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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

venerdì 17 dicembre 2010

LINGUE MINORITARIE: Una questione più ampia

A mio parere, la questione della minoranza linguistica non riguarda meritoriamente solo la parlata della val Resia, bensì tutti i comuni del Friuli orientale confinario, nei quali alcuni consiglieri comunali si sono arrogati il diritto di sostituirsi, anche se leggi nazionali lo prevedono come seconda opzione, alla volontà (richiesta del 15%) della popolazione indigena locale. Per cui ormai Resia, Torre e Natisone «sono del gatto» come ha ben precisato il presidente del Comitato misto paritetico regionale nella recente audizione del sindaco di Resia; il quale presidente – l’ho sentito anch’io in tv – ha ben evidenziato che finché non saranno modificate le leggi nazionali qualsiasi iniziativa locale non potrà avere conseguenze locali. Ciò purtroppo è vero, anche se, qualora ci fosse stata la volontà politica a livello parlamentare, bastava modificare quegli articoletti (3 della 482/99 e 4 della 38/01) dando la piena e dovuta dignità alla gente interessata di scegliersi democraticamente la tutela del proprio peculiare idioma senza che questo debba essere inquinato, come già sta succedendo con le tabelle toponomastiche e gli sportelli bilingui italo-sloveni dalla lingua slovena classica che già si sta adottando a livello regionale più o meno surrettiziamente. Stiamo quindi pagando lo scotto della scelta attuata solo da alcuni consiglieri comunali che si sono assunti la grave responsabilità – peraltro non meramente amministrativa – di far inserire, senza prima sentire la propria gente, il loro comune nell’ambito della tutela linguistica di carattere generale. Mi riferisco soprattutto – e prego vivamente il Messaggero Veneto di pubblicare questa mia lettera – alla mia natia alta val Torre. Infatti nel 2003 le persone firmatarie della richiesta erano solo otto, sindaco compreso, anche se lui non era consigliere comunale; ora, benché la situazione politica sia rimasta invariata, solo uno è ancora in carica e un altro mi ha personalmente dichiarato, in pubblico locale, di non aver mai firmato alcunché, anzi ha aggiunto di sentirsi orgogliosamente prima friulano e poi italiano. Quindi sufficiente cognizione di causa, sul tessuto sociale e linguistico dell’ignara gente. E così è definitivamente fagocitato il proprio peculiare idioma che inevitabilmente subirà l’eutanasia col beneplacito di alcuni interessati e dei sorestans amanti del quieto vivere. Con un abbraccio fraterno ai nostri contermini resiani, ricordando loro che Roma e Trieste sono troppo lontane per recepire i lamenti delle genti friulane del confine orientale, che peraltro si sentono amichevolmente vicine a quelle slovene essendo ora tutti in Europa, però mantenendo i propri usi e costumi e soprattutto la propria etnia linguistico-colturale.
Lidio Buttolo Lusevera

Tratto dal Messaggero Veneto del 16 dicembre 2010

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