La battaglia dei contatori diventa scontro politico tra Comitati e amministrazioni. I sindaci ribelli: la Regione non legifera e non passa le competenze alla Provincia
Il caso dei contatori, che Carniacque vuole installare nei Comuni della Carnia per evitare sprechi – dice la spa – e monitorare eventuali perdite e che sta creando proteste a macchia d’olio, è soltanto la punta dell’iceberg di una protesta sempre più diffusa. E se è vero che l’iniziativa della spa viene duramente contestata dai tre Comuni “irriducibili” (Cercivento, Ligosullo e Forni Avoltri) che non hanno aderito a Carniacque e che il resto delle amministrazioni si è adeguata, è altrettanto certo che la gente sempre più spesso non è d’accordo con i propri amministratori. Anzi.
Dice Antonino Galassi, del Comitato: «Prima di aderire a Carniacque, una famiglia di due persone pagava 62 euro l’anno per l’acqua; adesso ne spende 184. E non c’è stato alcun vantaggio perché il servizio acquedotto è rimasto lo stesso e così anche la depurazione. Ecco perché anche a Paluzza la popolazione è contraria ai contatori. In realtà, i tanti Comitati sorti fanno ciò che la politica non fa più, ovvero gestire il territorio e siccome i sindaci sono asserviti alla politica, i Comitati sono costretti a sostituirsi ai sindaci».
E altri comitati oltre a quello di Paluzza (Val del But) sono presenti nella Val Tagliamento (Forni di Sotto), nella Val Degano (Ovaro), nella Valle del But e nel Canal del Ferro (Resia). Trasversali e quasi tutti coordinati da “Aghe di mont”. Ma è attivo anche “Carnia in movimento” di Garibaldi. «Il palazzo – insiste Galassi – non si rende conto che la gente è sempre più arrabbiata e che lo scollamento con le amministrazioni locali è sempre più marcato».
I sindaci di Cercivento e Ligosullo, Dario De Alti e Giorgio Morocutti, respingono con forza l’idea che l’installazione dei contatori porti giovamento alle popolazioni della Carnia e alla rete distributiva idrica. «Il decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 – dice De Alti – parla chiaro. E all’articolo 146 che prevede il risparmio idrico, è vero che parla di installazione dei contatori, ma lo fa soltanto al punto “f”. I precedenti enunciano chiaramente tutta una serie di interventi in primis la miglioria delle reti. Carniacque invece è partita direttamente dai contatori. Come mai»? La domanda rimbalza da Comitato a Comitato. Una delle ipotesi che si fa strada è che Cafc possa essere intenzionato ad acquisire Carniacque, ma lo voglia fare a contatori già installati.
Ma il vero nodo da sciogliere sia secondo i tre Comuni ribelli sia per i Comitati (che hanno inviato una lettera a Tondo corredata da 4 mila firme) è «la latitanza della Regione. Già nel 2010 la normativa nazionale stabiliva la soppressione degli Ato le cui competenze dovevano passare alla Regione chiamata a legiferare nel merito. Da tempo i Comuni come i nostri attendono che la Regione “passi” le competenze dell’acqua alla Provincia per la regia e dia nel contempo l’autonomia a ogni singolo comune al quale spetta la decisione di gestire l’acqua per conto proprio, di consorziarsi o di aderire a Carniacque spa. Non legiferando, la Regione sottrae di fatto autonomia ai Comuni».
Tratto dal sito http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2012/01/29/news/su-acqua-e-autonomia-ora-la-carnia-presenta-il-conto-1.3117663
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