Intendo
partire da questa lettera, pubblicata il 3 marzo 2007 sul Messaggero Veneto,
che io la interpreto molto indicativa e significativa, e fare un appello a
tutti i resiani, residenti ed emigranti, di produrre le proprie testimonianze e
le proprie rimostranze al fatto che Resia sta subendo i residui di quel disegno
iniziale annessionistico territoriale che era della Jugoslavia di Tito.
Quei
residui tendenti oggi, non più sul piano territoriale, ma su quello
storico-culturale-linguistico, a far passare per minoranza nazionale slovena,
addirittura con la partecipazione e la complicità di elementi locali e
nell’indifferenza del potere regionale, la comunità linguistica
resiana,
di
origine slava, che mai è stata slovena e mai ha chiesto di diventarlo, anche
perché sin dal suo insediamento nella Val Resia ha avuto una storia linguistica,
culturale e amministrativa completamente diversa da quella degli sloveni delle
province di Gorizia e Trieste. Un’artificiosa azione assimilatrice che
giustamente va contrastata, nel rispetto dei principi costituzionali e delle
norme internazionali.
In
seguito di questo mio procedere, in futuro promuoverò e incoraggerò, con altre
significative testimonianze, confacenti
a risvegliare le consapevolezze dei resiani del fatto che la nostra
comunità
sta per essere venduta, la sua identità calpestata in nome di chissà quali
lusinghe educative infangando così i nostri ideali ed il nostro rispetto, quindi
un invito rivolto a tutti quei Resiani che hanno a cuore la nostra comunità,
lottiamo insieme per riprenderci quello che i nostri progenitori ci hanno
lasciato e che noi dobbiamo tenacemente rispettare e tramandare, la nostra ultra
millenaria storia e identità.
FrancoTosoni
“Il
popolo resiano non è sloveno - Ricordo
un’alba di gennaio di alcuni anni fa. Mi ero appena svegliato nella tenda rossa
da alpinista adagiata sulla neve del Canin. Indossai gli scarponi ghiacciati e
con la mano un po’ lenta aprii l’ingresso del mio rifugio. Credo che forse mai
più rivedrò uno spettacolo così bello. Una valle adagiata nel silenzio e
illuminata da una luce limpida tinta di azzurro e verde, come fosse riflessa dai
boschi profumati e dalle acque vive che le danno l’anima. Questa è la Val Resia
ed è stretta al mio cuore da un legaccio robusto fatto di ricordi dei miei cari
che sono nati lassù, di ideali che troneggiano sui duemila di roccia, di
emozioni e pace che provo camminando per le vie dei paesi. Mi ricordo anche che,
ammirando quell’alba di gennaio sulla valle, pensai per un attimo di essere solo
di fronte a tanta bellezza. Credo che anche i nostri antenati, quando posarono
il piede su questa terra per la prima volta, provarono emozioni simili sapendo
però in fondo ai loro cuori che tanto ben di Dio richiedeva un lavoro più duro e
una vita più sacrificata che altrove. Eppure rimasero lì e crebbero con la loro
unica lingua e cultura fino ad arrivare a oggi. Ed è un rutto bestiale quello
che ho sentito rimbombare negli ultimi periodi. La Val Resia sta per essere
venduta, la sua identità calpestata in nome di denari, le origini dei nostri avi
mistificate e il libro della storia riscritto infangando quegli eroi, tutti quei
cittadini di Resia che vissero in valle durante la seconda guerra mondiale e,
dopo aver sofferto bestialmente la miseria più cruda, decisero nella loro
unicità culturale di voler far parte dell’Italia. Resia sarà minoranza slovena
anche se non ha niente in comune con quello Stato! I resiani sono, a detta delle
carte ufficiali siglate da alcune persone, sloveni per la stragrande
maggioranza! Siete contenti di tutto ciò resiani? Stanno cancellando la vostra
unicità e pure vi stanno allontanando dalla Patria Italia. Tutto questo per
sparuti individui che vedono ideologicamente l’unione con la Slovenia (un Paese
al quale porto rispetto) una manna per la valle. Per non parlare che vogliono
issare la bandiera slovena in municipio! La salvezza di Resia sta nella
conservazione delle autentiche radici dei nostri padri! Altrimenti a lungo
andare tutto verrà perso. Resiani di ogni sesso ed età, non abbiate paura a far
sentire la voce, non abbiate paura di niente quando dite la verità e professate
il vostro amore per Resia. Sarete come mille leoni ruggenti! (Tommaso Zuzzi -
Pagnacco)”
3
marzo 2007 - Messaggero Veneto
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