Sconcertante. Mai nella mia vita avrei pensato di trovare scritto, sui giornali di oggi, ciò che ho letto solo nei libri di scuola o nelle carte degli archivi storici. Mi sembra di leggere un documento del più pericoloso fascismo, quello che attenta all’istruzione (per ridurre la conoscenza che è alla base di qualsiasi coscienza) e sobilla il popolo sventolando la bandiera nera della paura. Mi dispiace scrivere questa lettera, ma proprio non posso starmene in silenzio. Trovo fortemente diseducativo che degli amministratori pubblici esprimano concetti personali rivoltandoli nella più bieca politica di basso, bassissimo profilo. Il sindaco è eletto dalla maggioranza dei cittadini che lo hanno scelto per ben governare la città; fomentare odio e invidie non mi sembra una politica del buon governo. Bravo è quel sindaco che oltre alle parole compie le azioni. Azioni in questo caso che portano alla sua città un piccolo respiro economico: i soldi che arriveranno per recuperare la scuola bilingue daranno lavoro, perché arrabbiarsi tanto? Scrivono i cinque sindaci delle valli: «Va tenuto conto che la bilingue è uno strumento di promozione della lingua slovena per nulla attinente alla tutela della lingua, della cultura e dell’identità della locale comunità», in merito a questo punto il mio sconcerto rovina nella desolazione. Le mie bambine frequentano quella scuola, abitiamo a Cividale, a casa non parliamo sloveno, la scelta di iscriverle lì non è politica, ma didattica. E i motivi sono molti. Ne ricordo solo alcuni: il bilinguismo è una ricchezza; il bilinguismo con lingue che hanno un altro alfabeto, un’altra struttura grammaticale, un’altra impostazione logico-matematica arricchisce ancora di più le competenze linguistiche e comunicative del bambino regalandogli una “innata” facilità nell’imparare altre lingue e amplia il suo modo di organizzare i pensieri; i programmi didattici vanno oltre quelli ministeriali; i bambini imparano a rispettarsi e ad ascoltare i bisogni degli altri e in questi tempi soffocati dal più totale individualismo ritengo, come madre, importante considerare questa offerta; gli insegnano l’autonomia, prima motoria poi di pensiero; con le infinite uscite sul territorio mia figlia mi fa da guida nel riconoscere le piante e i loro usi, mi racconta e mi chiede di portarla (turismo?) nei luoghi storici avvolti nelle leggende che si perdono nella notte dei tempi; organizzano e partecipano alle tradizioni locali con feste e ricorrenze tipiche, trascorrono qualche giorno nei piccoli e affascinanti paesi delle valli. Tutto all’insegna della conoscenza del territorio e delle tradizioni che, utilizzate nel giusto modo, porteranno, inevitabilmente, a una coscienza di sé e degli altri per un’integrazione sempre più completa e rispettosa. (Mah! Forse questi sindaci non hanno avuto la fortuna di frequentare la scuola bilingue...). Mai si è parlato di promozione slovena. Avrei molte altre attività da raccontare, ma chiudo ricordando che dopo nove mesi di intenso lavoro con i bambini, in giugno, vedo i maestri ancora sorridere sereni e allegri. Forse, signori sindaci, non è la politica filo-slovena o filo-italiana a far decidere ai genitori dove iscrivere i propri figli, ma una proposta didattica e formativa che una scuola offre rispetto a un’altra. Partendo dal concetto base che si parla di scuole statali! Io la vedo così: vicino a casa c’è una scuola che può dare alle mie figlie un’opportunità in più, perché no?
Elisa Morandini
Cividale del Friuli
Tratto dal Messaggero Veneto del 4 giugno 2010
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