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IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

venerdì 17 settembre 2010

LINGUE

Promozione artificiale


In una lettera di qualche tempo addietro il resiano Alberto Siega si lamentava di una decisione, datata luglio 2010, del comitato internazionale paritetico per i problemi della minoranza slovena in Friuli. In tale deliberazione si caldeggiava l’emanazione di un decreto presidenziale della Regione per l’applicazione del bilinguismo italiano-sloveno su vari servizi che riguardano la val Resia. Il signor Siega, in opposizione alla decisione, ha citato diversi princìpi regolatori nazionali ed europei che, nelle dichiarazioni, dovrebbero salvaguardare tutte le culture minoritarie e autoctone. Nelle modalità prescrittive le forme giuridiche del mondo politico sembrano eque, ma nella sostanza dell’applicazione sono sbilanciate, selettive, anzi emarginative (sostanza ideologica nella difesa culturale). Non si può fare a meno di quest’amara considerazione. Relativamente alle politiche linguistiche tante iniziative legislative di consulto regionale, nazionale o internazionale, emanate in questi ultimi anni, hanno avuto in realtà due scopi: sostenere secolari aspirazioni nazionaliste e solleticare frazioni di cultura con mire egemoni su zone di presunta competenza (l’autoctonia può andare a farsi benedire). Per raggiungere questi scopi, nella nostra regione, ha fatto al caso anche uno strumentale abbinamento; il riferimento è alla strategia per reperire risorse pubbliche per la promozione di sloveno ufficiale e di friulano standard artificiale. Gli effetti di questa politica, che la Regione sembra appunto sostenere, sono devastanti per le comunità linguistiche di radice e d’ambito proprio. Insomma ha diritto di vita un binomio mistificatorio, mentre l’effettiva cultura e la relazione storica della comunicazione possono tranquillamente sparire. È preoccupante, poi, la posizione delle cosiddette forze neo-autonomiste che hanno capito ben poco riguardo a strategie di difesa dei diritti naturali dell’uomo, fra cui la lingua strettamente materna, che vengono prima delle convenzioni stabilite da poteri pubblici, statuali o inter-statuali che siano. Con il pretesto della specialità linguistica (vale a dire dell’imposizione del bilinguismo preconfezionato), si vuol fare prevalere non un vantaggio popolare, ma il potere di determinati gruppi partitici, di settori professionali (in particolare accademici) o il perseguimento di calcolati interessi economico-finanziari. È importante denunciare queste situazioni e le comunità, centrali o periferiche che siano, devono continuare a stimolare e informare la pubblica opinione sui fatti che l’ufficialità vuol nascondere.


Gianfranco Orlando Udine


Tratto dal Messaggero Veneto del 14 settembre 2010

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