venerdì 3 dicembre 2010
Tra le culture friulana e slovena un amicizia vitale
«Fra le culture friulana e slovena sta nascendo un’amicizia vitale». Cosí lo scrittore sloveno e triestino Boris Pahor, intervenendo ieri all’incontro Culture di periferia: sloveni e friulani tra realtà e immaginazione. «L’uomo è fondato sulla lingua – ha osservato – perché attraverso essa si fa conoscere, non c’è cosa piú importante». Per questo ha lanciato la proposta di insegnare lo sloveno nelle scuole italiane e in particolare friulane. Intanto, fuori dal teatro Palamostre, a contrastare le parole di Pahor c’era una doppia contestazione dell’Associazione identità e tutela Val Resia e di alcuni aderenti al movimento di estrema destra Forza Nuova. Inevitabile che la protesta, seppure totalmente pacifica (è stato esposto un cartellone), entrasse prepotente negli interventi dei relatori. Ma a fare da padrona è stata la voglia reciproca di conoscersi perché la problematica vicinanza fra le diverse culture viene da lontano. «Nel 1966 abbiamo fondato l’Associazione internazionale per la difesa delle lingue e delle culture minacciate – ha ricordato Pahor – per fortuna oggi abbiamo una legge di tutela, frutto di una lunga battaglia, ma dobbiamo saperla mettere in pratica. Tra poco cadrà l’anniversario della morte di Loris Fortuna, lui per primo si batteva per i diritti delle lingue, di tutte le lingue. Ma già nel 1976 Sergio Salvi riportava una situazione di tutela in regione per la cultura slovena non edificante: a Trieste non c’erano problemi, ma a Gorizia era tutelata solo dal punto di vista scolastico, mentre a Udine non esisteva alcun presidio». Una mancanza di cui oggi paghiamo le conseguenze, infatti, Pahor ha auspicato il ritorno dello sloveno nelle scuole. «Per acquisire una sensibilità che insegni fin da giovani a non parlare di minoranze linguistiche – ha spiegato –: 8 milioni di catalani non possono essere considerati una minoranza. Si dovrà parlare piuttosto di comunità linguistiche che, purtroppo, dipendono da una comunità numericamente maggiore che per questo vorrebbe prevaricare. Ma tutte le culture sono da rispettare. L’uomo ha sviluppato il proprio cervello, ma non il senso dell’uguaglianza». A testimoniare lo scarso senso di egalité dell’umanità, Pahor ha portato gli esempi della Francia (Paese che lo ha premiato per tre volte, «in Francia mi vogliono bene», ha spiegato lui. Dopo la Legion d’onore, una decina di giorni fa il premio del ministero della Cultura) e della Turchia. Facendosi portavoce della necessità di una rivoluzione in Europa di cui lui sarà il capofila. «La Francia è ricca di lingue, ma tutti devono parlare solo il francese, perché? – si è chiesto –. Allo stesso modo penso che i turchi non dovrebbero entrare nella Comunità europea perché hanno milioni di minoranze e non se ne curano. Basti pensare ai curdi, 20 milioni di persone suddivise fra Iran, Iraq, Siria e Turchia che non hanno diritto a uno Stato proprio. Bush ha detto di aver portato la democrazia in Iraq, seppur a farne le spese sono state vite umane, perché non si è interessato della questione turca». Ad aprire la serata, cui sono intervenuti anche Igor Jelen, Aldo Colonnello e Luigia Negro, è stato il sindaco di Udine, Furio Honsell che ha parlato di «un’opportunità straordinaria. In questa regione assistiamo all’incontro di lingue madri diverse e dovremmo pregiarci del pluralismo linguistico. All’inizio del XII secolo c’erano nel mondo 12 mila lingue diverse, all’inizio del XX solo 6 mila. Il pluralismo è l’unica strategia per superare la crisi che stiamo vivendo. La specialità del Friuli è rappresentata dal connubio di comunità e dall’incontro delle culture latina, slava e tedesca. È importante capirne però le reali connessioni». E il sindaco è ritornato sulle manifestazioni di protesta. «Sono avvilito dalle scene che non saprei neppure come descrivere. Oscurantismo mi sembra la parola migliore. Sentimenti che mirano a dividere e spezzare. Nessuno avrebbe immaginato che nel XXI secolo la strategia proposta fosse l’antagonismo fra gruppi. Mi scuso per quello che avete dovuto vedere qui fuori, ma non temete: Udine è accogliente». Ancora oggi, dunque, parlare di comunanza fra culture e in particolare «dello sloveno nel nostro territorio è un’impresa pionieristica», per dirlo con le parole dell’assessore comunale alla cultura, Luigi Reitani. «Infatti – ha proseguito –, Pahor è vittima di un destino emblematico. Grande autore e scrittore, testimone diretto di vicende fondamentali come i campi di concentramento, cittadino italiano che vive a Trieste, non è conosciuto in Italia. E a 10 chilometri di distanza ha un’enorme fama. Ma non solo a Est, è amatissimo in Francia e Inghilterra, solo per citarne alcune». A ogni modo la riscoperta delle radici slovene e del legame con il Friuli proseguirà anche nel 2011, con un corso di lingue e diversi incontri: «Abbiamo avviato un gemellaggio con Maribor – ha fatto sapere Mario Canciani, consigliere comunale promotore della conferenza – e proseguiremo il programma con diversi incontri che culmineranno nel 2012 quando Maribor sarà la capitale della cultura europea».
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chettedevodì direbbero i romani: la prevaricazione mascherata da vittima e da caposcuola della cultura. coraggio.... Renz
RispondiEliminaPeccato che il vecchio" saggio" ed il" grande" sindaco soffrano volutamente di strabismo cultural- politico nei confronti di Resia e della Slavia in generePer quello che riguarda i rapporti della attuale amministrazione di Udine con i VERI sloveni, non è affar nostro (buon prò gli faccia); non è con le mistificazioni che si migliorano i rapporti tra le nazioni. chissa se in futuro qualche "hacker"curiosando nei vari ministeri interessati non porti a galla qualche scomoda verità?
RispondiEliminaalla prossima.....renz
sù...sù,la minoranza slovena, il sindaco di Udine e La sua amministrazione, riconoscono solo la cultura che viene da sinistra......
RispondiEliminaNon cerchiamo la famosa scusa del "complotto della sinistra",che non ha quasi più potere politico,per non parlare del pericoloso"comunismo.Le strade sono due.O quella della chisura,della paura e di conseguenza anche una forma d'odio verso il diverso oppure quella della tolleranza la conoscenza degli altri e automaticamente di se stessi.Questo è il punto.Quindi accettando gli altri offriamo qualcosa di nostro e accettiamo qualcosa degli altri o ci chidiamo ermeticamente in un mondo chiuso pieno di paure e ostilità.A mio avviso la conoscenza dell'altro rafforza la nostra conoscenza,l'onestà e la lealtà nelle critiche di noi e degli altri.La staticità o meglio la rigidità soffriranno in uno spazio dinamico che rischia di bloccare alcune realtà quasi immobili.C'è sempre qualcuno più dinamico e adattabile di noi.
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