Atto
terzo
A
proposito del turismo che si è sviluppato a Resia in questi ultimi
anni.
Considero che non sia vero, come si afferma da più parti,
che una minoranza slovena non è mai stata e non è presente nel comune di Resia.
Ma chi sono? E dove si trovano questi resiani della minoranza slovena? Ci sono,
ci sono, e sono facilmente identificabili. Anche la località in cui si trovano.
Residenti o pseudo tali. È perfettamente accertabile. Prove alla mano?
Come si spiega altrimenti la costante
presenza, almeno nel periodo estivo, di quei pullman pieni di visitatori sloveni
che vengono a conoscere e fare visita alla Val Resia? Forse per allietarci della
loro presenza? O forse per testimoniare che, con la loro partecipazione, fanno
visita e la loro conoscenza dei nostri compatrioti di lingua e di origine? Si
notano quando transitano per San Giorgio per poi fermarsi in Varcota, nei pressi
della sede del Centro Culturale, forse per comprovare o per dimostrare qualcosa
che gli appartiene. Questo fatto avveniva fino a poco tempo fa, adesso, comunque
la visita in Varcota prosegue, si spingono anche oltre e fino a Stolvizza,
località a loro più confacente per “lingua”, vocazione e simpatia. Vuoi vedere
che forse la loro visita o le loro visite hanno una motivazione ben precisa e
mirata? Altrimenti come si spiegano certe prese di posizione di alcuni nostri
valligiani di quella località che hanno sposato appieno la loro filosofia ed il
loro criterio di intromissione nelle faccende altrui? Arrivati in Val Resia
questi turisti si trattengono quanto
basta, giusto il tempo materiale per rifocillarsi con qualche panino, bere
qualcosa, il tutto portato da casa,
soddisfare i propri bisogni corporali, e poi, a cuor leggero, e senza aver messo troppa
mano al portafoglio, fare ritorno a casa. Missione compiuta, rendono atto della
loro presenza, si prende nota della loro venuta, si quantifica il numero dei visitatori, i quali si andranno ad aggiungere
ai 70.000 degli ultimi anni, e si valuta quelli che avranno fatto visita
quest’anno. La valutazione si ottiene, non per difetto ma per eccesso. Non
importa se i calcoli verranno fatti in maniera approssimativa, l’importante
è quantificare. Può darsi che qualche pullman, al ritorno, si fermi a San
Giorgio alla trattoria “Alla Speranza” a pranzare, molto dubbiosa però che
questa sosta si realizzi, forse più ipotizzabile che questa pausa si renda
concreta in qualche altra località lontana da Resia. A parte l’albergo “Alle
Alpi” a Prato di Resia, con pochissimi posti letto, a disposizione in Val Resia
non ci sono altre strutture alberghiere o pensioni con pernottamenti, quindi non
credo che tali turisti, o quel così detto turismo di massa, facciano molti
pernottamenti in Val Resia, probabilmente e sicuramente nessuno. Per non parlare
poi delle visite ai vari musei esistenti in valle, piccole realtà interessanti
ma con pochi, per non dire pochissimi,
riscontri in termini di proventi redditizi. L’ingresso è a prezzo politico,
qualche centesimo di euro. L’importante è la presenza, tutto il resto è
relativo. Bisogna quantificare per fini forse a noi sconosciuti. Diplomatici?
Politici? Noi abbiamo bisogno di turismo, lo sviluppo e
molta necessità, però non a queste condizioni.
Questo sarebbe, dunque, il turismo descritto da Sandro Quaglia? Il suo
turismo che avrebbe dato e che dà incremento e sviluppo alla nostra valle?
Creando magari posti di lavoro e
benessere? Tutto questo è sicuramente frutto della fantasia e della
immaginazione geniale di chi si diletta a scrivere assurde verità.
Dobbiamo essere piuttosto realisti nelle dichiarazioni prima di produrre certe favole che forse
esistono solamente nelle immagini sognatrici
ed illusorie che
verosimilmente servono,
chissà, forse, probabilmente o solamente, per affascinare i lettori creduloni
che si beneficiano di leggere sul Dom le fantasiose storie che provengono dalla
Val Resia.
Franco Tosoni
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