Dibattito Nel dibattito sulla nuova organizzazione del sistema delle autonomie locali, in particolare nell’area montana, emerge l’assoluta mancanza di riferimento a un modello etico-ideale, storico, valoriale e politico. La logica prevalente è quella dell’affannosa e maldestra ricerca di un possibile “risparmio” di risorse pubbliche, tutto sommato molto limitato. Comunque, ancora una volta i “sacrifici” vengono scaricati sulle spalle dei più deboli, economicamente ed elettoralmente. In questo preoccupante deserto di princìpi, strategie e proposte, il “Forum per la Slavia” avanza alcuni elementi di riflessione sui quali riflettere e ai quali ispirarsi nell’individuazione di un modello istituzionale che garantisca a tutti i cittadini migliori servizi, elimini gli sprechi e aumenti il livello di partecipazione democratica. Giusta riparazione. In maniera specifica, per quanto riguarda la Slavia friulana va innanzi tutto e preliminarmente affermata la legittimità delle rivendicazione di una giusta riparazione per i danni arrecati al comprensorio dalla programmazione del sottosviluppo avvenuta in più fasi storiche, ma in particolare con l’esclusione dei Comuni delle Valli del Natisone dall’area di applicazione della legge nº 614 del 22 luglio 1966 recante «interventi straordinari a favore dei territori depressi dell’Italia settentrionale e centrale». Sono i benefici di questa legge che hanno determinato la concentrazione dello sviluppo a Manzano, Buttrio, San Giovanni al Natisone eccetera favorendo la seconda fase dello spopolamento delle Valli. Autodeterminazione. Gli abitanti della Slavia vanno considerati, a tutti gli effetti, come un popolo distinto da quelli contermini e, quindi, titolare del diritto all’autodeterminazione. Per quanto riguarda la Repubblica italiana il diritto dei popoli all’autodeterminazione viene riconosciuto dal “Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali” entrato a fare parte del diritto interno della Repubblica italiana con la legge 25 ottobre 1977, nº 881. Tra altre importanti affermazioni di principio, il Preambolo del Patto ricorda che: «in conformità ai princìpi enunciati nello Statuto delle Nazioni Unite, il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo; ... in conformità alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, l’ideale dell’essere umano libero, ... può essere conseguito soltanto se vengono create condizioni le quali permettano a ognuno di godere dei propri diritti economici, sociali e culturali, nonché dei propri diritti civili e politici; che lo Statuto delle Nazioni Unite impone agli Stati l’obbligo di promuovere il rispetto e l’osservanza universale dei diritti e delle libertà dell’uomo». L’articolo 1 della Parte prima del Patto sancisce invece che «tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale». Sussidiarietà. Al fine di contemperare l’universalismo dei diritti e il particolarismo della comunità politica locale, tra i princìpi fondanti dell’Unione europea è stato introdotto il principio di sussidiarietà, riallacciato al principio federativo. La sussidiarietà è concetto sufficientemente astratto e flessibile da poter operare sia in senso ascendente sia discendente. Afferma la presunzione di competenza per il livello di governo più vicino ai cittadini e il fine – che da questa discende – di realizzare istanze di socializzazione dei poteri pubblici e di democratizzazione della comunità politica. Non faccia lo Stato quello che meglio può fare la Regione eccetera ... non facciano altri (Stato, Regione, Provincia e Comuni) quello che meglio può fare la Comunità autonoma. Esperienza storica. La pluri-secolare tradizione autonomistica dell’Arengo della “Schiavonia sopra Cividale”, ha lasciato nel Dna politico-istituzionale di questa Comunità consistenti elementi di identificazione comprensoriale che da un lato spiegano la sua assoluta riluttanza a farsi assimilare alla nazione slovena e dall’altra confermano la sua volontà di essere parte distinta della “Patrie del Friuli”. La “Comunità autonoma della Slavia” dovrebbe nascere sulla base dei princìpi qui sopra enunciati quale istituzione rappresentativa dei cittadini del comprensorio, nell’ambito della quale si svilupperanno tutti i processi propri alla vita democratica che caratterizza l’Europa. Ai Comuni rimarranno le competenze che non possono essere delegate, mentre la Comunità sarà competente per tutto quanto i Comuni potranno delegarle, assumerà le competenze delle Comunità montane soppresse, quelle che la Provincia potrà assegnarle, quanto le deriverà dalla legge 38/2001 e dalla legge regionale 26 del 2007 (di tutela della minoranza slovena) e quanto la Regione le delegherà in base al suo nuovo Statuto di autonomia speciale. La “Comunità autonoma” avrà personalità giuridica e verrà guidata da organi (assemblea, presidente e consiglio direttivo) democraticamente eletti a suffragio universale. Per queste cariche dovranno essere previste precise incompatibilità, rigidi divieti di cumulo e di limite nei mandati. La comunità della Slavia friulana si trova di fronte a una scelta epocale sul suo futuro istituzionale. Tra soggetti di buona volontà, liberi da condizionamenti e pregiudizi, andrebbero cercate le più ampie convergenze possibili nell’individuazione di soluzioni atte a restituire alla Comunità la sua piena e autonoma capacità di autogoverno, condizione irrinunciabile per la progettazione di un futuro migliore. Una proposta avanzata unitariamente non potrebbe che essere accolta con attenzione e rispetto dai livelli decisionali preposti alla sintesi politica relativa al nuovo ordinamento locale in territorio montano.
Ferruccio Clavora Forum per la Slavia Pulfero
Tratto dal Messaggero Veneto del 14 settembre 2010
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