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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

mercoledì 9 giugno 2010

SLAVIA FRIULANA

Interventi organici


Chiamato indirettamente in causa dal signor Onesti di San Pietro degli slavi o al Natisone penso di dovergli rispondere quanto segue: la sua e altre lettere di slavi in Friuli che si dichiarano offesi di essere qualificati sloveni hanno finalmente scoperto a che gioco giocano. Assodato che i loro dialetti appartengono alla lingua slovena, che però la loro storia si accompagna a quella di una parte del Friuli (Veneto), concesso che un tempo gli sloveni austriaci diedero a quelli veneti il titolo dispregiativo di “benesciani”, posto fine a queste artefatte contrapposizioni, i fratelli prima nemici non sono più da rimettere l’uno contro l’altro. Se vogliamo attenerci a un clima di collaborazione e di amicizia con la vicina repubblica di Slovenia dobbiamo riconoscere che agli sloveni del Friuli non va tolto o negato il diritto di imparare la lingua slovena nelle scuole dell’obbligo, non vanno eliminati o deviati i finanziamenti che le istituzioni democratiche locali, statali e della Slovenia devolvono a questo fine. Chi vuole fra i benesciani demonizzarli questi finanziamenti fa il gioco dei nazionalisti e dei neofascisti italiani, fra i quali ci sono purtroppo anche friulani che così rinnegano la loro identità linguistica e storica. In veste di friulano e di autonomista, non mi sta bene che una minoranza linguistica dello stesso mio territorio sia privata dei finanziamenti che le spettano per l’apprendimento della sua lingua letteraria, perché se il Friuli perde la sua minoranza linguistica slovena è la fine anche del diritto autonomistico della maggioranza friulana, che è minoranza etno-linguistica nello Stato italiano costituzionale ed europeo. Dunque la mia non è un’indebita intromissione in casa altrui e tanto meno un’offesa, ma un dovere che esplico in osservanza delle norme di tutela vigenti. Se invece dell’insegnamento scolastico della lingua slovena passa la finzione della lingua-dialetto a sé stante il gioco è fatto: non più scuole, ma solo piccoli contributi, il più raramente possibile, a circoli fantasma, sparute associazioni culturali, aride mostre fotografiche e inconcludenti convegni, pubblicazioni destinate ad ammuffire in un angolo dimenticato.


Bruno Tassotti


Tarvisio


Tratto dal Messaggero Veneto dell'8 giugno 2010

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