Nessuno scopre l’acqua
calda, se questa non viene prima riscaldata. Certo che esiste una realtà
linguistica diversa tra quella presente a Trieste e Gorizia e quella che viene
parlata nella Slavia Friulana e in Val di Resia, questo lo sappiamo da sempre.
Non occorre scomodare, come si fa da un po’ di tempo a questa parte, studiosi,
predicatori, perché i Natisoniani, i Torriani ed i Resiani, sanno chi sono e che
cosa vogliono essere. Vogliono la loro identità secolare, la loro indipendenza
linguistica e non desiderano essere tutelati da nessuna legge che richiami la
loro dipendenza slovenista.
Per il momento non si
avverte alcuna polveriera (la polveriera è una struttura o un
fabbricato per la custodia di materiale esplosivo), per meglio dire clima di
tensione surriscaldato, nella slavia friulana, ma più di qualche malcontento,
questo si.
Per frenare, oggi,
l’emigrazione, quando ormai buona parte della popolazione, in tempi passati, ha
preso già la strada per lidi lontani, bisogna incentivare il lavoro e con il
lavoro cospicui investimenti produttivi mirati in quei settori più confacenti
alla realtà locale.
Qui vogliamo dare vita
ad una situazione cercando di prendere esempi di altre realtà che non sono
adeguati con la realtà della Slavia Friulana e della Val di
Resia.
Vogliano estendere il
bilinguismo sulla falsariga o sull’esempio della provincia autonoma di Bolzano,
non già come Regione Trentino Alto Adige. Infatti in quella regione ci sono due
provincie autonome: Trento e Bolzano.
Per rendere l’idea
concreta e per analizzare effettivamente la realtà di quella regione, espongo in
sintesi quella situazione.
Nella provincia di
Trento non esiste il bilinguismo se non in tre
piccole zone, come ho già specificato in altro
intervento:
- Comuni
ladini della Val di Fassa,– isola linguistica ladina
dolomitica;
- Comuni
della Valle dei Mocheni – isola linguistica germanofona di origine medievale
;
- Comune
di Luserna – isola linguistica cimbra.
Nella provincia di
Bolzano esiste una legge di tutela per il tedesco, il ladino e
l’italiano.
Oltre due terzi degli
abitanti, 69,15%, sono di madre lingue tedesca, il 4,37% di madre lingua ladina
dolomitica, il restante 26,48% di madre lingua italiana.
Alla provincia di
Bolzano, massima espressione di tutela delle minoranze etniche nell’ambito dello
Stato Italiano, rientra, o si trattiene, il 90% del reddito prodotto nell’ambito
provinciale, il resto viene versato allo Stato Italiano.
Nella regione Friuli
Venezia Giulia ci sono quattro provincie: Trieste, Udine, Pordenone e
Gorizia.
Su circa 1.300.000
abitanti nella regione, ripartiti, per eccesso e per
difetto:
Trieste: 250.000 –
Udine: 570.000 – Pordenone: 330.000 – Gorizia: 150.000
L’orientamento della
popolazione della regione, per quanto riguarda le lingue parlate, in più o in
meno, è la seguente:
Italiano 60,40% -
Friulano 35% - Sloveno 4% - Tedesco 0,5% - altre lingue
0,5%
Suddivisi per
provincia:
Trieste:
Italiano 91% - Friulano
1,7% – Sloveno 7,1% - Altre lingue 0,5%
Udine:
Italiano 21,7% -
Friulano 73,7% – Sloveno 2,5% - Altre lingue 2%
Pordenone:
Italiano 58,7% -
Friulano 38.8% – Sloveno 5,2% - Altre lingue 2%
Gorizia:
Italiano 70,3% -
Friulano 24% – Sloveno 5,2% - Altre lingue 0,5%
Norme a favore delle
popolazioni di lingua slovena delle province di Trieste e Gorizia e di quelle di
origine slava di Udine, non prevedono e non sono previste, a tutela di queste
minoranze etniche, le stesse agevolazioni che vengono attribuite alla provincia
autonoma di Bolzano.
Proviamo a concepire una
legge a tutela che consideri una tale agevolazione,
allora si potrebbe cominciare ad fantasticare un valore
immaginario.
Ma per
questa ipotesi sorge un forte sospetto, pur con una proposta così alettante, i
Natisoniani, i Torriani ed i Resiani accetterebbero e gradirebbero tale
baratteria? Qui nascerebbe una forte
incertezza ed una notevole perplessità. Proviamo invece ad impegnare risorse in
quelle zone con investimenti aziendali soprattutto nel settore turistico e che
diano un freno sostanziale ed efficace all’emigrazione, evitando intrighi
politici e finalità linguistiche.
Franco Tosoni
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