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Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

venerdì 17 settembre 2010

MINORANZE Investimenti ed emigrazione

La minoranza slava in Friuli non è mica una polveriera come alcuni vogliono lasciar capire. È vero, sembra al centro di una discussione omerica per stabilire se la parlata locale è un dialetto sloveno oppure una lingua protoslava. Jole Namor, del “Novi Matajur”, sostiene che appartiene a una delle sette basi dialettali in cui i 47 dialetti sloveni si raggruppano per cui è legittima l’introduzione del bilinguismo e che nelle scuole si insegni anche lo sloveno. Gli oppositori si rifanno al filologo del secolo scorso Baudouin de Courtenaj, che non può essere accusato di faziosità e aveva rintracciato nella lingua delle Valli slave del Friuli «un sostrato romanzo» risultante dalle infiltrazioni venete e friulane nella lingua protoslava del posto. Ne aveva tratto la conclusione di una lingua paleoslava che non aveva niente da spartire con lo sloveno. Dello stesso parere è don Giuseppe Jaculin, autore del libro “Gli Slavi del Natisone”, ex parroco di Cravaro e predicatore in lingua slava, che fuori d’ogni dubbio stabilisce l’individualità dello slavo dei “Natisoniani” (Nediski come li chiama anche Giorgio Qualizza, o “Staroslovanski”, i veterani slavi, come li ha chiamati Giovanni Paolo II). D’altra parte a Savogna all’inizio degli anni 80 una raccolta di firme aveva bocciato e mandato all’aria il progetto Ue di avvicinare i bambini dell’asilo alla cultura slovena. La popolazione di origine slava delle Valli, inequivocabilmente, non è assimilabile a quella di lingua slovena che abbiamo in Carinzia, in Stiria e nel Carso triestino. Anche la grafia rimanda a qualche cosa di diverso dallo sloveno. Ho letto nella traduzione italiana una nota pubblicata sullo sloveno “Primorski Dnevnik” del 1944 che riguarda per la Slavia italiana la bozza del disegno di legge sulle “Norme a favore delle popolazioni di lingua slovena delle province di Trieste e Gorizia e di quelle di origine slava di Udine”. Si distingue, a mio parere, una realtà linguistica diversa tra quella presente a Trieste e Gorizia dove si parla lo sloveno e Udine che ha invece una sua lingua slava autoctona che convive con il friulano e l’italiano. Nel ’91 al convegno che si è tenuto a San Pietro al Natisone il 16 novembre, al quale ha partecipato l’allora premier sloveno Peterle, è stato ribadito con forza il principio della tutela legislativa che la Slovenia intendeva estendere nelle Valli del Natisone, del Torre, di Resia e della Valcanale. Era la pressione nazionalistica della destra slovena che non dimentica il vecchio disegno di spostare i confini. Ma non si può unire in un unico filone la questione friulana con quella triestina e goriziana. Sarebbe una soluzione a “mezzadria”. Realisticamente, come è stato anche scritto, il vero problema è un altro. Nell’attuale crisi economica anche per la Slavia friulana è (Messaggero Veneto del 1º luglio) che non si freni l’emigrazione e che manchino sostanziali investimenti aziendali anche nel settore turistico. Il problema della reciprocità con la Slovenia è incentivare lo sbocco, evitando gli intrighi politici, a comuni investimenti.


Nello San Gallo Udine


Tratto dal Messaggero Veneto del 16 settembre 2010

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