comuni ammessi a tutela si suddividono annualmente; pochi ma buoni, e che potrebbero coprire il 20 per cento che gli stessi dovrebbero sborsare qualora si arrivasse a formulare concreti progetti di cooperazione transfrontaliera previsti dall’Obiettivo 3. Ciò permetterebbe investimenti annui fino a due milioni e mezzo di euro.
Chi perderebbe di più con la cancellazione dei comuni dall’elenco di quelli ammessi a tutela? Tutti a cominciare dai bambini che frequentano la scuola bilingue e le rispettive famiglie. Gli oppositori della legge, nonostante la loro patologica antislovenità, non possono non sapere che è una scuola «italiana», nel senso che italiana è la legge che la riconosce e cittadini italiani, non di serie B, ne sono i fruitori. E tutti i circoli e le istituzioni slovene nelle nostre valli non sono composte da cittadini italiani, che come tali, esigono dignità e rispetto per la loro lingua e cultura, sulla base della Costituzione?
I consiglieri comunali, che hanno sottoscritto quella richiesta, inoltre, si sono presi la grave responsabilità di danneggiare finanziariamente i loro comuni e di offendere la gente del loro comune che ha scelto di salvaguardare la propria lingua e cultura. Senza contare che si oppogono all’attuazione di una legge dello Stato italiano, del quale credono di essere fedeli e leali cittadini.
Questa loro azione di «boicottaggio», purtroppo, è basata sulla negazione dell’evidenza delle caratteristiche etno-liguistiche delle popolazioni della fascia confinaria con la Slovenia. Sarebbe ora che la nostra gente, qualunque idea abbia sulla problematica slovena, si chiedesse cosa c’è «sotto» questo can can che costoro cercano di rimontare; quale sia il senso di queste azioni, in difesa di che cosa, per quali reconditi interessi, che non siano nascosti e sotterranei, riconducibili alle trame di gladiatoria memoria.
Va bene, c’erano, una volta, la guerra fredda, il minaccioso Grande Fratello oltre la Cortina di ferro. C’erano! Ma basta! Parliamo di Europa, di collaborazione, di interessi comuni, di dialogo, di pluralismo, di multilinguismo e multiculturalismo, e questi “eroi” antisloveni da “gladio di borgata” sfidano il ridicolo per mestare zuppe stracotte nel calderone della memoria malata di pregiudizi e nel fomentare inconsce paure di improbabili panslavismi.
Purtroppo una certa «politica» ancora una volta priva di scrupoli e� di buon senso, continua a giocare non sull’intelligenza della gente ma sull’evocazione emozionale ed irrazionale di fatti che sono stati abbondantemente superati dalla storia e dagli accadimenti in corso. Dobbiamo dirlo chiaramente, tutti: per favore, basta!


Autore: Riccardo Ruttar                         -  DOM NOTIZIE  -


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