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martedì 7 dicembre 2010

Alto Friuli, sono 33 le scuole a rischio Solo con l accorpamento danni limitati

Nell’alto Friuli il 48% delle scuole dell’infanzia, il 35% delle elementari e il 25% delle medie non rientrano nei parametri previsti dalla recente normativa: 33 le scuole a rischio. Dal tavolo di concertazione aperto dalla Provincia di Udine si apre però uno spiraglio per una riorganizzazione del settore scuola che permetta di guardare al futuro con ottimismo. Un piano di razionalizzazione, pur con quattordici accorpamenti, permetterebbe di governare la transizione sia in termini temporali che strategici. Se ne è discusso, nei giorni scorsi, alla presentazione ai sindaci dell’alto Friuli della proposta di riorganizzazione dei plessi scolastici elaborata dal tavolo di lavoro costituito da rappresentanti della Regione, direzione e dirigenti scolastici, comunità montane e sindacati, con il coordinamento dall’assessore alla montagna della Provincia, Ottorino Faleschini. La presentazione è iniziata con una proiezione degli effetti dell’applicazione della riforma sulle scuole dell’Alto Friuli che ha evidenziato, appunto, che il 48% delle scuole dell’infanzia, il 35% delle elementari e il 25% delle medie non rientrano nei parametri previsti, con un totale di 33 scuole a rischio. «Molteplici sarebbero i benefici di un’accettazione del piano da parte dei sindaci - spiega Ottorino Faleschini, coordinatore del gruppo di lavoro e assessore provinciale alla montagna - a partire dalla possibilità di tutelare le scuole dell’infanzia passando per una riduzione importante delle pluriclassi, un consolidamento pluriennale della nuova organizzazione dei plessi nel medio periodo. Non è trascurabile nemmeno la possibilità di beneficiare di compensazioni garantite dalla Regione che ha stanziato risorse per i comuni e le scuole di montagna. L’ufficio scolastico regionale, a fronte di un piano condiviso, si è dimostrato disponibile a intervenire sugli organici delle situazioni più critiche». «Di fronte a questa situazione molti sindaci, che peraltro hanno condiviso il percorso che ha permesso l’attivazione del tavolo e l’impegno degli organi di governo a supportare il territorio in questa delicata fase - continua Faleschini - hanno manifestato posizione contrastanti. Al piano proposto è stata manifestata condivisione dai Comuni del Tarvisiano, di buona parte dei Comuni della Val Tagliamento, mentre possibilisti si sono dimostrati i Comuni della Val del But, della Val Degano. Forte opposizione è stata manifestata invece dai comuni di Forni di Sopra, Forni di Sotto e Resia, contrari si sono dichiarati anche Tolmezzo, Pontebba e Chiusaforte. É comprensibile l’amarezza di sindaci, che è anche la mia, di fronte agli accorpamenti proposti, ma nel contesto normativo ed economico nel quali ci troviamo bocciare questa proposta significa assumersi la responsabilità delle conseguenze di una applicazione che potrebbe portare le scuole a una lenta agonia e che non risparmierebbe nemmeno alcune scuole di Tolmezzo. Ora si apre la parte formale che potrà partire da quella parte del piano che ha già ricevuto una condivisione da parte dei Comuni, mentre la parte non condivisa verrà stralciata consegnando ai rispettivi organi comunali l’elaborazione delle proposte alternative».

Tratto dal Messaggero Veneto del 2 dicembre 2010

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