ROSAJANSKI DOLUNO - Dulïna se nalaža tu-w Reġuni Friuli-Venezia Giulia. Göra Ćanïnawa na dilä di mërä ta-mi to Laško anu to Buško nazijun.


IL SITO DEDICATO A TUTTO IL POPOLO RESIANO CHE TENACEMENTE CONTINUA A DIFENDERE LINGUA,CULTURA E TRADIZIONE


Il Popolo Resiano, lotta contro l'imposizione all'appartenenza alla Minoranza Nazionale Slovena

mercoledì 10 novembre 2010

VALLI: Battiamoci tutti per la vera Europa

Nelle Valli del Natisone, nei giardini di alcune case, si vede sventolare la bandiera italiana. A quasi tutti è noto il problema qui esistente: quello dell’inserimento forzato della popolazione locale nella minoranza nazionale slovena. La bandiera italiana qui dà fastidio a quei pochi che traggono beneficio da questo snaturamento. Alcuni dicono e scrivono che la bandiera italiana fa schifo, «serve solo per pulirsi il c...» (chiedo scusa, non l’ho detto io, ma è tutto documentato), che la bandiera italiana è fuori tempo, che gli Stati sovrani non devono più esistere, che siamo in Europa e che sulle loro case sventola la bandiera europea. Ora mi chiedo: se l’Italia non deve esistere, se solo l’Europa conta, a cosa serve battersi tanto per la lingua slovena? Battiamoci tutti assieme per una vera Europa con una lingua comune, dove sono protette e tutelate tutte le lingue materne, anche se numericamente esigue, dove sono promulgate leggi a misura d’uomo (non sulla misura e sulla curvatura delle banane eccetera) per una vera economia comune, eliminando il predominio di alcuni Stati a scapito di tutti gli altri eccetera. Utopia? Gli Stati Uniti, con oltre 200 anni di storia comune e usando una lingua sola, mantengono comunque l’identità propria di ogni Stato (il texano resta texano, il californiano resta californiano, e così via) e quando l’Europa sarà come gli Usa, gli italiani resteranno italiani, i tedeschi resteranno tedeschi, gli sloveni resteranno sloveni e così avanti. Questa necessaria e auspicabile Europa probabilmente non la vedremo né noi né i nostri figli, forse i nipoti. Le buone intenzioni sono una cosa, la realtà e gli individualismi sono altra cosa. Nel frattempo occorre vigilare che i diritti dell’uomo, specie quelli dei più deboli, non siano calpestati e spazzati via. I consigli sul nostro bene e gli incitamenti “disinteressati?” degli estranei ci lasciano da mo’ “non interessati”... Mi viene in mente il racconto di un mio caro parente, ora purtroppo defunto, che nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale operava nell’Arma dei carabinieri in qualità di agente segreto nella città di Lubiana, allora facente parte del territorio italiano, conquistata agli austroungarici nella prima guerra mondiale. Mi disse che allora Lubiana era piena di agenti segreti che operavano in campi avversi e che gli uni conoscevano gli altri. Fra di loro esisteva un tacito accordo di non belligeranza, ma che anzi cercavano di carpirsi eventuali notizie e segreti, frequentandosi. Un giorno uno di questi invitò il mio parente, chiamandolo per nome, a prendere insieme un caffè. Entrati in un locale, si sedettero a un tavolo e, dopo aver ordinato, si misero a conversare; l’agente sloveno cominciò col dire: «Pensa Antonio (nome fittizio), che bello sarebbe costruire uno Stato mitteleuropeo il quale comprendesse il vecchio regno lombardo-veneto più la Slovenia e la Carinzia». Continuò dicendo: «Ti immagini “Antonio” che Stato modello ne verrebbe fuori? Gente pulita, laboriosa, onesta e ingegnosa». Il mio parente, che era un mezzo filosofo, lo ascoltava in silenzio e annuiva. Quand’ebbe finito, lo sloveno guardò negli occhi il mio parente aspettandosi una risposta; questo, dopo un lungo silenzio pensoso, gli disse: «Sono d’accordo su tutto ciò che hai detto» (a quel punto all’altro si illuminò il viso), poi continuò: «Solo una cosa non mi è chiara... chi sarà a comandare?». Oggi mi viene lo stesso dubbio, stiamo per formare l’Euro-regione; chi comanderà? Le nostre vallate da chi saranno gestite? Forse la mia è una sana prudenza genetica, ma sono proprio curioso di vedere come finirà.
Renzo Onesti San Pietro al Natisone

