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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

venerdì 1 ottobre 2010

RESIA: Manifestare è un diritto

Le «isteriche dimostrazioni», così definite da certi media locali, in occasione del rilascio della prima carta d’identità bilingue (italiana-slovena) a Resia, hanno provocato le convulse rimostranze delle organizzazioni di minoranza slovena che addirittura si sono inventate aggressioni, insulti, minacce e quant’altro da parte di un nutrito gruppo di resiani che spontaneamente, liberamente e pacificamente ha manifestato per esprimere la propria contrarietà nei confronti di un cittadino, peraltro non di origini resiane, sprovvisto dei requisiti per richiedere il suddetto documento. Vogliamo fare presente che in democrazia è sacrosanto diritto manifestare civilmente per far valere le proprie ragioni e che la protesta di fine luglio, davanti al municipio di Prato di Resia, si è svolta in maniera del tutto civile tanto che le pattuglie dei Carabinieri di Tarvisio e di Moggio presenti non sono mai intervenute né a sedare gli animi né tanto meno a fermare le “isteriche dimostrazioni”. Come già avvenuto in passato, anche per questi recenti avvenimenti è stata data, su certa stampa, alla radio e alla televisione regionali, una visione distorta della realtà dei fatti presentando coloro che erano presenti ad affermare la propria appartenenza all’Italia e all’identità resiana come delle persone mosse da isteria. Non basta. Anche il sindaco Sergio Chinese, secondo questi sparuti propagandisti sloveni, sarebbe colpevole di aver messo in atto l’iniziativa del questionario identitario e di essersi macchiato di gravi irregolarità ai danni dell’erario comunale. Naturalmente al sindaco va tutta la nostra solidarietà anche perché, nella circostanza, egli ha agito nella massima correttezza e nel rispetto della legge, consentendoci di esercitare un nostro diritto, quello cioè di esprimere pubblicamente il nostro dissenso nei riguardi del signor Gabriele Cherubini che ha richiesto e ottenuto il rilascio della prima carta d’identità bilingue a Resia. Non pretendiamo che ci siano tributate lodi, ma solo ed esclusivamente rispetto e non offese come quelle nei confronti di una signora che era avvolta nel tricolore definendola «la madre del milite ignoto» o di coloro che intonavano l’inno di Mameli. Offese che giungono da chi rinnega la volontà della maggioranza della popolazione resiana che non si sente per niente appartenente alla minoranza slovena e da chi ignora il sacrificio dei nostri avi, nonni e padri, che ci hanno lasciato un patrimonio linguistico, culturale e storico unico e, con i due plebisciti del 1866 e del 1946, un’eredità che difenderemo sempre strenuamente: l’appartenenza alla nazione italiana e la resianità. Non è esagerato sottolineare questo perché nel recente passato, appena terminata la guerra, Resia ha rischiato di finire nella Jugoslavia di Tito. Nel presente, con le leggi di tutela della minoranza slovena (mai stata presente in valle!), con le ingerenze di Lubiana che pretende di dettare legge in casa nostra, con l’atto grave del rilascio della prima carta d’identità bilingue che farebbe supporre la presenza di uno sloveno a Resia (paradossale che un residente giunto in valle nel 1976, sisma, da Bologna si senta di nazionalità slovena!) ci sentiamo minacciati e depauperati della nostra identità linguistica, culturale ed etnica. Persino gli ultimi studi scientifici sulla genetica, confermando che i resiani non sono nemmeno lontani parenti degli sloveni, ci danno ragione. E ora attendiamo che, al riguardo, soprattutto i politici regionali assumano una posizione chiara e non ambigua. Non vorremmo, per l’ennesima volta, sentirci traditi nelle nostre aspettative tutela del resiano non inserito nella minoranza slovena.


Alberto Siega presidente dell’associazione Identità e tutela val Resia Udine


Tratto dal Messaggero Veneto del 29 settembre 2010

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