Considerando il 
personaggio Longhino Arturo Archetöw, nativo di San Giorgio di Resia ma 
residente in Germania, è necessario prendere atto che il Longhino è custode di 
importanti nozioni basilari della cultura resiana. È  una persona che non ha lesinato fatica  e denari, percorrendo le strade di mezza 
Europa, alla ricerca di notizie, visitando archivi e biblioteche per consultare 
e approfondire conoscenze su preziosi  
documenti depositari di illustri studiosi della lingua resiana, dei suoi 
usi e costumi, delle sue tradizioni. 
Un solo rammarico, è personaggio schivo e 
restio nel collocarsi. Data  la sua 
profonda conoscenza del sapere resiano, sarebbe opportuno che lui, dopo aver 
vagliato la materia, esaminato a fondo la sua origine e la sua natura, lasciasse 
da parte certi ostacoli e certe esitazioni. Prendesse  una decisione e si collocasse su una posizione 
prevalente per impartire ed informare, e mettere quindi a disposizione dei 
resiani, e non solo, questo suo “conoscere”, per  comunicare e per contestare, rispondere e 
replicare, a tono ed in garbo, ai tanti denigratori della nostra lingua. E’ un 
vero peccato che Arturo non ci affianchi in questa contesa, sarebbe per noi un 
prezioso bene aggiunto. Lui ha pubblicato, se per sapere bisogna pubblicare, e 
per questo motivo, chi non avendo altre argomentazioni, polemizza sulle 
questioni delle pubblicazioni.
A Resia, 
attualmente, non esistono altri nomi e storici locali che abbiano pubblicato 
testi di rilevanza sulla storia e sulle origini resiane. Questo  lo sappiamo tutti, come non credo che ci sia 
in seno e alle dipendenze di alcune testate giornalistiche, molto critiche, a 
tal proposito, nei confronti della Val Resia e del suo popolo, nomi  di altisonante spessore di storia resiana e 
slava. Taluni che si ergono a paladini pensando di essere in grado di impartire 
lezioni di filosofia morale, solo perché la maggioranza dei resiani vuole la 
propria autonomia linguistica e la prerogativa di scegliere la propria identità 
e pretendere il rispetto per quello che sono e non per quello che altri li 
vorrebbero considerare e collocare.  Una 
consapevolezza radicata nel credo di tutta la popolazione resiana. Per esprimere 
una opinione e una convinzione non occorre essere storici con l’etichetta di 
aver pubblicato un libretto, magari pieno di svarioni come fanno tanti studiosi, 
quei linguisti palesemente schierati nel cercare una verità che esiste solo nella loro teorica 
visione. I Resiani non chiedono cose 
astronomiche, chiedono solo di essere considerati per quello che sono, 
unicamente ed esclusivamente resiani, popolo di Resia. Noi siano consapevoli di 
essere una etnia diversa per varie ragioni. Sfido chiunque a venire a Resia, in 
occasione del carnevale resiano ed anche in tante altre occasioni di festività, 
a sentire la musica resiana e a ballare la danza resiana, sapersi muovere a 
ritmo di quella danza e battere il tempo con i piedi ad ogni cambio di tonalità. 
Provare per credere, essere in grado e capace di farlo. Già in questo siamo 
diversi.  Prova ancora a cercare se nel 
resto del Mondo esistono una musica ed una danza simili. Dopo potresti anche 
avere qualche facoltà di muovere delle osservazione, sempre nel rispetto e nella 
considerazione di un esame scrupoloso.
Questa è una delle 
prove che ci contraddistinguono e ci differenziano da essere valutati diversi. 
Poi ci sono gli usi e costumi, le tradizioni, come unici siamo considerati anche 
in genetica, per non parlare della lingua, la lingua resiana, anche se alcuni 
studiosi e alcuni personaggi locali la vogliono inquinare e farla passare come 
dialetto di derivazione slovena, introducendo, per la sua protezione, il 
bilinguismo, italiano-sloveno, dove per noi sarebbe più credibile un 
bilinguismo, italiano-resiano. 
Si vocifera, si 
pettegola parecchio che a Resia sussiste un clima antisloveno. Non  credo, nella maniera più assoluta, e di 
questo sono sicuro, che a Resia  batte un 
cuore antisloveno, come qualcuno ha scritto, perché non troverebbe alcuna 
consonanza e nessun riscontro. Il resiano è sempre stato aperto e ospitale, ma 
soprattutto consapevole di essere rispettoso nei confronti, sia dell’italiano 
sia dello sloveno (te laske anu te buske). La propaganda antislovena è, ed in 
modo particolare, frutto della fantasia coltivata ad arte dai giornali. Quelli 
che si proclamano tendenziosamente di parte e che dovrebbero loro cercare di 
moderare, se hanno a cuore le questioni legate alla rosaijanka dolina, e non 
cercare in tutte le maniere di assimilarci in una realtà diversa dalla nostra 
natura e alla nostra cultura.  Anche 
 se nel  
nostro petto batte sì un cuore slavo, ma in esso non vedo alcuna 
pregiudiziale e nessun preconcetto contro chi oggi vorrebbe insinuare che a 
Resia batte un cuore antisloveno. E’ ora di finirla cordiali istigatori di fare 
propaganda e di inscenare tutte queste supposizioni, sarebbe più opportuno dare 
una svolta a tutto questo e darci una mano per rivendicare la nostra autonomia 
linguistica e culturale. Ripeto, noi non chiediamo e rivendichiamo altri motivi 
ed altre ragioni. Non è peccato essere orgogliosi, di appartenere e di 
considerarsi resiani.
Franco Tosoni
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