Tratto dal Messaggero Veneto del 9 novembre 2010

9 commenti :

  1. Un bellissimo articolo che la dice lunga. Meno male che esistono ancora persone del genere!

    Per la Comunità resiana residente nel Granducato del Lussemburgo

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  2. Il Tricolore deve sventolare tanto nella Slavia Friulana quanto in qualunque altro luogo della nostra amata penisola.Se qualcuno vede con ostilità la bandiera italiana nella Slavia Friulana è probabilmente reduce di antichi rancori nati dall' ostilità prolungata verso i parlanti sloveni in Italia.Pensiero comprensibile ma non condivisibile vista l'attuale politica di tutela espressa anche con la legge 38/01(sperando che non incontri ulteriori intoppi).La cultura è conoscenza,conoscenza è coscienza.Questa frase contiene il segreto per una sana crescita culturale personale senza cadere nel precipizio delle intolleranze e ignoranze dovute appunto ad una svogliatezza nella comprensione dell'altro(compresa la sua lingua e cultura).Voglio anche ricordare che il simpatico racconto si svolge in un caffè della Lubiana occupata dalle forze nazi-fasciste,un periodo molto triste per tutta l'Europa che causò moltissime vittime.Stefano.

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  3. Sono felice di sentire Stefano che concorda con me sulla bandiera che deve sventolare sulla Slavia friulana. Ora anch’io concordo con lui che il fascismo ha tentato di togliere di mezzo su tutti i propri territori, tutto ciò che non era cultura italiana; non concordo con coloro che ad ogni costo tentano di dare un’impronta diversa all’idioma slavo della Slavia friulana, usando continuamente il vocabolo”sloveno”che vuole rimarcare un’appartenenza. Non vorrei che la prevaricazione fascista italiana, venisse sostituita da altrettanta prevaricazione fascista slovena (cadremmo dalla pentola nella brace!). La cultura, dice Stefano, è conoscenza, la conoscenza è coscienza…coscienza appunto! Gli abitanti della Slavia sono COSCIENTI di non essere sloveni… troppe volte nella storia dell’uomo, certi popoli hanno tentato di imporre ad altri una cultura non voluta perchè non riconosciuta propria; la conseguenza di ciò è stata causa di “pianti, lacrime e stridor di denti (come scrisse Dante Alighieri!)”; ancora oggi, a causa dei vari colonialismi passati e presenti, ne paghiamo “tutti” le conseguenze.
    Una cultura viene assimilata ed accettata da un popolo, quando non viene imposta in qualche modo, ma è frutto di plebiscito e non di propagande più o meno furbe. Per una buona e pacifica  convivenza, ci vuole il reciproco riconoscimento e rispetto: solo questo chiede la Slavia friulana che non vuole fare la fine del popolo Inca, sottomesso da un misero ma ben equipaggiato manipolo di spagnoli guidati da “Cortez” che, con la menzogna e l’inganno, ebbero buon gioco su di loro.

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  4. Paolo Petricig,Natalino Božo Zuanella,Ivan Trinko,Jožef Školc,Rudi Šimac,Peter Podreka e molti altri.I grandi uomini di cultura elencati in precedenza sono appartenenti alla sfera della Slavia Friulana.Queste persone si sono inventate la loro lingua e cultura Slovena???

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  5. Rispondo molto volentieri al commento n. 4, dici bene: la “loro” lingua e cultura slovena!, riferendoti ai personaggi che citi. Ho conosciuto molto bene il prof. Paolo Petricig,  conosco molto bene il rev. parroco Natale = Bozo Zuanella. Mons. Giovanni Trinco (Ivan Trinko) al suo paese natale veniva chiamato da tutti i paesani “Giovaani” nello slavo nostrano. Iozef Scolc, Rudi Simac, perfetti sconosciuti da parte di quasi tutta la popolazione locale. Diversi di questi personaggi erano preti, istruiti nel seminario di Lubiana; gli altri “intellettuali” citati erano personaggi che non godevano di stima e considerazione da parte di quasi tutto il popolo delle valli; questi nominati sono parte di quei personaggi benvoluti dalla propaganda slovena. Un altro esempio di quella lista, aggiungo io, Ioseph Podreca (1822 San Leonardo, 1886 Monfalcone), svolse la sua missione pastorale nella diocesi di Gorizia e precisamente a Rocini, Bergini, Aiello, Monfalcone. Ioseph Podreca è ricordato soprattutto per aver pubblicato nel 1851 un catechismo a risposte e domande per le scuole slovene (tratto da www.lintver.it - storia - personaggi, molto interessante per conoscere le Valli del Natisone) notizia pubblicata sul settimanale Dom n. 5 del 1985.
    Non mi dilungo sui riconoscimenti avuti da altre confine da quei personaggi (anche una medaglia d’oro del IX Corpus di Tito ad un noto parroco, ora defunto, per i meriti e i servigi resi). Queste persone, per rispondere all’autore del commento n. 4,  non si sono “inventate” la loro lingua “politica” slovena, l’hanno acquisita volontariamente non dalla mamma ma in Slovenia o presso minoranza slovena di Gorizia e Trieste.
    L’autore del commento n. 4 si guarda bene dal citare pre Luigi Clignon, che ha prestato la sua missione per ben 44 anni ad Erbezzo di Pulfero, più altre zone della Slavia, e che è il primo scrittore nel nostro idioma slavo. Nel 1921 pubblicó a Cividale il libretto intitolato "La Via Crucis che si prega nella chiesa di San Andrea ad Erbezzo".
    Questo libretto é l'unico, tra quelli pubblicati in Benecia, scritto interamente nel dialetto sloveno parlato in loco. Tutti gli scritti di don Luigi Clignon, alla sua morte, sono stati raccolti da don Antonio Cuffolo e quindi se ne sono perse le tracce; forse esiste una copia del libretto presso il Seminario di Lubiana.
     

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  6. E' normale confondere l'amore politico con l'amore linguistico specialmente in quell'ambito storico.Giovanni non è slavo ma italiano,in tutte le lingue slave si dice Ivan e non Giovanni.Chi può dire che i personaggi in questione non godeva di stima e considerazione nelle Valli?Com'è possibile che abbiano avuto tanta voglia di identificarsi Sloveni se la madre non parlava codesta lingua?Non confondiamo la politica con le parlate linguistiche.

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  7. Si capisce a distanza che chi ha scritto l’intervento n°6 , non conosce né l’anima né la gente delle valli e neanche lontanamente la lingua. si capisce solo che la SUA è soltanto animosità faziosamente politica. se avesse avuto solo un’infarinatura sul modo di esprimer-CI  nelle valli del Natisone, saprebbe che Ivan non ha MAI avuto cittadinanza in alcuno dei paesi che compongono queste valli, l’Italiano Giovanni, nell’espressione valligiana,prende forma sotto la voce:suàn,suànaz, o appunto giovàni con una sola enne (lo ammetto è italianizzato però è così…). Esiste pure Ivàn più che altro nella liturgia (svèt Ivàn ,san Giovanni) in disuso come nome di persona a mia memoria;  I’-van, invece, è usato fra gli sloveni.  per quanto riguarda la lingua usata dalle mamme dei personaggi citati,(tranne quelli nati oltre confine)era per tutte lo slavo locale, ciò dicasi anche per i loro pargoli fino al momento in cui hanno liberamente scelto di acculturarsi con la lingua slovena ufficiale per motivi loro, (politici??). tutto ciò dimostra che certe prese di posizione fanno fatica ad  essere farina del sacco locale ma arrivano da più lontano…..questo sì, vuol dire creare confusione per poter pescare nel torbido. Chi scrive non lo fa per alcuna ideologia ma per difendersi da quelle ideologie che per dimostrare le loro interessate tesi non esitano ad arrampicarsi sugli specchi. lasciate in pace la Slavia italiana!!
    Renz

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  8. jean niecislav baudouin de courtenay, decisamente non la pensava come certi linguisti  intellettuali dell'ultima ora,che si possono facilmente individuare in certe posizioni politiche.....

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